Rallisti ai tempi del Coronavirus. Stefano Romeo, la passione nasce a fianco del papà radioamatore
Un padre che lo porta in prova speciale sulle prove del Sanremo degli anni Settanta e una macchina fotografica vinta a un concorso canoro sono una miscela esplosiva che porta l’appassionato reporter ligure a solcare tutti gli anni le prove speciale delle gare italiane e di alcuni rally del mondiale. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Stefano Romeo (www.stefanoromeo.it)
VALLECROSIA (IM), 16 aprile – “Fra un mese sarà il mio compleanno. Spero di riuscire a festeggiare con una lunga passeggiata in montagna. Probabilmente non potrò festeggiare in spiaggia, anche se il ristorante di mia moglie Barbara e mio cognato Sergio è proprio in riva al mare. Ma temo che per molto tempo sarà complicato andare in spiaggia, perché ci saranno restrizioni per evitare gli assembramenti pericolosi per il contagio”.
Stefano Romeo profetizza in questo modo i festeggiamenti del suo 53esimo compleanno, che cadrà il prossimo 13 maggio, ma più che pensare alla torta con le candeline pensa ai problemi di lavoro.
“Spero che ci sia la possibilità di aprire il ristorante (Ristornate dei Pescatori – Da Antonio; Via Marconi, 31 – Vallecrosia, https://www.facebook.com/ristorante.pescatori.vallecrosia/) nel fine settimana del 2 giugno, perché se non fosse possibile sarebbe un disastro. E che si possa così tornare presto in prova speciale. Ne abbiamo bisogno tutti. Per la nostra salute morale e anche per le nostre risorse economiche”
Biografia – Stefano Romeo è nato il 13 maggio 1967 a Ventimiglia. Un segno del destino. “Sono nato in casa in una città che è esattamente a metà strada fra Sanremo e Monte-Carlo, in una casa davanti a una concessionaria Renault” afferma oggi. Ma più che gli influssi astrali delle divinità dei rally a portarlo verso la passione delle gare su strada è stato il padre Albino che da quando aveva sei anni se lo portava insieme nelle lunghe notti dei rally dove svolgeva il servizio di radioamatore sulle prove speciali del Rally di Sanremo. Evidentemente il giovane Stefano non si lamentava perché ne ha un ricordo sfocato, ma rivive ancora oggi belle sensazioni, ripensando alle Stratos e a Sandro Munari.
Mamma Elena non ne era felicissima, ma se ne faceva una ragione. Avrebbe preferito che Stefano cantasse, visto che aveva una bella voce. E lo iscriveva regolarmente alle selezioni dello Zecchino d’Oro, presentate dal Mago Zurlì (al secolo Cino Tortorella, anche lui originario di Ventimiglia), che si svolgevano a Limone Piemonte. E Stefano le vinceva pure quelle selezioni, al punto che venne invitato alle selezioni più ristrette di secondo grado che si tenevano a Milano. “A quelle selezioni si accedeva solo dopo aver versato un contributo economico e i miei genitori non erano d’accordo”.
La carriera canora di Stefano Romeo non si interrompe per quell’incidente di percorso. Anzi. Ottiene un successo al concorso canoro di Vallecrosia (“mia madre ha ancora una cassetta delle mie performance”) ma, paradossalmente, è proprio quel successo ad allontanare maggiormente la giovane promessa dall’ugola d’oro dal canto per avvicinarlo definitivamente al mondo della fotografia rallistica.
“A quel concorso c’era in premio una macchina fotografica Kodak Instamatic che mi portavo orgogliosamente ai rally per fotografare le macchine. Mio padre Albino, inoltre mi regalò un flash a cubo, e da quel momento il virus della passione rallistica si è definitivamente insediato in me”. Se poi aggiungiamo che papà Albino, visti i buoni risultati scolastici di Stefano, gli regalò una reflex, poi un teleobbiettivo, è facile capire come ben presto si fosse superato il punto del non ritorno.
Nel frattempo Stefano Romeo cresce e si iscrive alla facoltà di ingegneria meccanica, dove pensa di dare forma teorica alla sua passione per l’aerodinamica automobilistica che lo porta a disegnare in continuazione vetture di Formula 1 dalle linee sempre più sofisticate, al punto di pensare a una monoposto con tanto di estrattori (il famoso effetto suolo) quando ancora la Lotus effetto suolo non era scesa in pista.
“L’università però non faceva per me o io non facevo per lei. Non sopportavo le lunghe ore chiuso in aula e perciò lasciai gli studi”.
Ma le prove speciali all’aria aperta sono la vita per Stefano Romeo che in breve fa amicizia con un altro fotografo che bazzica l’ambiente rallistico sanremese, a quell’epoca sede della gara iridata. Si tratta di Massimo Bianchi, che in breve lo coinvolge sempre più maggiormente nella sua attività di fotografo. Non solo, lo presenta Giovanni Scarpari di Fotosport, uno dei totem del rallismo fotografico italiano, che lo prede sotto le sue ali per alcuni anni, prima che il reporter di Vallecrosia spicchi il volo in proprio. Al Rally di Monte-Carlo 2006 il grande salto al digitale che usa e sperimenta ancora oggi.
“A livello rallistico il mio unico rammarico sta nel non essere mai riuscito a disputare una gara da pilota. Ho sempre avuto vetture veloci, a cominciare da una Fiat Uno Turbo che è stata automobilisticamente parlando il mio grande amore. Viaggiare forte su strada non regala la stessa adrenalina che dà una prova speciale. Non ci sono mai riuscito, soprattutto per motivi economici. Ma non voglio mettere limiti alla Provvidenza”.