B.A.T. – Il sogno realizzato di Automotoretrò

Le tre auto più ricercate e misteriose al mondo, furono le regine di un’edizione strabiliante della rassegna torinese.

TORINO, 30 aprile – Alla domanda di quale sia stato il “colpo” più grosso effettuato dagli organizzatori di Automotoretrò Beppe Gianoglio, il suo ideatore e che ne è al timone da 38 anni, non ha dubbi: l’esposizione delle B.A.T.

E dire che sotto le volte di Torino Esposizioni prima e di Lingotto Fiere dopo sono passati esemplari di automobili da sogno, come un paio di esemplari di Bugatti Royale (sette esemplari costruiti, valore qualche decina di milioni di euro l’una). Come racconta nell’intervista pubblicata oggi nelle pagine di www.kaleidosweb.com la presenza delle B.A.T. ad Automotoretrò fu frutto di una fortunata coincidenza, presa al volo da Beppe Gianoglio.

Ma perché le B.A.T. sono preziose come quadro di Vermeer, pur essendo pressoché sconosciute al grande pubblico?

Le B.A.T., il cui acronimo significa Berlinetta Aerodinamica Tecnica, sono tre vetture in cui Franco Scaglione, designer tanto bravo quanto poco valorizzato, esplorò fino all’estremo le concezioni aerodinamiche dell’epoca. Le tre vetture furono sviluppate sul telaio dell’Alfa Romeo 1900, la moderna berlina che rilanciò l’Alfa Romeo nell’immediato dopoguerra. Scaglione disegnò le tre vetture che furono costruite dalla Carrozzeria Bertone e presentate al Salone di Torino del 1953 (B.A.T. 5, la più estrema delle tre), 1954 (B.A.T. 7) e 1955 (B.A.T. 9), che ispirarono la Giulietta Sprint, costruita sempre da Bertone. Dotate di un motore quattro cilindri da 90 cavalli e cambio a cinque marce, grazie alla loro leggerezza e all’estrema profilatura aerodinamica (Cx 0,23) potevano superare i 200 km/h.

Secondo alcune fonti le tre B.A.T. dopo varie vicissitudini sarebbero ora al Blackhawk Museum a Danville in California. Nel novembre sono state esposte a Londra e fotografate da Tom Saxson per il sito www.classicdriver.com