Rallisti ai tempi del Coronavirus. Fabrizio Bianchi: “Il ritorno alla normalità per me sarebbe una festa”

Il giovane preparatore di Trofarello è il quinto personaggio della galleria dei rallisti intervistati nel periodo dell’emergenza Coronavirus da www.kaleidosweb.com Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano MONCALIERI (TO), 22 aprile – Dopo due fotografi, un organizzatore, un pilota-team manager è la volta di un preparatore, Fabrizio Bianchi, finire sotto la lente di Tommaso M. Valinotti ed Elio Magnano per scoprire come sta vivendo questi giorni di reclusione per l’emergenza Coronavirus. Domani, giovedì 23 aprile la prima parte di un’intervista che si concluderà venerdì 24 aprile, riccamente illustrata dalle immagini realizzate da Elio Magnano.

(www.fotomagnano.com)

“Trofeo Maremma”  “Colline Metallifere”: si studia un 2020 insieme per ripartire con il territorio e per lo sport

MaremmaCorse 2.0, organizzatore di entrambe le gare, una in programma ad ottobre e l’altra rinviata per i problemi legati all’emergenza sanitaria da Covid-19, sta pensando di proporre un evento “allargato” nella data del 24/25 ottobre, salvo diverse indicazioni federali. Due i giorni di gara previsti, uno per la parte della Maremma e l’altro per la Valdicornia, sfruttando prove speciali di grande tradizione.

Follonica (Grosseto), 21 aprile 2020 – Unire le due gare, i rallies “Trofeo Maremma” numero 44 ed il 6° “Colline Metallifere”, uno in programma per il 24 e 25 ottobre e l’altro previsto poche settimane fa e rimandato per l’emergenza epidemiologica da Covid-19.

E’ questo il progetto cui sta lavorando con convinzione MaremmaCorse 2.0 per cercare di tenere a calendario, per il 24 e 25 ottobre, un solo grande evento, salvo diverse disposizioni/indicazioni che potranno essere impartite dalla Federazione nel rimodulare il calendario sportivo nazionale.

Un’iniziativa importante sia per il territorio che per lo sport, liberando di fatto una data nel fitto calendario regionale di corse su strada, per il quale si prevede grande difficoltà nel poter accogliere tutte le gare in un lasso di tempo limitato sino a dicembre, periodo del quale ancora non si sa quale possa essere la data di inizio.

Il Trofeo Maremma numero 44 ha aperto ipoteticamente il cantiere per “allargare” i propri orizzonti in questo 2020 certamente avviato sotto non troppi buoni auspici e proprio il voler guardare con fiducia al futuro è stata la molla che ha stimolato l’organizzazione ad ipotizzare ad un interessante “collage” delle due gare, per restituire al territorio ed allo sport un raggio di sole ed anche per onorare gli impegni presi con le amministrazioni locali, con i partner e sponsor di entrambe.

Due i cuori pulsanti della gara, Piombino, il “traino” del “Colline Metallifere” e Follonica, la storica sede del “Maremma”. Partendo da quest’ultima nel pomeriggio del sabato 24 ottobre, la gara si prevede possa portarsi nel versante maremmano con una o due prove, prima di portarsi a Piombino per la disputa della “Superprova” in zona portuale. Domenica (25 ottobre) la sfida si sposterà nel versante della Valdicornia con altre due “piesse”, sfruttando percorsi già utilizzati nel recente passato, prima dell’arrivo a Piombino. Zona baricentrica per questo tracciato “allargato” è ritenuta Venturina, dove potrebbe essere organizzato il Parco di Assistenza.

Quanto esposto è frutto di una prima bozza di progetto, l’intento di MaremmaCorse 2.0 è quello di mantenere viva l’idea di entrambe le gare in un solo grande evento, utile anche come ricaduta economica per il comparto turistico mediante i turismo emozionale che andrà a generare, oltre che regalare momenti di divertimento e di grande agonismo con protagonisti gli equipaggi di rally.

Alpine e il motorsport, un cuore che non si ferma mai

Fondata nel 1955 da Jean Rédélé, Alpine evoca una storia di successi nei rally e nelle altre discipline, alimentando la passione per il motorsport.

Alpine deve la sua esistenza a Jean Rédélé. Concessionario di auto, ma anche talentuoso pilota di rally. Rédélé ha fondato la sua azienda automobilistica nel 1955, scegliendo il nome Alpine come tributo al rally Critérium des Alpes – gara in cui aveva ottenuto il suo miglior risultato agonistico – che si correva ogni anno sulla catena montuosa delle Alpi nel sud della Francia.

Alpine è figlia di passione e intuizione.

Non la potenza estrema o la forza bruta, ma la struttura leggera, la compattezza e l’agilità hanno reso le Alpine veloci e performanti nelle tappe dei rally e Jean Rédélé ha probabilmente trovato l’ispirazione, proprio con le mani sul volante e il piede sui pedali, per le strade tortuose e strette della sua regione.

La leggerezza e la maneggevolezza delle Alpine hanno esaltato la guida dei piloti, colpendo al cuore gli spettatori nelle uscite in curva o negli stacchi da terra a tutta velocità e lasciato un segno indelebile, non solo nella memoria ma anche nei palmares delle competizioni.

Il Rally. L’arrivo della A110 nel mondo dei rally ha lanciato la carriera di piloti come Gérard Larrousse, che sembrava a un passo dalla vittoria nel Rallye Monte-Carlo già nel 1968, fino a quando non è stato sorpreso da un cumulo di neve depositata da alcuni spettatori.

Ma è stata soprattutto la squadra dei “moschettieri” creata da Jacques Cheinisse, Direttore Sportivo del marchio, a catturare l’immaginazione del pubblico: l’acrobatico Jean-Luc Thérier, il perfezionista Bernard Darniche, l’affidabile Jean-Pierre Nicolas e il brillante Jean-Claude Andruet, hanno collezionato successi a ripetizione. La squadra dei piloti veniva continuamente rafforzata, e, con Ove Andersson, nel 1971 arrivava il primo successo allo storico Rallye di Monte-Carlo.

Quell’anno, nel Campionato Internazionale Rally Costruttori, fu un anno pieno di successi per Alpine.

Jean-Claude Andruet ottenne il titolo francese nel 1968, Jean Vinatier gli successe nel 1969, ma l’ineffabile Jean-Claude riconquistò gli allori nel 1970, quando conquistava anche la Corona di Campione Europeo di Rally. Nel 1971 fu la volta di JeanPierre Nicolas, mentre Bernard Darniche prevalse nel 1972. Il quarto moschettiere, Jean-Luc Thérier, si aggiudica il campionato di Francia nel 1973.

Le vetture Alpine suscitavano emozioni, passione e a volte anche sorpresa; come nel 1974, quando fu un concorrente privato a prendere il testimone e a rivendicare gli allori di campione di Francia per due anni di seguito, nel 1974 e nel 1975. Si chiamava Jacques Henry, e preparava le sue auto in un piccolo garage a Lure!

Dopo Henry, un’intera flotta di piloti privati ha guidato e trionfato in modo simile nelle berlinette di Alpine Renault nel corso di quegli anni magici. Famosi e meno famosi, sponsorizzati o semplici dilettanti, ma così tanti che forse nemmeno un libro basterebbe a raccontarli tutti.

Eccezionale, fu anche la stagione 1973, quando, nonostante un budget molto limitato rispetto ai suoi rivali, Alpine fu consacrata regina del Rally con la corona del Campionato del Mondo di Rally.

La batteria di Alpine A110 ottenne un vero e proprio “Strike” entrando in cinque dei primi sei posti nell’impegnativo Rallye Monte-Carlo, monopolizzando il podio, con Andruet, Andersson e Nicolas.

Il copilota di Jean-Claude Andruet, ‘Biche’, confessò di “non essere mai stato così veloce in un rally”.

Seguì una doppietta al Rally del Portogallo, per gentile concessione di Thérier e Nicolas, e poi la vittoria di Darniche al Rallye du Maroc, all’esordio sul percorso. Nella Grecia rocciosa e soleggiata, Thérier vinse il Rally dell’Acropoli e Thérier si impose a Sanremo, in Italia.

Il fiore all’occhiello è arrivato in Corsica dove – come già nella prima prova del Campionato del Mondo Rally di Montecarlo – Alpine-Renault si aggiudicò le prime tre posizioni, Nicolas ha vinto davanti a Piot e Thérier.

Nella classifica finale di quell’anno, Alpine-Renault distrusse gli avversari con un punteggio di 155 punti, davanti alla Fiat Abarth con 81 e alla Ford con 76.

Alpine e le corse nel sangue. Tutte le sue auto ne erano la prova, sia nel design che nelle prestazioni. Questa formidabile immagine si è naturalmente legittimata sulle gesta dell’auto nei rally, ma Alpine ha vinto anche con i prototipi nelle più grandi gare di endurance del mondo, tra cui la 24 Ore di Le Mans, l’evento più importante delle gare di auto sportive. Alpine ha trionfato anche nelle competizioni monoposto – la disciplina più impegnativa delle corse automobilistiche – e nel rallycross, una disciplina che richiede forza da tutti i punti di vista.

Nei prototipi, Alpine fece il suo debutto alla 24 Ore di Le Mans nel 1963 e dopo vari successi in alcune classi specifiche, il programma, venne fermato nel 1969 per essere rilanciato nel 1973 con il due litri, V6 A440, che raggiunse il suo coronamento con la storica vittoria assoluta di Jean-Pierre Jaussaud e Didier Pironi su una Renault A442-B Alpine nell’edizione 1978 della 24 Ore di Le Mans, compiendo 369 giri sul Circuito de la Sarthe, lungo otto miglia.

Alpine trionfa in tutte le discipline. Nel primo anno in cui il marchio fu ufficialmente impegnato nelle competizioni, Alpine conquistò il Campionato Francese di Formula 3 nel 1964 con il talentuoso Henri Grandsire. Nel 1971, Patrick Depailler divenne campione di Francia nella famosa Alpine A364 ‘Dinosaure’, seguita nel 1972 da Michel Leclère. Nello stesso anno, Alpine è stata anche incoronata campione costruttore F3 in Europa, davanti alle formidabili divise inglesi.

Le Alpine brillarono anche in altre discipline. Nel rallycross, Jean Ragnotti, Bruno Saby e Jean-Pierre Beltoise conquistarono il titolo francese per tre anni consecutivi (rispettivamente 1977, 1978 e 1979), mentre l’austriaco Herbert Grünsteidl sollevò gli allori europei nel 1977.

Nelle cronoscalate, invece, i successi furono per Jean Ortelli, Marcel Tarres e centinaia di altri piloti.

Dopo una storia di corse, emozioni e successi, la produzione di Alpine è cessata nel 1995. Nel giro di 40 anni sono state prodotte più di 30.000 Alpine per uso stradale, nonché oltre 100 monoposto e prototipi di auto da corsa.

Il rilancio. Ma la storia di Alpine non si ferma qui, il brand francese fondato nel 1955 risorge dalle sue ceneri di passione e sportività per iniziare il suo rilancio nel 2012.

Sfruttando i decenni di successi come un nuovo trampolino di lancio, Alpine è tornata alla ribalta nel motorsport nel 2013. Il ritorno alle gare si è immediatamente rivelato un trionfo: il prototipo A40 della marca ha vinto il titolo European Le Mans Series già al primo tentativo e anche nel 2014 e verso la fine del 2019, la nuova A110 Rally segna il ritorno di Alpine nelle gare di rally.

Sviluppata in collaborazione con Signatech, partner di Alpine nel motorsport, la A110 Rally si aggiunge ai modelli da competizione A110 Cup e GT4 nel portafoglio motorsport di Alpine.

Aspettando la ripartenza delle gare, il cuore Alpine continua a pulsare.

Alpine, la passione non si ferma mai!

Toyota, nasce il Toyota Gazoo Racing Europe

Toyota Motor Corporation ha annunciato che TOYOTA Motorsport GmbH (TMG), ha cambiato la sua denominazione sociale in TOYOTA GAZOO Racing Europe GmbH (TGR-E) con base sempre a Colonia, in Germania.

TMG venne inizialmente fondata come Andersson Motorsport GmbH a Colonia nel 1979, poi ha cambiato il suo nome in TMG nel 1993, quando è diventata una società interamente controllata da Toyota.

Oltre all’impegno dell’azienda nelle attività motoristiche, che svolge sin dalla sua fondazione, negli ultimi anni l’azienda ha ampliato il suo lavoro con la GAZOO Racing Company (GRC) applicando la competenza e l’esperienza accumulate negli anni nel motorsport allo sviluppo delle vetture di serie GR. Il cambiamento del nome dell’azienda riflette il suo più stretto rapporto con la GRC.

In futuro, la TGR-E continuerà a fungere da hub per le attività motoristiche di Toyota in Europa, collaborando con la GRC dal suo quartier generale di Colonia, in Germania, e si occuperà di attività che comprendono la fornitura di motori per le auto che partecipano sia al FIA World Endurance Championship (WEC) che al FIA World Rally Championship (WRC), e contribuirà allo sviluppo della GR Supra GT4.

TGR-E utilizzerà anche le conoscenze e le competenze che ha accumulato attraverso le sue attività motoristiche nel corso degli anni nello sviluppo di auto di serie, contribuendo così alla creazione di vetture sempre migliori.

Akio Toyoda – presidente della Toyota Motor Corporation

“L’obiettivo finale nel partecipare agli sport motoristici, che è una battaglia fra prodotti realizzati dai costruttori, è vincere. Per questo motivo TGR Europe deve essere un team di professionisti che produce vetture vincenti. Per continuare a vincere, dobbiamo applicare il kaizen (miglioramento continuo) e rendere le cose sempre migliori, indipendentemente dalle circostanze. Il nostro team continuerà a produrre auto sempre migliori qui a Colonia, in Germania, per vincere”.

“Storie Alfa Romeo”: il Marchio si racconta a tutti gli appassionati

Le belle storie emozionano e confortano, e soprattutto nei momenti più complicati rappresentano un corroborante momento di evasione. Una storia ben raccontata è come un’automobile ben fatta, capace di avvolgere e di appassionare: consente di andare lontano, almeno con la fantasia, e di godersi il panorama che sfila dal finestrino. Soprattutto in questo frangente di giorni difficili c’è un diffuso desiderio di storie, e Alfa Romeo ne ha tante da raccontare.

 

“Storie Alfa Romeo”: un piano editoriale che celebra 110 anni di storia. Il 24 giugno 2020, infatti, il Marchio taglierà un nuovo prestigioso traguardo: il Biscione festeggerà 110 anni contraddistinti da innovazioni tecnologiche, successi sportivi e memorabili creazioni su quattro ruote, e per festeggiare un compleanno così importante ha sviluppato “Storie Alfa Romeo”, una collana web dedicata a tutti gli appassionati di automobili. Del resto, non si può pensare alla storia dell’automobilismo mondiale senza evocare Alfa Romeo: il Biscione è davvero nel cuore non solo degli Alfisti, ma di tutti gli amanti del bello. La storia di Alfa Romeo si intreccia infatti con il meglio della genialità italiana, ne racchiude il carattere, oltre al noto patrimonio tecnico e artistico, e tocca ambiti che esulano dal mondo dell’automobile.

La passione al centro: Alfa Romeo racconta Alfa Romeo. “Storie Alfa Romeo” racconterà curiosità, costume, fatti correlati allo sviluppo del Marchio, e a quello storico e sociale d’Italia, attraverso i suoi modelli più famosi, accompagnati da foto d’archivio e dalle immagini delle vetture ospitate dal Museo Storico Alfa Romeo di Arese.

Come ogni creazione firmata dal Biscione, anche “Storie Alfa Romeo” mette al centro chi siede al volante, ma non solo. Di puntata in puntata, le “Storie Alfa Romeo” permetteranno di incontrare piloti e divi, tecnici e stilisti, celebrità e semplici appassionati: i protagonisti della leggenda Alfa Romeo.

Da via Cappuccio a una dimensione globale. Con “Storie Alfa Romeo” sarà dunque possibile andare alla scoperta delle radici di Alfa Romeo, e dell’intreccio di legami con Londra, Bordeaux e Napoli che hanno dato al Marchio una dimensione internazionale sin dalle origini. Per iniziare si parlerà della prima vettura prodotta, la 24 HP progettata da Giuseppe Merosi nella sua casa milanese di via Cappuccio ancor prima che il 24 giugno 1910 venisse registrata a Milano la ragione sociale A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili). E naturalmente non mancherà l’occasione per rivivere le origini del mito sportivo Alfa Romeo: dal debutto nelle corse nel 1911 alla prima vittoria nella Targa Florio, atto di nascita del leggendario Quadrifoglio.

La foto del giorno. Elio Magnano dopo il Val Merula il Coronavirus

L’immagine dell’equipaggio vincitore della categoria WRC alla gara savonese come ricordo di quando i rally ancora si facevano e speranza di tornare presto in prova speciale. Foto Elio Magnano (www.fotomagnano.com)

CARMAGNOLA (TO), 20 aprile. “Dopo di noi il diluvio”. Si dice che la frase sia stata pronunciata da Madame de Pompadour per consolare Re Luigi XV, di cui era amante confidente, per consolarlo alla notizia della sconfitta di Rossbach nel 1757. Ma è anche la frase con la quale la donna più potente di Francia preconizzava la fine della monarchia francese, fatto puntualmente accaduto una trentina di anni appresso.

Non sappiamo se Elio Magnano si presagisse la drammatica sospensione della stagione rallistica quando scattò questa foto alla Ford Fiesta WRC di Claudio Arzà-Simona Righetti alla Ronde della Val Merula del 7-8 febbraio scorso, ultima gara fotografata dal reporter saluzzese, prima che si scatenasse il diluvio del Coronavirus

La galleria fotografica delle Storie Alfa Romeo

Toyota RAV4 raggiunge i 10 milioni di vendite a livello globale

  • Il rivoluzionario SUV della Toyota raggiunge il traguardo dei 10 milioni di vendite
  • Un risultato raggiunto in 26 anni e cinque generazioni di modelli
  • RAV4 ha dato origine al mercato dei SUV urbani compatti ed è rimasto un best-seller internazionale
  • Toyota si prepara ad un altro nuovo capitolo della storia del modello con l’introduzione del RAV4 Plug-in Hybrid, previsto per la seconda metà del 2020

Il RAV4 è entrato a far parte dei modelli Toyota che hanno raggiunto vendite a otto cifre. Il cumulato del SUV più venduto ha superato i 10 milioni di unità alla fine di febbraio di quest’anno, grazie alle cinque generazioni del veicolo prodotto a partire dal 1994. Un risultato che si traduce in Italia in un traguardo di oltre 225.000 unità per uno dei modelli che segnato la storia di Toyota nel nostro paese.

Come modello globale di Toyota, il RAV4 è andato di bene in meglio dal suo lancio. Avendo originato il segmento di mercato per nuovi tipi di SUV compatti, agili e versatili, ha continuato a fissare gli standard, con vendite che hanno raggiunto nuove vette.

Nel 2019, il RAV4 non è stato solo il SUV più venduto al mondo, ma anche la quarta autovettura più venduta in assoluto. Il Nord America è di gran lunga il suo mercato più forte, con oltre mezzo milione di vendite annue (535.000 nel 2019), seguito dall’Europa (133.000) e dalla Cina (127.000). In Europa, il conteggio delle vendite del RAV4 ha superato i due milioni dal 1994, mentre l’ultimo modello di quinta generazione, introdotto all’inizio del 2019, ha stabilito un nuovo record annuale di oltre 130.000 unità.

Quest’anno la gamma di RAV4 segnerà un’importante evoluzione con il lancio del nuovo RAV4 Plug-in Hybrid, offrendo ai clienti un potenziale ancora maggiore per la guida completamente elettrica con zero emissioni e zero consumi di carburante.

Toyota RAV4: da primo al mondo a migliore del mondo Quando la prima generazione di RAV4 fu presentata al Salone dell’Auto di Ginevra nel marzo 1994, pochi avrebbero potuto prevedere come questo nuovo audace concetto di vettura avrebbe rivoluzionato il mercato automobilistico. Oltre ad essere un pioniere di un nuovo tipo di veicolo, avrebbe diffuso nuove tecnologie e creato un mercato completamente nuovo per SUV compatti, agili e versatili, ideali per la vita moderna. Il RAV4 è stato un pioniere che annunciava una nuova era per i 4×4 e la risposta è stata immediatamente positiva. Fin dall’inizio è stato un modello globale: le vendite sono iniziate in Giappone nel maggio 1994, seguito da Europa, Africa, Australia e America Latina il mese successivo. Il suo debutto in Nord America è avvenuto nel gennaio 1996. Le stime iniziali di produzione erano di 4.500 vendite al mese, ma quando nel solo primo mese sono stati acquisiti 8.000 ordini, i volumi di produzione sono raddoppiati. RAV4 ha aperto la strada a un segmento di SUV completamente nuovo che da allora non ha più smesso di crescere: a più di un quarto di secolo dal suo debutto, RAV4 è stato il SUV più venduto al mondo nel 2018 e nel 2019, e nel 2019 è stato il quarto modello più venduto in assoluto. La politica di costante miglioramento di Toyota, in linea con i gusti e le esigenze mutevoli degli automobilisti, ha fatto sì che il RAV4 continui a fissare gli standard di qualità, prestazioni e praticità. L’inizio Le idee alla base del RAV4 (Recreational Active Vehicle with 4-wheel drive) sono state anticipate per la prima volta con il concept RAV-FOUR al Tokyo Motor Show del 1989, a dimostrazione dell’interesse di Toyota per la creazione di un modello compatto a trazione integrale. Si trattava solo di uno studio di progettazione, senza i dettagli necessari per un vero e proprio sviluppo del modello, ma ha ottenuto un’accoglienza entusiastica da parte del pubblico. Nel 1991, il progetto ha ricevuto il via libera e sono iniziati i lavori di sviluppo. Nuovo concept, nuove sfide L’ingegnere capo del progetto RAV4, Masakatsu Nonaka, scoprì che non era facile convincere gli altri reparti Toyota che doveva essere creata una nuova auto di serie per essere venduta in un segmento di mercato ancora inesistente. Il termine “Sports Utility Vehicle” era ancora sconosciuto e c’erano molti all’interno di Toyota che semplicemente non riuscivano a comprendere il concetto di una 4×4 così compatta. In effetti, a un certo punto la resistenza interna ha addirittura bloccato il progetto, ma il supporto di un sostenitore inaspettato gli ha dato nuova vita.

Le divisioni commerciali di Toyota in Giappone e in Europa, essendo a stretto contatto con il mercato, credevano che fosse il momento giusto per questo tipo di auto. Insieme hanno rimesso il progetto in carreggiata, e hanno avuto ragione: subito dopo il lancio, RAV4 è stato ampiamente acclamato come un nuovo trend setter. Dal modello di nicchia all’auto globale Il mercato dei SUV compatti creato da Toyota fiorì rapidamente. Furono venduti circa 53.000 RAV4 nel 1994, raddoppiando, per poi triplicare il totale nei due anni successivi. Le vendite continuarono a crescere ad ogni nuova generazione, anche se quasi ogni produttore concorrente portò sul mercato i propri modelli. Nel 2019, le vendite globali di RAV4 sono state più di 17 volte il totale raggiunto nel primo anno del modello. Questo successo duraturo deve molto al costante miglioramento Toyota del prodotto. Ad ogni nuova generazione, il marchio ha ascoltato i commenti degli automobilisti e ha adattato le dimensioni, la funzionalità, le prestazioni e lo stile del veicolo per soddisfare le mutevoli preferenze e le esigenze del mercato. Ad esempio, la terza generazione vide spostarsi la ruota di scorta dalla sua posizione sulla porta posteriore, dando all’auto un aspetto più sofisticato. E con la quarta generazione, il passo è stato standardizzato in tutto il mondo. Il modello a tre porte venne abbandonato in precedenza, tanto che ora RAV4 era esclusivamente un veicolo a cinque porte e più spazioso che mai. Eccellenza tecnica Toyota ha inoltre mantenuto il RAV4 tecnicamente avanzato, introducendo nuove piattaforme e sviluppando sistemi intelligenti di trazione integrale che combinano una migliore maneggevolezza con prestazioni più efficienti, sia su strada che in fuori strada. Anche durante la vita del modello di prima generazione, Toyota ha riconosciuto che la trazione integrale non era un’esigenza di tutti i clienti e così ha ampliato l’appeal del modello con l’opzione della trazione anteriore. Per quanto riguarda i propulsori, la scelta è stata fatta su misura per soddisfare le richieste dei diversi mercati mondiali, sia per le unità a benzina che per quelle diesel, fino a 3,5 litri di cilindrata. Anche in questo caso, l’attenzione si è concentrata sull’efficienza e sulle prestazioni adeguate al ruolo del veicolo come SUV urbano, pensato per accogliere le famiglie, o come partner ideale per le persone che amano uno stile di vita attivo. Il primo ibrido Nel 2016, Toyota ha presentato il primo RAV4 Hybrid, un veicolo che ha conservato tutte le qualità del modello di quarta generazione ma che ha aggiunto i vantaggi di un propulsore full hybrid. Essendo il primo full hybrid del suo segmento in Europa, ha rafforzato l’appeal del RAV4 con un risparmio di carburante ed emissioni al vertice della categoria, con performance elevate e comfort al contempo – tra cui un sistema di trazione integrale elettrica ad alta efficienza. Il RAV4 oggi L’attuale RAV4 di quinta generazione è stato lanciato in Europa nel 2019 – principalmente come ibrido nei mercati dell’Europa occidentale. È il primo SUV costruito sulla piattaforma modulare GA-K di Toyota, che, con un baricentro basso e una maggiore rigidità della scocca, contribuisce a una maneggevolezza superiore, al comfort di guida, a un ampio spazio interno e a un vano di carico di riferimento per il segmento. La nuova piattaforma ha anche dato al team di progettazione maggiore libertà nel creare linee accattivanti con profili più tesi per il tetto e il cofano motore. Il sistema ibrido è dotato di un nuovo motore Hybrid Dynamic Force a benzina da 2,5 litri, che offre 218 CV se a trazione anteriore e 222 CV se a trazione integrale, assicurando un netto miglioramento in termini di potenza e reattività, con un’efficienza ai vertici della categoria. Il sistema intelligente di trazione integrale del RAV4 (AWD-i) è stato completamente migliorato per ottenere una capacità di “guida su qualsiasi strada”, con prestazioni molto più elevate in condizioni difficili e un handling sicuro su superfici scivolose. Il prossimo capitolo – il RAV4 Plug-in Hybrid Basandosi sul successo di RAV4 come pioniere dell’alimentazione ibrida tra i SUV, Toyota estenderà i benefici della tecnologia con l’introduzione del nuovo RAV4 Plug-in Hybrid nella seconda metà del 2020. Si tratterà di un nuovo veicolo di punta per la sua gamma ibrida che promette di essere non solo più potente, ma anche più efficiente in termini di emissioni e di consumo di carburante di qualsiasi altro veicolo della sua categoria. Il RAV4 Plug-in Hybrid offrirà ai clienti il meglio di entrambi i mondi. È dotato della più recente tecnologia Hybrid di Toyota, con una maggiore potenza e una migliore dinamica di guida, e ha anche una vera e propria capacità di guida EV (in puro elettrico), libera da preoccupazioni circa l’autonomia o la necessità di fermarsi per ricaricare la batteria. Toyota ha sfruttato l’incremento delle prestazioni che la componente elettrica può fornire per ottenere un significativo aumento della potenza rispetto al RAV4 Hybrid standard, impiegando una nuova batteria agli ioni di litio ad alta capacità e aggiungendo un migliorato convertitore di potenza all’unità di controllo e gestione del sistema ibrido. Il motore a benzina Hybrid Dynamic Force da 2,5 litri si basa sull’unità del RAV4 Hybrid standard, con miglioramenti per soddisfare i requisiti prestazionali del sistema ibrido plugin. Con una potenza complessiva di 306 CV/225 kW*, ha il potenziale per fornire un’accelerazione da 0 a 100 km/h in circa 6 secondi*, mentre i dati di pre-omologazione Toyota, secondo lo standard WLTP, indicano emissioni di CO2 da leader del segmento. Il RAV4 Plug-in Hybrid avrà anche una maggiore autonomia di guida in modalità elettrica EV, con zero consumi ed emissioni di scarico. Il conducente sarà in grado di passare istantaneamente dalla guida ibrida a quella in EV, con la possibilità di coprire distanze maggiori rispetto a qualsiasi SUV ibrido plug-in della concorrenza con alimentazione elettrica (carica della batteria e condizioni di guida permettendo), ben oltre i 50 km di distanza media giornaliera dei pendolari europei. Inoltre, velocità fino a 135 km/h possono essere raggiunte senza alcun intervento del motore a combustione interna, anche in piena accelerazione. *Sottoposto all’omologazione finale

Toyota RAV4: cinque generazioni di innovazione e di successi Prima generazione, 1994 – 2000 Il RAV4 ha fatto il suo debutto nel 1994 come primo SUV urbano al mondo, pioniere di un nuovo segmento di mercato destinato a diventare centrale nel mondo automobilistico. Nella sua forma originale era un modello a tre porte con proporzioni compatte, lungo appena 3,69 metri. La potenza proveniva da un motore a benzina da 2,0 litri e 129 CV, montato trasversalmente, mentre la trasmissione forniva una trazione integrale permanente, ma senza le marce ridotte, caratteristica comune per i SUV duri e puri dell’epoca. Tra le altre innovazioni destinate a diventare comuni c’erano anche un leggero telaio monoscocca e le sospensioni posteriori indipendenti. Le dimensioni compatte e la posizione di guida rialzata del RAV4 lo rendevano facile da controllare, mentre la sua grande maneggevolezza e il comfort dei passeggeri erano più simili a una berlina che a un veicolo a trazione integrale.

Nel 1996 la gamma è stata ampliata per includere una versione a cinque porte (lunga 4,1 metri) e l’opzione della trazione anteriore a due ruote motrici. Seguì una versione soft-top a tre porte e, spingendo ancora una volta l’innovazione, tra il 1997 e il 2000 fu prodotto un modello EV a batteria in numero limitato. Seconda generazione, 2000 – 2006 Entrato nella sua seconda generazione con il volgere del millennio, il RAV4 è stato sviluppato grazie all’esperienza che Toyota aveva acquisito con la sua rivoluzionaria introduzione. Costruito su una nuova piattaforma, sia la versione a tre che quella a cinque porte erano leggermente più lunghe – rispettivamente +5,5 e +4 cm. Erano disponibili due motori a benzina: un 1.8 da 123 CV e un 2.0 da 150 CV. La trazione integrale permanente adottava un differenziale centrale a slittamento limitato, mentre i clienti potevano scegliere un differenziale posteriore Torsen come optional. Nel 2001, una variante diesel venne offerta per la prima volta su RAV4, con un’unità ad iniezione diretta D-4D da 2 litri con 116 CV. Terza generazione, 2006 – 2012 RAV4 ha beneficiato ancora di una piattaforma completamente nuova per la sua terza generazione, lanciata sul mercato nel 2006. La configurazione a tre porte è stata abbandonata e la cinque porte è cresciuta notevolmente in termini di dimensioni, riflettendo i cambiamenti nelle preferenze e nelle esigenze dei clienti. Il nuovo modello misurava complessivamente 19 cm in più, mentre una versione a passo lungo è stata prodotta anche per la vendita negli USA e in Russia. Anche la disponibilità di motori è stata ampliata, con unità a benzina 2.0, 2.4, 2.5 e 3.5 (V6), più un nuovo diesel da 2.2 litri. Il modello ha segnato anche il debutto di un nuovo sistema di trazione integrale Toyota con un giunto a controllo elettronico con funzionamento automatico, in base alla velocità del veicolo, al funzionamento dell’acceleratore, all’angolo di sterzata e alle forze G. Le capacità di handling del RAV4 sono state ulteriormente sviluppate con la prima applicazione del Downhill Assist Control e Hill-start Assist Control. Quarta generazione, 2013 – 2018 La quarta generazione di RAV4, introdotta nel 2013, ha visto Toyota adottare un passo standard per tutti i mercati mondiali, con una crescita della lunghezza del veicolo di 23,5 cm. La scelta dei propulsori comprendeva motori a benzina 2.0 e 2.5 litri e diesel 2.0 e 2.2 litri. Una tecnologia AWD più avanzata è stata introdotta con il nuovo sistema intelligente Dynamic Torque Control e l’aggiunta di due nuove funzioni: il controllo in curva e la modalità di guida sportiva. Nel 2016, il RAV4 ha subito il suo sviluppo più radicale, con l’introduzione della prima versione Full hybrid. Il primo SUV ibrido compatto di Toyota offriva una potenza totale del sistema di 197 CV, con un’accelerazione istantanea e uno 0- 100 km/h in soli 8,3 secondi, assicurando un consumo di carburante da leader della categoria con i suoi 4,9 l/100 km ed emissioni di CO2 a partire da soli 115 g/km. Quinta generazione, dal 2018 ad oggi La quinta generazione di RAV4 è stata rivelata nel 2018 e lanciata in Europa all’inizio del 2019. È stato il primo SUV ad essere costruito sulla piattaforma Toyota New Global Architecture, con fondamentali benefici in termini di maneggevolezza, sicurezza e design. Dato che la gamma era già interamente ibrida in Europa occidentale, Toyota ha adottato la tecnologia ibrida di quarta generazione, insieme a un nuovo motore Hybrid Dynamic Force da 2,5 litri, un’unità che si distingue per i notevoli guadagni in termini di potenza, reattività ed efficienza. Di conseguenza, il suo risparmio di carburante e le sue emissioni sono le migliori del segmento. Nel 2020, la quinta generazione abbraccerà un’ulteriore innovazione tecnica con l’introduzione del primo RAV4 Plug-in Hybrid. Questo sarà il più potente RAV4 mai costruito, con 306 CV e una accelerazione fulminea, ma allo stesso tempo con emissioni di CO2 e consumi di carburante eccezionalmente bassi.

Dacia: la scelta intelligente per ripartire

  • Dal 2006 ad oggi rompe gli schemi del settore automobilistico diventando un brand di successo;
  • Da low cost a Intelligent choice: soddisfazione cliente, qualità e affidabilità, al miglior prezzo sul mercato;
  • Dacia, una scelta

Nel 1999, Renault acquisisce il 51% del capitale di Dacia e inaugura una nuova linea d’azione: modernizzare l’insediamento industriale rumeno e, nel frattempo, progettare un veicolo accessibile a tutti, creando le condizioni per produrlo in Romania. Dacia Logan segna un punto di svolta, un progetto che è diventato un programma e, soprattutto, un pilastro della strategia di Renault e dell’Alleanza.

Dacia infrange le regole del settore automobilistico sia in termini di progettazione dei veicoli, sia nel modo di commercializzarli ed è proprio con Logan, la berlina familiare, che Dacia si presenta sul mercato, diventando ben presto icona del low-cost nel mondo automotive.

Nel 2006 il marchio DACIA approdava sul mercato italiano, identificandosi all’epoca come DACIA by Renault e dal 2007 arriva velocemente l’ampliamento della gamma, con l’introduzione di Logan MCV, poi Logan Pick up, Sandero nel 2008 e Duster nel 2010.

La famiglia DACIA è poi cresciuta ulteriormente con l’arrivo di Lodgy, monovolume familiare a 5 e 7 posti, del multispazio Dokker e della furgonetta Dokker Van.

La marca DACIA è commercializzata oggi in 44 Paesi del mondo e vanta 6.500.000 clienti dal 2004.

In Italia, a fine 2019, Dacia si posiziona al 9° posto tra i brand per vendite su tutti i canali, sul canale a Privati si attesta al 4° posto ed è leader del mercato GPL con 38.700 vendite nel 2019. Duster nel 2019 è stata la vettura straniera più venduta in Italia e prima vettura del mercato GPL, mentre Sandero è stata la vettura più venduta del segmento B a privati.

Guidare una Dacia significa guidare un’auto attraente, robusta e confortevole. Dacia produce auto perfette per l’uso quotidiano e il tasso di soddisfazione è altissimo. Lo dimostrano i clienti che diventano veri e propri ambasciatori attraverso la partecipazione sui social network.

Ne è la prova la community Dacia, che in Italia è davvero numerosa e attiva (284.625 follower totali su FB, TW e IG). Dacia è infatti il primo brand automotive per coinvolgimento dei fan su Facebook ed è terzo su Instagram per la stessa metrica. Di seguito solo alcuni dati che mostrano il grande seguito della community:

  • 012 iscritti al Club Dacia
  • 30 raduni ed eventi realizzati ogni anno
  • Più di 100 foto condivise ogni mese sui canali social del brand

 

Dacia ha fatto molta strada in Italia anche grazie all’evoluzione della sua filosofia da low cost ad Intelligent choice, al passo con il contesto socioeconomico del Paese, ma mantenendo intatto il suo DNA che ne ha decretato il successo: autenticità, concretezza e generosità.

Dacia ha riscritto la storia dell’automobile diventando un marchio di grande successo grazie agli elementi chiave della sua formula magica.

Prezzo trasparente. È la prima cosa che viene in mente pensando a DACIA ed è sinonimo di approccio trasparente verso il cliente. Infatti, a differenza degli altri marchi, Dacia adotta una politica di prezzi trasparente che per il cliente significa ricevere la medesima offerta in qualsiasi concessionaria della rete vendita. Dacia non ha politica commerciale, per cui i prezzi offerti ai clienti sono quelli di listino.

Dacia offre l’essenziale al prezzo migliore sul mercato. La gamma si compone di 3 modelli sotto gli 8.000 euro, 1 sotto i 10.000 e 3 con prezzo inferiore ai 15.000€.

La differenza di prezzo tra la motorizzazione benzina e GPL è estremamente conveniente, ad esempio su Duster è di soli 350€. Convenienza che si ritrova anche nei prezzi degli accessori, mediamente più bassi rispetto alla concorrenza.

Se una volta Dacia era sinonimo di prezzo basso, ma equipaggiamenti spartani, oggi non è più così; sulla gamma attuale propone ad esempio il navigatore di serie già dal livello Comfort, oltre ad offrire anche tecnologie più evolute quali la retrocamera di parcheggio, il sistema Mani Libere (Keyless Entry) e la Multiview Camera sulle versioni alto di gamma.

E non è solamente un esercizio di stile, perché ad esempio su Duster nel 2019 il peso delle versioni alto di gamma (Prestige e Serie speciale Techroad) rispetto al totale delle vendite è stato del 64%!

Questo risultato dipende da una nuova tendenza che si sta affermando, secondo cui, sempre più clienti preferiscono risparmiare sul prezzo di acquisto dell’auto per poi spendere la differenza in cultura, viaggi, sport e attività per la famiglia. Un modello che sta diventando un fenomeno di moda e che viene rappresentato al meglio da Dacia, in quanto acquisto intelligente, essenziale e affidabile, ma perfettamente allineato alle esigenze dei clienti. La dimostrazione arriva dai dati su affidabilità e soddisfazione riportati in un’indagine pubblicata a Febbraio 2020 su Altroconsumo Inchieste: Dacia raccoglie 91 punti su 100 in affidabilità, posizionandosi insieme a Mercedes, Smart, Jaguar e Volkswagen, DS Automobiles e Ford.

Qualità Renault. La qualità Dacia è qualità Renault.

Attraverso il carry over, Dacia ha rivoluzionato gli schemi classici del settore automobilistico, sfruttando le economie di scala provenienti dai successi di vendita di vetture come Clio, Captur e Scénic, per inserire gruppi interi di componenti, utilizzati su modelli Renault, anche su Dacia. Intere parti di carrozzeria, sospensioni, ruote, maniglie e una lunghissima lista di altri elementi utilizzati su vetture Renault sono stati montati con successo ed efficienza su vetture Dacia.

Motorizzazioni nuove o di successo sul brand Renault, sono presenti anche nella gamma Dacia. È il caso, ad esempio, dei nuovi motori TCe 100 e TCE 100 ECO-G presenti su Nuova Clio e Nuovo Captur e disponibili anche su Duster e Sandero, oppure del diffusissimo Blue dCi 115, montato, oltre che sui veicoli dell’Alleanza, anche su vetture di brand premium per la sua affidabilità, modernità ed efficienza.

Oppure il design-to-cost, grazie al quale in passato è stato possibile produrre auto moderne e dal design piacevole, pur mantenendo quelle forme semplici imposte dall’obiettivo di ridurre i costi di produzione. Questo approccio, negli ultimi anni si è oramai evoluto in design-to-market, permettendo a Dacia, di rinnovare l’estetica delle sue vetture, sempre più curate nei dettagli stilistici e negli interni, arricchendole di tecnologie dedicate al piacere di guida e al comfort.

Laurens van den Acker, EVP Corporate Design del Gruppo Renault, è riuscito a plasmare due distinte ed evidenti personalità ai due brand Dacia e Renault, riconoscendo a Dacia un linguaggio stilistico ben preciso. Il centro design Dacia si trova al Technocentre di Parigi, dove sono stati creati i nuovi modelli Renault, le due nuove concept car come Renault MORPHOZ e la stessa DACIA SPRING presentata ad inizio Marzo.

Ed è proprio la show car DACIA SPRING, che prefigura il primo veicolo 100% elettrico Dacia, a rappresentare perfettamente il connubio qualità-prezzo che può offrire. Tutta l’esperienza, la qualità e la tecnologia sviluppata negli ultimi 10 anni da Renault, pioniere e leader dei veicoli  elettrici, al prezzo Dacia: ossia al prezzo più accessibile d’Europa.

Rete di vendita e assistenza capillare in tutto il territorio. Vendere Dacia per la Rete è semplice e anche remunerativo, la Rete è la stessa di Renault, capillare su tutto il territorio con 84 punti vendita e venditori dedicati solamente ai clienti Dacia.

Dacia offre una gamma di auto moderne dotate di tecnologie collaudate con garanzia di 3 anni o 100.000 km, programmi di manutenzione estremamente accessibili e tutti i servizi post-vendita.

Comunicazione semplice. La comunicazione Dacia è semplice perché il posizionamento è molto chiaro: la miglior offerta qualità/affidabilità/prezzo sul mercato.

La semplicità è evidente anche nell’offerta comunicata: 3€ al giorno ovvero 90€ al mese su Sandero e 5€ al giorno ovvero 150€ al mese per Duster, senza anticipo. Chiaro e semplice.

L’offerta è costruita con 0€ di anticipo, TAN 4,99%, un piano di ammortamento a 60 mesi e nel mese di Aprile viene introdotta anche una nuova offerta che prevede la manutenzione ordinaria inclusa per tutte le vetture Dacia in caso di finanziamento DaciaFin con RCI Banque S.A.: un vantaggio concreto in un momento difficile.

Tutto questo è possibile anche grazie ai valori residui delle vetture Dacia, che mantengono alto il valore dell’usato nel tempo riuscendo spesso ad essere allineati con i valori di brand dal calibro decisamente superiore.

Dacia ha anche in essere, ormai da anni, una proficua partnership con Udinese Calcio, che rappresenta e trasferisce all’esterno valori, idee e stile di comunicazione comuni con quelli Dacia.

Quella di Udinese Calcio è una strategia basata su strutture organizzative snelle e orientate al risultato, uno scouting all’avanguardia ed una direzione tecnica efficace. Il Club è molto vicino alle persone, ai tifosi da cui riflette e trae passione. Un approccio intelligente che punta sulla qualità, ma anche sul contenimento dei costi per raggiungere risultati di successo, coinvolgendo le persone.

La scelta Smart. La filosofia Dacia è quella di offrire una gamma di auto dal design accattivante, affidabili e di qualità al miglior prezzo sul mercato e Duster e Sandero sono diventati i modelli iconici di questa filosofia.

Il valore è l’essenza del marchio Dacia e il suo approccio intelligente e rivoluzionario permette ai clienti di trovare tutto quello di cui hanno bisogno, dimostrando, in fondo, che DACIA è perfettamente al passo con i tempi.

Riparte la produzione in tutti gli stabilimenti Europei di Bridgestone

Bridgestone EMIA riavvia oggi la produzione nei suoi stabilimenti Europei di Bari, in Italia e Lanklaar, in Belgio. L’impianto di Bethune in Francia riaprirà invece domani, 21 aprile 2020.

Lo scorso 14 aprile, era già stata confermata la riapertura degli stabilimenti situati in Spagna (Burgos, Bilbao e Puente San Miguel) e Russia (Ulyanovsk). Con l’annuncio di oggi, la produzione all’interno degli impianti Bridgestone nella regione EMIA riparte al completo, ad esclusione di India e Sud Africa, dove al momento sono confermate le chiusure.

Gli stabilimenti Bridgestone erano stati chiusi originariamente a causa del consistente calo della domanda di prodotto, a seguito dell’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del virus Covid-19. Tuttavia, con la richiesta di pneumatici di nuovo in crescita, è stata presa la decisione di riavviare la produzione, in modo da poter assicurare un’adeguata fornitura di prodotti.

Nonostante ciò, la crisi legata alla diffusione del Covid-19 rimane ancora grave ed è per questo che la salute e la sicurezza dei dipendenti Bridgestone rimane una priorità all’interno di tutti gli impianti appena riaperti.

Bridgestone continua a seguire ed applicare le raccomandazioni diffuse dai più importanti organismi internazionali, come OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) e CDC (Center for Disease Control and Prevention), oltre alle normative dettate dai governi locali dei paesi in cui opera.

In aggiunta, sono state previste una serie di procedure e checklist che, in accordo con i protocolli aziendali per la salvaguardia della sicurezza sul lavoro, assicurano il corretto distanziamento tra le persone e l’adozione di misure protettive per tutta la forza lavoro.

Bridgestone continuerà a monitorare costantemente l’evoluzione della situazione sanitaria e l’andamento della domanda e dei mercati.