Buon compleanno Tazio Nuvolari
CASTEL D’ARIO (MN), 16 novembre – Tazio Giorgio Nuvolari nacque il 16 novembre 1892 a Castel d’Ario, piccolo comune a una ventina di chilometri da Mantova in una famiglia di agricoltori benestanti, amanti dello sport. Il padre Arturo (la mamma si chiamava Elisa Zorzi) e lo zio Giuseppe erano ottimi ciclisti, divenuti famosi per il successo ottenuto alla riunione ciclistica internazionale di Nizza del 1893, esattamente un anno dopo la nascita di Tazio. Lo zio Giuseppe fu il primo fargli guidare una motocicletta. La ricca aneddotica fiorita attorno al nome di Tazio Nuvolari, e da lui stessa alimentata, comincia con un episodio accaduto all’età di otto anni. Colpito in modo non grave dal calcio di un cavallo, per fargli vincere la paura, il padre lanciò una moneta d’oro fra gli zoccoli dell’animale affermando “Se vuoi, prendila”. “Quel giorno smisi di avere paura delle cose e della paura stessa”. Dopo il servizio militare, in qualità di autiere nella sezione Sanità della 22esima Divisione della Terza Armata, nel 1917 sposò Carolina Perina, dopo una fuitina e solo con cerimonia civile, scandalizzando i ben pensanti dell’epoca.
Nel 1920 ottenne la licenza di pilota di moto da corsa, anche se alcune biografie retrodatano questa sua affiliazione al 1915, incorrendo nell’errore di dare per validi i cartellini del Moto Club d’Italia, che nell’immediato dopo guerra riutilizzava, per carenza di materiale, quelli pre-guerra. Si è quasi certi che la sua carriera iniziò il 20 giugno 1920 con il Circuito Internazionale di Cremona, ritirandosi, disputando allo stesso tempo anche alcune gare automobilistiche vincendo la prima, la Coppa di Verona, il 20 marzo 1921. Correre in moto costava meno e c’erano più gare, e Nuvolari decise perciò di dedicarsi maggiormente alle due ruote.
L’anno successivo corse con una SCAT con motore Hispano Suiza messagli a disposizione dalla Scuderia Moschini di Mantova preparata da Amedeo Gordini, mentre la vittoria al Circuito di Busto Arsizio del 1923 sulla Norton di sua proprietà, gli valse un contratto con l’importatore della Indian, che intendeva farne la spalla del loro pilota di punta, Amedeo Ruggeri, gerarchia che Nuvolari rispettò raramente, pertanto il contratto non gli fu rinnovato.
Nel 1924 avvenne un altro degli episodi che costruirono il mito del Mantovano Volante. Al Circuito del Tigullio, la guida spericolata di Tazio Nuvolari lo portò a uscire di strada con la sua Bianchi Tipo 18, capottando a pochi chilometri dalla fine. Il meccanico, stordito dall’incidente, non risalì in vettura e Nuvolari, con l’aiuto degli spettatori, rimise la vettura in strada e arrivo al traguardo con la Bianchi praticamente sui cerchioni, senza seggiolino di guida né meccanico. Vinse anche il circuito del Polesine e del Savio; in quest’ultima occasione conobbe Enzo Ferrari. In quell’anno gareggiò anche in moto con la sua Norton, ottenendo la vittoria al Circuito di Mantova e in quello di Cremona, successi che gli valsero l’ingaggio con la Bianchi, creando un binomio vincente fino al 1927. Nel 1925 vinse il Circuito Ostiense, a Padova, il Circuito del Lario. A settembre, in occasione del Gran Premio Motociclistico delle Nazioni, al termine delle prove delle moto, Tazio ebbe occasione di partecipare al test che l’Alfa Romeo stava svolgendo per trovare il sostituto di Antonio Ascari, morto nel precedente Gran Premi di Francia. Nuvolari eguagliò il tempo sul giro di Ascari, prima di uscire rovinosamente di strada ribaltandosi più volte. In ospedale gli vennero diagnosticate alcune costole incrinate oltre a lacerazioni e contusioni. Risoluto a prendere parte al Gran Premio motociclistico della settimana successiva, Nuvolari riuscì a farsi dimettere dall’ospedale contro il parere dei medici e a convincere la direzione gara a lasciarlo partecipare pur partendo dall’ultima fila. Fasciato stretto e fatto salire in moto dai meccanici, in quanto non in grado di farlo da solo, Nuvolari vinse la gara sotto la pioggia, laureandosi Campione Europeo della Classe 350. Ottenne perciò il rinnovo del contratto per l’anno successivo, ma la direzione della Bianchi fece inserire la clausola che gli impediva di partecipare alle competizioni automobilistiche. L’anno seguente, il 1926, fu una stagione difficile, con un brutto incidente in Germania al Circuito di Solitude, fatto che gli impedì di partecipare al Tourist Trophy, riuscendo comunque a diventare campione italiano assoluto vincendo il Circuito del Lario. Nel 1927 Tazio Nuvolari era sempre più interessato alle corse in auto e si iscrisse alla Mille Miglia con una Chiribiri, ma di fronte al veto della Bianchi, produttrice anche di automobili, disputò la gara con una Bianchi Tipo 20. Nel frattempo acquistò una Bugatti T35C con la quale vinse il Reale Premio di Roma, suo primo successo automobilistico. Si impose anche nella categoria 350 al Gran Premio Motociclistico delle Nazioni.
A fine anno Nuvolari decise di creare una propria scuderia automobilistica, la Scuderia Nuvolari, acquistando quattro Bugatti, due a sua disposizione e le altre per l’amico rivale Achille Varzi e di Cesare Pastore, finanziando l’attività grazie alla vendita del podere del padre. Nel 1928 vinse il Gran Premio di Tripoli, il Circuito del Pozzo a Verona, ad Alessandria e Messina chiudendo sesto alla Mille Miglia. Per la terza volta consecutiva vinse il Gran Premio Motociclistico delle Nazioni e il ancora il Circuito del Tigullio.
Le vetture della scuderia Nuvolari e ormai obsolete, nonostante le modifiche apportate da Alberto Massimino e Nuvolari ottennero scarsi risultati, e lui stesso deluse con l’Alfa Romeo 6C 1750 al Gran Premio del Mugello per scarso affiatamento con il mezzo e scarsa conoscenza del percorso. A fine stagione era in programma il Circuito Automobilistico del Lario e Nuvolari si presentò con la solita Bianchi, ottenendo una vittoria strepitosa che gli fece ottenere l’attenzione della Scuderia Materassi che gli mise a disposizione una Talbot per un paio di gare.
Nel 1930 l’Alfa Romeo, orfana di Gastone Brilli-Peri, deceduto al Gran Premio di Tripoli, offrì un contratto a Nuvolari per correre la Mille Miglia. Nella gara si verificò (forse) l’episodio più noto della carriera di Nuvolari. Dopo aver accumulato quasi sette minuti di ritardo, fra Ancona e Bologna recuperò il terreno perduto e a Peschiera del Garda, a fari spenti nella notte, riuscì a superare il rivale Varzi rendendo leggendario il suo nome. Dopo questo episodio venne contattato da Enzo Ferrari per farlo correre con le sue Alfa Romeo P2 della sua neonata scuderia, vincendo, fra l’altro, il Tourist Trophy a Belfast e a ottobre disputò la sua ultima gara in moto, il Circuito del Tigullio, chiuso al quinto posto.
Nel 1931 perse la sfida auto-aereo, ottenendone però notevole notorietà, gareggiando all’Aeroporto di Roma-Urbe con la sua Alfa Romeo 8C contro un Caproni CA 100. Nell’aprile del 1932 Nuvolari venne invitato al Vittoriale da Gabriele D’Annunzio che gli donò una tartaruga dorata con la dedica “all’uomo più veloce l’animale più lento” chiedendogli in cambio di vincere la successiva Targa Florio, cosa che Nuvolari fece regolarmente con l’Alfa Romeo 8C della scuderia Ferrari, vincendo anche i Gran Premi di Monaco, di Francia e d’Italia. Il 1932 fu un anno tragico per Nuvolari che a pochi mesi di distanza perse entrambi i figli: Giorgio e Alberto.
Nonostante ciò Nuvolari continuo a correre in modo sempre più aggressivo e spericolato. Il 15 giugno 1935 sull’Autostrada Firenze-Mare batté due primati europei di velocità alla velocità media di 323,125 km/h toccando i 360 km/come velocità di punta con l’Alfa Romeo 16C Bimotore della scuderia Ferrari, nonostante il forte vento laterale che lo portò a contrastare una sbandata a oltre 200 km/h. Vinse anche il Gran Premio di Germania al Nurburgring, nonostante l’inferiorità della sua Alfa Romeo nei confronti di Audi e Mercedes, facendo imbestialire i gerarchi nazisti presenti alla gara e mandando in crisi gli organizzatori che non avevano previsto una vittoria italiana. Nuvolari, previdente, si era portato una bandiere italiana che fece issare sul pennone al posto di quella logora a disposizione degli organizzatori, ma dovette di accontentarsi di ‘O sole mio come inno al posto della marcia reale alle premiazioni.
Nel frattempo la guerra incombeva e le attività motoristiche erano in diminuzione. Il tre settembre 1946 corse la Coppa Brezzi con la Cisitalia D46 arrivando al traguardo con il volante in mano sventolato davanti agli spettato. Nel 1947 partecipò ancora alla Mille Miglia con una Cisitalia 2020 Spyder Mille Miglia, chiudendo secondo, dopo essere stato in testa per gran parte della gara e perdendo il primato solo nel tratto autostradale Torino-Brescia, piegandosi alla maggiore potenza della vettura di Clemente Biondetti. L’anno successivo corse ancora la Mille Miglia all’età di cinquantasei anni corse la Mille Miglia con una Ferrari 166 SC rimanendo in testa fino a Ospizio, nei pressi di Reggio Emilia, dove fu costretto al ritiro su ordine di Enzo Ferrari che gli impose di fermarsi visto che il Mantovano volante non voleva perdere tempo a far riparare la balestra incrinata della vettura, per non perdere il comando della gara, dopo che già aveva fatto togliere, strada facendo il cofano motore e si era rotto il supporto sedile del meccanico. Il 10 aprile 1950 corse la Palermo-Monte Pellegrino su una Cisitalia 204°-Abarth Spider Corsa della squadra di Carlo Abarth. vinse la Classe Sport fino a 1100 e chiuso quinto assoluto. Fu l’ultima corsa e l’ultima vittoria di Tazio Nuvolari.
Nuvolari non si ritirò mai ufficialmente dalle corse, ma nel 1952 fu colpito da ictus, che lo lasciò parzialmente paralizzato e morì l’11 agosto 1953 per un secondo ictus. Al funerale parteciparono circa 50.000 persone, fra le quali anche Enzo Ferrari e il feretro posto su un telaio di una vettura e scortato dai piloti Alberto Ascari, Luigi Villoresi e Juan Manuel Fangio fu sepolto nel cimitero monumentale di Mantova, indossando gli abiti che usava abitualmente in corsa: maglione giallo con il suo monogramma, pantaloni azzurri e gilet di pelle marrone. A fianco il suo volante preferito.