Gianmaria Aghem racconta il “suo” Monte Carlo Storico

di Marco Mincotti

MONCALIERI – Una settimana dopo l’arrivo a Port Hercule e la consapevolezza di aver vinto il Monte Carlo Storico, un successo che inseguiva da tempo, il driver di Moncalieri Gianmaria Aghem è pronto, nella tranquillità di casa, a raccontare la sua corsa, la sua avventura, quella vissuta in ogni singolo secondo con il fidato Diego Cumino, il navigatore chierese che lo ha affiancato in questa straordinaria edizione del “Monte” a bordo di Lancia Fulvia Coupé 1200. “Che esperienza!”, esordisce così, come se per lui si fosse trattato della prima volta, invece ci troviamo davanti ad un uomo che della regolarità ha fatto la sua vita; ma anche per i più scafati una vittoria ambita per anni fa luccicare gli occhi, come se un po’ si tornasse neofiti.

“Sono stato subissato da messaggi, e-mail, telefonate – prosegue – scoprire alla mia veneranda età di essere circondato da un numero così grande di persone che ti vogliono bene e desiderano condividere la tua gioia è a dir poco commovente. I miei ringraziamenti arrivano ovviamente in ritardo, quando, ricuperate un po’ le forze e la lucidità, ho deciso di predisporre una risposta che riassumesse alcune notizie della competizione, i timori e l’ansia all’interno della Fulvietta e ben descrivesse quella ‘macchina da guerra’ che è la Milano Autostoriche, l’associazione che ci ha griffato per questa edizione 2018. È un sodalizio di puri appassionati che in occasione del Monte Carlo Historique apre le proprie porte accogliendo gli italiani desiderosi di mettere il proprio talento a servizio di quello spirito patriottico da troppe parti ormai dimenticato. Un grosso grazie anche alla mia scuderia, la Loro Piana Classic, che per questa importante occasione ha di buon grado autorizzato la mia momentanea cessione. All’interno della Milano ognuno, si mette a disposizione, con entusiasmo, umiltà e passione ed alla fine i risultati arrivano, nonostante quest’anno tanti bravi equipaggi siano stati colpiti da una sfortuna particolarmente aggressiva”.

Ma ora la corsa, adrenalina pura, la stessa che trasuda dagli occhi di Aghem ora che il suo racconto si fa più incalzante. “La gara per noi è stata un crescendo di emozioni, timori ed ansia, via via che ci si avvicinava alla tappa finale, con la consapevolezza che stavamo lottando per la vittoria e che il valore degli avversari non avrebbe consentito la benché minima sbavatura. Le accurate ricognizioni, il radar di Cuni, i filmati di Maurizio Aiolfi e tutte quelle serate a studiare i tratti più difficili, sarebbero stati inutili, senza le puntuali indicazioni dei ricognitori e gli opportuni cambi gomme da parte di un’assistenza sempre presente. Sono perfettamente consapevole di essere stato molto fortunato per non aver trovato impedimenti invalicabili.  La scelta della media più bassa ci ha notevolmente favorito, più che sulla velocità, nelle condizioni delle strade (meno ghiacciate, ndr). Le prove più difficili? Certamente la 1, 2, 7 e 10: sono imposte a media ridotta, che vuol dire le prime due a velocità uguale per tutti e le rimanenti con differenza limitata a + 1 e + 2 chilometri orari”.

L’ultima notte. Nel pieno rispetto della tradizione monegasca ad un certo punto bisogna lanciare le proprie carte sul tavolo verde. I piloti del “Monte” lo fanno nell’ultima notte, quella della prova speciale finale che termina, nel bene o nel male, nel cuore del Principato. “Noi quell’ultima notte abbiamo attaccato senza prenderci eccessivi rischi ma cercando di mantenere alta la concentrazione – sottolinea Aghem – il mio navigatore Diego è stato bravo, sempre attento e preciso, senza esitazioni od incertezze. La Lancia Fulvia, preparata dalla Sil-car e dotata di un nuovo assetto, è stata grande, incollata a terra sia con l’asfalto viscido che con la neve ed il ghiaccio è sempre stata in tiro, senza cedimenti o brontolii ed alla fine è risultata pronta per ripartire, come se i chilometri appena percorsi fossero stati una passeggiata”.

La dedica. Aghem conclude dedicando questo risultato ad un grande amico: Fabrizio Brunetti. “uomo di incredibile cultura, vero estimatore dei veicoli storici ed appassionato allo stato puro del marchio Lancia. Da quando ci ha lasciato mi manca, ma nelle lunghe notti di avvicinamento e in quella sui tornanti del Turini, l’ho sentito vicino”.