Rallisti ai tempi del Coronavirus. Pierluigi Capello, domani on line l’atto terzo

L’organizzatore carmagnolese racconta cosa stava preparando per la stagione 2020 e come trascorre il tempo in questo periodo di “reclusione” forzata. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano (www.fotomagnano.com)

CARMAGNOLA (TO), 9 aprile – Si conclude domani il lungo viaggio in casa “Capello” che domani, venerdì 10 aprile, risponderà a una serie di domande fatte da Kaleidosweb su come aveva preparato la stagione 2020, come affronta il periodo dell’emergenza Coronavirus, il tutto illustrato dalle immagini di Elio Magnano.

Sito internet: www.sportrallyteam.it

Rinviato il Rally dell’Alta Val di Cecina

Castelnuovo Val di Cecina (PI); 7 aprile 2020. Gli organizzatori dell’edizione numero 42 del Rally Alta Val di Cecina, visto il perdurare della situazione d’emergenza dettata dal Coronavirus che ha bloccato qualsiasi attività, hanno deciso di rinviare a data da destinarsi la manifestazione. La Lagone Corse ha maturato la decisione vista la complessità del momento ed ha ufficializzato la stessa nei giorni scorsi sia ad ACISPORT che all’AC Pisa da sempre patrocinante della manifestazione. L’intento sarà, appena gli eventi legati all’attuale situazione lo permetteranno, di rimettere in programma la gara che, con le sue oltre quaranta edizioni, è tra quelle più longeve nel panorama motoristico italiano.

La Golf GTI prima serie (1976-1983). Semplice, ingegnosa. E di successo

A inizio marzo, è stata presentata l’ottava Golf GTI, la sportiva dell’era digitale. Dal 1976, la Golf GTI è il riferimento delle sportive compatte. La storia della sua nascita unica e insolita, come quella di tutte le leggende. Un viaggio giunto all’ottava tappa con oltre due milioni di esemplari venduti.

WOLFSBURG (Germania) – La ricetta originale era semplice e ingegnosa allo stesso tempo: un’auto compatta e leggera, un motore potente e un assetto sportivo. Quando venne lanciata sul mercato nel 1976, nessuno poteva prevedere che la Golf con le tre magiche lettere GTI sarebbe diventata un oggetto di culto. Un brillante 1.6 110 CV a iniezione elettronica di benzina (1.8 dal 1982) spingeva l’auto da 0 a 100 km/h in appena 9,2 secondi e fino a 182 km/h di velocità massima. La GTI edizione speciale “Pirelli” del 1983, equipaggiata con il 1.8 da 112 CV e resa celebre dai suoi cerchi in lega con i caratteristici fori a forma di P che montavano appunto pneumatici Pirelli, fu un successo immediato. Il modello speciale, fu prodotto e venduto in 10.500 esemplari in appena sei mesi.

Come le prestazioni, anche l’interno era di forte impatto: tessuto tartan a quadri per la fascia centrale dei sedili sportivi neri, cielo dell’abitacolo nero e pomello del cambio a forma di pallina da golf. Questi dettagli si devono a Gunhild Liljequist, la prima donna a lavorare nel Design Volkswagen sin dal 1964. “Sono stati di grande ispirazione i miei viaggi di quel periodo in Gran Bretagna, dove venni conquistata dai tessuti di alta qualità con fantasie a quadri”, spiega Liljequist, a proposito della scelta per il rivestimento dei sedili. Un altro aneddoto riguarda il pomello del cambio: “Quella è stata un’idea totalmente spontanea”, dice la ex designer Volkswagen. “Eravamo in tre e riflettevamo su tutti gli elementi associabili a una Golf sportiva. A quel punto dissi ad alta voce ciò che stavo pensando: ‘Che ne dite di una pallina da golf sulla leva del cambio?’ All’inizio venni derisa, ma poi…”, ricorda Liljequist.

La linea caratteristica color Rosso Marte sulla calandra, lo spoiler anteriore di dimensioni maggiori, le modanature in plastica sui passaruota e la cornice nera opaca del lunotto posteriore furono invece idee dell’allora Capo Designer Herbert Schäfer. Il rosso, ancora oggi sinonimo di GTI, venne ripreso anche all’interno con numerosi dettagli: dalla strumentazione, alle decorazioni sulle porte.

In totale, furono prodotte circa 462.000 Golf GTI prima serie.

Mazda RX-7: la rivoluzione del divertimento di guida con il motore rotativo

  • Lanciata nel 1978, la coupè sportiva a motore rotativo era destinata a diventare da subito una classica di culto
  • Tre generazioni della RX-7 avrebbero dominato sui circuiti e influenzato le future Mazda
  • Il motore rotativo è in studio per tornare sulle vetture elettriche Mazda come range extender

La gioia di guidare, la leggerezza e il motore rotativo: tre elementi che definiscono il DNA di Mazda – e continuano ad affascinare il team della Casa di Hiroshima. È così che la Mazda RX-7 si distingue da tutte le altre per dare a tutti questi elementi un significato di nuovo livello, diventando la sportiva compatta a motore rotativo nella mente degli appassionati di auto in Europa e nel mondo.

Lanciata nel 1978, la prima sportiva Mazda di grande serie sarebbe diventata l’auto a motore rotativo più venduta della storia, nonché la vettura che ha portato a livelli senza precedenti il successo del marchio nelle competizioni.

Il caratteristico “urlo” del propulsore a doppio rotore della RX-7 ha fatto tremare sin dall’inizio i circuiti europei e non solo, con la vittoria nella classe 1.600-2.300 cm3 del British Saloon Car Championship nel 1980 e nel 1981 e dando prova di affidabilità portando a termine, sempre nel 1981, la 24 Ore di Spa. Tempi d’oro anche in altre parti del mondo. Negli Stati Uniti la RX-7 vinse oltre 100 gare IMSA, più di qualunque altro modello di qualunque costruttore, dominando la classe GTU (fino a 2.500cm3) compresi gli ineguagliati 12 anni consecutivi di successo (dal 1982 al 1993) nella 24 Ore di Daytona. La RX-7 ha dato grande prova delle sue doti anche nel Campionato Endurance australiano, vinto dal 1982 al 1984, e nella 12 Ore di Bathurst dello stesso Paese (campione 1992-95).

La dimostrazione dei circuiti. Questa vasta esperienza acquisita in gara con la RX-7 sarebbe confluita nella Mazda 787B a quattro rotori da 710 CV, che sconvolse nel 1991 il tradizionale dominio dei motori a pistoni con la sua vittoria nella celeberrima 24 Ore di Le Mans. Ad oggi l’unica vettura vincente senza motore a pistoni e indubbiamente uno dei momenti più esaltanti della storia dei motori rotativi.

Un risultato ancor più sorprendente se si considera che, quando Mazda iniziò a sviluppare la RX-7, il futuro del motore rotativo era in pericolo. La Casa aveva offerto questo tipo di motore sulla maggior parte dei suoi modelli fino alla crisi petrolifera del 1973-74, quando i prezzi alle stelle del carburante allontanarono i propulsori vivaci, ma assetati, dal favore dei consumatori. Mazda decise di abbandonarli per la maggior parte delle sue berline e wagon, e avrebbe potuto accantonarli del tutto, come ogni altra casa automobilistica. Ma l’allora capo della Ricerca e Sviluppo, Kenichi Yamamoto, si oppose sostenendo quanto il motore rotativo fosse cruciale per l’azienda come elemento di distinzione.

Yamamoto, che aveva guidato il team di ingegneri che sviluppò i primi motori rotativi Mazda negli anni ‘60, iniziò a revisionare l’esistente motore 12A e a migliorarne significativamente i consumi di carburante. Tra l’altro, il suo team migliorò radicalmente i segmenti di tenuta rendendoli più resistenti e con una migliore lubrificazione risolse un aspetto problematico di questo motore. Piccolo e leggero ma dal funzionamento fluido, potente e vivace, il motore rotativo era perfetto per un’auto sportiva. E la RX-7, una coupé elegante e slanciata dal frontale a cuneo e con il lunotto avvolgente sul portellone posteriore, fu realizzata appositamente per questo motore.

La creazione di una icona del rotativo. La prima generazione della RX-7 (piattaforma “FB”), messa in vendita in Giappone nel 1978 prima di arrivare in Europa l’anno successivo, suscitò grande clamore. Con un peso a vuoto di poco più di una tonnellata, i 100-135 CV (a seconda del mercato) del motore 12° di inizio anni ‘70 avevano fatto molta strada in fatto di prestazioni. La disposizione anteriore centrale del motore – la compatta unità era sistemata dietro l’assale anteriore – muoveva le ruote posteriori con una distribuzione dei pesi pressoché perfetta, offrendo anche una maneggevolezza straordinaria. L’aerodinamica della RX-7 garantiva una scorrevolezza ben maggiore della concorrenti della sua classe di prezzo rendendola straordinariamente divertente da guidare, garantendo un legame speciale tra conducente e vettura. Il motore 12A a doppio rotore da 1.146cm3 è stato in seguito affiancato dalla versione turbo da 160 CV per il Giappone, mentre il Nord America ottenne un propulsore 13B leggermente più grande dotato di iniezione diretta del carburante.

La seconda generazione della RX-7 (“FC”) introdotta nel 1985 presentava una linea di ispirazione alle coupè dellaPorsche e una serie di miglioramenti delle prestazioni come il sistema Mazda DTSS (Dynamic Tracking Suspension System) e il turbocompressore. La sovralimentazione si rivelò particolarmente adatta ai motori rotativi grazie alle caratteristiche del loro flusso di scarico e abbastanza efficace nell’aumentare la coppia ai medi regimi. Il 13B da 1,3 litri era standard per tutti i mercati e, sebbene la RX-7 fosse stata inizialmente offerta in Europa con un motore aspirato da 150 CV, sarebbero seguite le versioni turbo a doppia turbina da 180 CV e poi da 200 CV. Il modello più potente copriva i  0-100 km/h in 6 secondi e aveva una velocità massima di 240 km/h.

La terza e ultima generazione (“FD”) arrivata nel 1992 è stata una vera auto di grandi prestazioni. Un nuovo turbocompressore sequenziale gemellato ha aumentato a 239 CV la potenza dell’ultimo motore 13B sulla versione europea. Considerata dagli appassionati la migliore di tutte le RX-7 per maneggevolezza, con uno 0-100 km/h in 5,3 secondi e una velocità massima (autolimitata) di 250 km/h, la due posti da 1.300 kg si inseriva di diritto fra le sportive di vertice, come si conveniva per il Marchio che aveva appena vinto a Le Mans. Sfortunatamente, nel 1996 la commercializzazione della RX-7 venne interrotta in gran parte dell’Europa a causa delle norme sulle emissioni, sebbene Mazda continuasse a produrla per i mercati con guida a destra, aumentandone la potenza fino a 280 CV sui successivi modelli riservati al Giappone.

Un record dopo l’altro. Il 2002 ha segnato la fine di una delle auto sportive più eccezionali della storia. Fra il 1978 e il 2002 ne furono prodotti in totale 811.634 esemplari, ben più di qualunque altro modello rotativo. Negli anni, le versioni modificate di ciascuna generazione hanno stabilito il record di velocità su terra nella loro classe sul Bonneville Salt Flats, il deserto salato statunitense, rispettivamente nel 1978 (FB, 296 km/h), 1986 (FC, 383,7 km/h) e 1995 (FD, 389 km/h).

Lo spirito della RX-7 ha continuato a vivere nella Mazda RX-8, che è seguita nel 2003, e nel gettare le basi per molte innovazioni tecniche successive. Tra queste ci sono stati i motori rotativi alimentati a idrogeno come quello della RX-8 Hydrogen RE, che funzionava con Idrogeno o benzina, e della Mazda Premacy Hydrogen RE Hybrid, una monovolume con un motore elettrico e un motore rotativo a doppia alimentazione. Successivamente, l’azienda ha sviluppato un prototipo Mazda2 EV con un piccolo motore a singolo rotore utilizzato come range extender per ampliarne l’autonomia. Gli ingegneri Mazda stanno studiando un sistema simile per la Mazda MX-30, il nuovo SUV crossover elettrico che arriverà quest’anno nelle concessionarie.

Soprattutto tra gli appassionati, la RX-7 rimane l’icona delle auto sportive a motore rotativo e di fatto delle auto rotative di serie. Mazda ha fatto grandi passi con la RX-7 in termini di tecnologie per la leggerezza, di design sportivo e di divertimento di guida, competenze applicate ed evolute per ogni modello Mazda attuale. Vettura che forse meglio rappresenta la reputazione e la dedizione di Mazda verso l’anticonvenzionale, la RX-7 continua a influenzare I progettisti e gli ingegneri che lavorano sulle Mazda di domani.

Il Rally di Roma Capitale non si ferma: online il nuovo sito web

08.04.2020 – Prosegue la marcia di avvicinamento verso il Rally di Roma Capitale 2020: è in rete da oggi al consueto indirizzo www.rallydiromacapitale.it il nuovo sito web dell’evento. Attualmente aggiornato con le informazioni iniziali, il sito arricchirà i propri contenuti con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento di un evento che va oltre lo sport.

L’esigenza di ridisegnare il sito dedicato all’evento capitolino è nata da Motorsport Italia per avvicinare maggiormente le persone al mondo del rally e ancor di più ad un grande happening come il Rally di Roma Capitale. Oltre infatti alle informazioni di carattere sportivo, il sito web porrà la sua attenzione su tutte le iniziative e gli eventi collaterali che renderanno questo appuntamento qualcosa di unico e imperdibile per tutti.

Il nuovo website permetterà di scoprire nel dettaglio tutti i servizi e le esperienze che saranno allestite al Lido di Ostia, entrerà nel cuore del paddock di Fiuggi, fornirà informazioni fondamentali come gli orari di chiusura delle strade o il programma completo dell’evento e racconterà ogni attimo della sfida sportiva.

Grazie alla sezione news chiunque potrà inoltre conoscere lo stato dell’arte della manifestazione, seguendo tutti gli sviluppi dei prossimi mesi passo passo senza perdere alcun aggiornamento, mentre il social wall permetterà di collegarsi a tutte le pagine ufficiali sui social networks.

Importante ed immancabile la sezione contatti, per poter parlare direttamente con lo staff organizzatore.

 

La foto del giorno. Elio Magnano sale in alta quota

In attesa che la stagione partisse, il reporter saluzzese affronta le piste del comprensorio sciistico monregalese per fotografare l’arma del preparatore di Chiusa Pesio

PRATONEVOSO (CN), 9 aprile – Appassionato di fotografie, frequentatore da sempre le speciali dei rally, Elio Magnano è anche un grande appassionato di sci. Quindi non c’è da stupirsi se Riccardo Miele e i vertici della neonata Enjoy hanno chiamato il foto-reporter saluzzese quando a febbraio hanno portato ai 1620 metri fra la neve dello Ski Grill di Pratonevoso la nuova Škoda Fabia R5 del preparatore di Chiusa Pesio in attesa di lanciarla sulle prove speciali. Terminato il Coronavirus la vedremo anche sulle strade dei rally di ogni dove.

(www.fotomagnano.com)

La Delegazione ACI Sport Sicilia pensa al dopo emergenza

Quando con la conferma delle condizioni adeguate si cercherà di recuperare e vivere insieme il momento celebrativo dello sport dell’isola

Torregrotta (ME), 7 aprile 2020. -“Lo sport delle 4 ruote ha desiderio di ripartire al più presto e certamente la passione riaccenderà i motori quando alla fine dell’emergenza per la lotta al contagio del COVID-19, vi saranno le condizioni adeguate per celebrare insieme i Campioni Siciliani 2019 e trovare il giusto spazio per lo sport”-.

E’ quanto afferma il Delegato ACI Sport Sicilia Armando Battaglia, che unitamente a Daniele Settimo, coordinatore regionale e Presidente della Commissione Rally ACI, è al lavoro con l’intero staff regionale affinché la fine della crisi trovi ogni condizione per una rapida ripartenza.

Si svolgerà certamente la Premiazione dei Campioni Siciliani 2019 non appena possibile. La Delegazione Regionale rende noto che tutte le prenotazioni già effettuate per la serata che si svolgerà sempre presso l’Hotel Four Points by Sheraton di Aci Castello (CT), restano valide per quella che sarà la nuova data. Le prenotazioni possono essere modificate o anche revocate se necessario, basta contattare la delegazione ACI Sport Sicilia. Lo staff è a disposizione. 

 

Mazda lancia una gamma speciale per celebrare il centesimo anniversario

Per celebrare il centesimo anniversario dell’Azienda, Mazda ha lanciato una edizione speciale, disponibile in tutta la sua gamma, che celebra l’unicità della sua prima auto, la R360 Coupe.

Molte caratteristiche della R360 Coupe, come la tecnologia d’avanguardia per il settore, l’attenzione ai dettagli del design e un’esperienza di guida eccezionale, sono ancora oggi alla base di ogni vettura Mazda, per la gioia degli appassionati di tutto il mondo.

Le edizioni dell’anniversario presenteranno una verniciatura bianco metallizzato e rivestimenti interni di colore bordeaux, particolari che hanno reso la R360 Coupe un grande successo quando venne lanciata nel 1960 e presentano diversi particolari esclusivi 100th Anniversary.

Mazda R360 Coupe (1960) La R360 Coupe è stata la prima autovettura Mazda ed è stata un successo immediato grazie al suo stile unico e futuristico, alla grande maneggevolezza e ai prezzi competitivi, che consentirono a tanti di provare per la prima volta la libertà del possedere un’auto. Dotata di motore a quattro tempi con due cilindri a V, cosa senza precedenti per le “piccole” dell’epoca, di cambio automatico e con grande attenzione alla riduzione del peso per migliorare il divertimento nella guida, che è una caratteristica di tutte le auto Mazda di oggi.

Mazda 100th Anniversary Special Edition (2020) I Clienti potranno scegliere il loro modello del centenario su tutta la gamma Mazda, con verniciatura bianco metallizzato ed interni bordeaux, e con molti dettagli unici tra cui gli esclusivi coprimozzo con il logo 100th Anniversary.

Queste edizioni speciali proporranno:

  • Tappetini con badge 100thAnniversary
  • Poggiatesta con logo 100thAnniversary goffrato
  • Rivestimento del pavimento bordeaux
  • Telecomando con logo 100thAnniversary goffrato e proposto in una confezione speciale
  • Coprimozzo dotati di logo 100thAnniversary
  • Badge esterno 100thAnniversary
  • Tinta carrozzeria Snow Flake White Pearl Mica

I modelli in edizione speciale sono in vendita da oggi in Giappone e potranno essere ordinati dai Clienti di tutta Europa a partire dalla tarda primavera 2020.

Bosch: Dritti alla meta nonostante i guasti: gli shuttle senza conducente arrivano in sicurezza dal punto A al punto B

Il Progetto 3F presenta i risultati sulla guida autonoma a bassa velocità

  • Rotta mantenuta: i veicoli possono proseguire la marcia nonostante le circostanze alterate lungo il percorso e i guasti tecnici del sistema
  • Tutti a bordo: persone e merci testate su piste di prova a Renningen e Aachen
  • In team: sei partner coinvolti nel progetto con finanziamento pubblico

Renningen, Germania – Trasportare visitatori dalla fermata del tram al centro fieristico, incrementare con mezzi supplementari le tratte del trasporto pubblico, spostare container carichi di merci nei centri logistici: sono questi i possibili campi di applicazione degli shuttle senza conducente. Il prerequisito è poter andare dal punto A al punto B in modo sicuro e affidabile: da qui il Progetto 3F.

  • L’obiettivo era sviluppare soluzioni per assicurare che gli shuttle a guida autonoma potessero circolare in modo sicuro, anche nel caso di un malfunzionamento tecnico o di ostacoli improvvisi” ha dichiarato Steffen Knoop, project leader di ricerca e progettazione avanzata presso Robert Bosch GmbH.
  • In particolare, il team di progetto voleva garantire che il sistema, in caso di segnalazioni di errori o guasti, potesse completare il tragitto. Il progetto, finanziato con 4,3 milioni di euro dal Ministero per gli affari economici della Germania federale, vede Bosch come leader del consorzio insieme ad altre tre aziende, StreetScooter GmbH, RA Consulting GmbH e Finepower GmbH, con la collaborazione dell’Università RWTH di Aachen e dell’Istituto di Ricerca FZI Research Center for Information Technology.
  • Alimentazione ridondante e tecnologia dei sensori
    “Gli shuttle senza conducente devono soddisfare requisiti diversi rispetto, per esempio, alle autovetture altamente autonome” ha spiegato Thomas Schamm, coordinatore del progetto Bosch. Per funzionare senza conducenti gli shuttle devono essere in grado di monitorare il sistema in modo autonomo, in altre parole, eseguire attività di diagnostica e gestire eventuali guasti tecnici rilevati, in modo da poter continuare la marcia. Allo stesso tempo, devono essere in grado di proteggere il sistema nel caso di guasti critici, per esempio arrestandosi. Il Progetto 3F ha lavorato alla definizione di questi requisiti nel dettaglio, a come debbano essere progettati i sistemi e a come ottimizzare la modalità di interazione dei singoli componenti.
  • Una soluzione consiste nella ridondanza, ovvero nella duplicazione delle funzioni per la sicurezza. Per esempio, i ricercatori hanno sviluppato sistemi ridondanti per l’alimentazione, in modo che i sistemi di propulsione e l’impianto elettrico del veicolo siano protetti in modo affidabile. Hanno anche adattato e perfezionato la tecnologia dei sensori in base al design del veicolo. Per rilevare gli ostacoli con affidabilità, hanno installato diversi sensori lidar e radar in vari punti sul perimetro del veicolo, consentendogli di osservare l’area circostante da diverse posizioni. Grazie a una panoramica dall’alto a 360° ed evitando i punti ciechi, questa soluzione crea una specie di zona di protezione 3D. Questo tipo di configurazione non solo consente di rilevare gli ostacoli sulla strada, come le barriere, ma individua anche elementi come i rami sporgenti.
  • Rilevare, classificare e adattare il comportamento di guida
    Un’altra soluzione consiste nell’integrazione della fault-tolerance, in modo che il guasto di un sottosistema venga almeno in parte compensato da altre funzioni. È un po’ come per le persone: se le luci si spengono all’improvviso in una stanza non restiamo immobilizzati, ma usiamo i nostri sensi per orientarci, in questo caso il tatto. Lo shuttle si comporta in modo simile: se non riesce a vedere in un determinato punto, per esempio perché il sensore è coperto di foglie o un cassonetto blocca completamente la vista in una direzione, lo shuttle rallenta o evita le parti della strada che non riesce più a rilevare.
  • Inoltre, il Progetto 3F ha lavorato per assicurare che gli shuttle potessero anche reagire a circostanze alterate lungo il percorso stabilito. I veicoli sono programmati per rallentare quando qualsiasi oggetto in movimento si avvicina o, in caso di dubbio, per tenersi a distanza dagli oggetti sconosciuti. Quando invece identificano elementi stradali noti, come i lampioni, riprendono la marcia a piena velocità. In caso di un pericolo imminente, lo shuttle si arresta in via cautelativa. L’obiettivo è che il veicolo, in tempo reale, adatti il proprio comportamento di guida alle circostanze, continuando la marcia in modalità autonoma quando è possibile, anche in caso di malfunzionamento del sistema o di ostacoli sul percorso.
  • Il triplo della telemetria, il doppio delle applicazioni
    I dati sul percorso e lo stato tecnico corrente possono essere inviati dal veicolo e ritrasmessi ad esso. Vengono così scambiate informazioni su tre diverse funzioni: diagnostica, monitoraggio e controllo. La telemetria è quindi triplice, per questo è chiamata “Teletrimetria”. Vengono quindi a crearsi le basi per un’intera flotta di shuttle autonomi che possono essere monitorati, ma anche riparati e comandati da remoto, per esempio, per aprire le porte. In altre parole, i veicoli ricevono assistenza anche nel caso in cui superino i propri limiti di rilevamento dei guasti e compensazione, o necessitino semplicemente di manutenzione programmata.
  • Le soluzioni sviluppate nel progetto possono anche fornire un valido supporto ai processi logistici. I membri del progetto hanno sviluppato un sistema di assistenza per l’interazione tra conducente e veicolo che consente il posizionamento accurato dei transpallet con cassa mobile, speciali veicoli utilizzati per spostare i container nei centri di logistica. In questo caso l’obiettivo era di muovere i veicoli con una precisione al centimetro sotto la gru a ponte, per consentire la gestione rapida dei container. Per farlo, occorrono capacità di posizionamento preciso e di parcheggio autonomo. Nella pratica, questa manovra autonoma consente il prelievo e il posizionamento del container senza errori.
  • Questi sviluppi sono stati testati su diversi percorsi di prova: nel campus di ricerca di Renningen di Bosch si è sperimentato il trasporto di persone con due shuttle in un’area condivisa con i pedoni, mentre nel parco per l’innovazione vicino ad Aachem e nell’area intorno a un deposito della Deutsche Post/DHL è stata testata l’interazione tra conducente e veicolo autonomo utilizzato per la logistica.

Covid-19: Fondation PSA fornisce un supporto eccezionale all’alleanza “All United Against Coronavirus” di Fondation de France, AP-HP e Institut Pasteur

  • Mobilitazione per aiutare l’emergenza Covid-19, di tutti i fondi allocati per gli inviti a presentare i progetti 2020 di Fondation PSA
  • Questa donazione aiuterà la mobilità delle strutture a supporto delle persone malate e fragili

La crisi sanitaria che stiamo affrontando, ha messo in luce il ruolo cruciale della mobilità nel soddisfare i bisogni essenziali delle persone: accesso all’assistenza sanitaria, farmaci, prodotti per l’igiene e alimentari. La crisi sanitaria del Covid-19 ci colpisce tutti direttamente, e colpisce ancora di più le persone fragili e isolate. Messi di fronte alla portata delle esigenze di mobilità espresse da un grande numero di associazioni. Fondation PSA ha deciso di contribuire a questo fondo nazionale dedicato. Il suo Comitato di Esperti garantisce, su base giornaliera, la più corretta ed efficiente distribuzione dei fondi tra le varie associazioni” ha dichiarato Karine Hillaireau, General Delegate di Fondation PSA.

“Di fronte alle numerose sfide che affrontiamo e a quelle che dovremo affrontare nelle prossime settimane e mesi, una cosa è certa: mai nella nostra storia moderna abbiamo avuto così tanto bisogno di aiuto reciproco e solidarietà. L’aiuto fornito da Fondation PSA è molto prezioso in questo senso” sottolinea Axelle Davezac, Amministratore Delegato di Fondation de France.

Il Consiglio di amministrazione di Fondation PSA si è riunito in sessione straordinaria giovedì 2 aprile. Ha deciso di reindirizzare tutti i fondi previsti per i suoi inviti a presentare le proposte per il 2020 a beneficio delle soluzioni di mobilità di emergenza solidale a favore di:

  • La mobilità degli operatori sanitari e sociali verso i malati, incluso l’aiuto domiciliare ai più anziani e disabili,
  • La distribuzione di generi alimentari, prodotti per la salute e l’igiene per le persone in situazione precarie o isolate.

·                     Sostegno alla mobilità delle strutture di interesse generale che svolgono azioni in settori di attività essenziali per la vita della nazione, in questo periodo di crisi sanitaria, in particolare per mantenere la mobilità dei più fragili nelle aree rurali.