36° Automotoretrò, lo spettacolo è anche a due ruote

Di Tommaso M. Valinotti, foto di Marco Ferrero

TORINO – Fin dalla prima edizione del lontano 1983 fu chiaro che le moto avrebbero ottenuto una parte importante in quella che allora era una mostra scambio organizzata da quattro amici al bar, che in realtà si ritrovano nel retrobottega dei Magazzini dell’Auto di Marcello Delfini. Un po’ alla volta i quattro amici sono diventati, tre due, uno (come i piccoli indiani di Agatha Christie) lasciando il coriaceo Beppe Gianoglio (da sette anni affiancato dal figlio Alberto) a combattere con costi e burocrazia sempre più imperante.

Ma le moto sono rimaste. Sempre in seconda posizione, ma ci sono e sono importanti. E così il nostro reporter Marco Ferrero si è fatto una bella carrellata di due (a volte tre) ruote con esemplari che andavano dai primi del secolo (scorso), ai giorni nostri. Inglesi, giapponesi, italiane ed anche torinesi. Sì, perché se la città della Mole non ha avuto una tradizione motociclistica all’altezza della sua fama mondiale come l’ha avuta con le auto, le sue brave marche le ha avute, tutte scomparse, tutte gloriose. A cominciare da quella Ollearo attiva per tre decenni dal 1922 al 1952 fondata dal canavesano Néftali Ollearo con il fratello Marco. La storia della Ollearo è affascinante e merita un approfondimento facile da reperire dal sito ufficiale (www.ollearo.com) alle numerose pubblicazioni uscite sulla casa.

Il tema centrale delle due ruote ad Automotoretrò 2018 è stato quello dedicato ai “Cinquantini” esposizione che ha fatto sgorgare più di una lacrima ai quattordicenni degli anni Sessanta e Settanta che hanno trovato esposte i motorini che hanno avuto, ma molto più spesso solo sognato. Per finire con la carrellata di moto dei giorni nostri, senza scadere nelle naked tanto in voga oggi, ma con la presenza di un paio di splendide Royal Enfield inglesi, che hanno mantenuto la stessa fisionomia di mezzo secolo fa. Anche se sono prodotte in India!