Rallisti ai tempi del Coronavirus. Beppe Gianoglio: “Dalle corse del Valentino ad Automotoretrò-Automotoracing 2020 il passo è lungo”

L’organizzatore della kermesse torinese racconta come la passione per le auto da corsa sia nata con lui, seguendo le gare che si svolgevano al Parco del Valentino. Passione rimasta immutata fino ai giorni nostri, continuando a organizzare Automotoretrò, giunto alla 38esima edizione. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano  (www.fotomagnano.com)

TORINO (TO), 29 aprile – Rattrappiti dentro la ristrettezza delle nostre case, ci resta difficile pensare che meno di cento giorni fa, a inizio febbraio, scorrazzavamo per i padiglioni di Lingotto Fiere per goderci la 38esima edizione di Automotoretrò (11 esima di Automotoracing) con le sue vetture da sogno, il rombo dei piloti sulla collina, la ressa dei ricambi, con il pubblico assiepato non a un metro di distanza ma a stretto contatto pelle contro pelle.

Probabilmente fa fatica a pensarci anche Beppe Gianoglio che assieme al figlio Alberto è l’organizzatore della rassegna torinese andata in scena dal 30 gennaio al 2 febbraio scorsi. Appassionato di lungo corso, Beppe Gianoglio approfitta delle pagine di www.kaleidosweb.com per raccontare una passione nata con lui stesso e mai venuta meno nel corso degli anni.

Torinese, 75 anni il prossimo 2 luglio, Beppe Gianoglio non può datare il momento in cui nacque la sua passione per i motori. “Probabilmente è nata nello stesso momento in cui sono nato io” afferma ora Gianoglio.Trasmessami da mio padre che, pur non avendo mai corso in vita sua, aveva i motori da corsa nel sangue. Lui era nato nel 1912 e all’epoca in cui lui era giovane era estremamente difficile correre, con le vicende della guerra immanente. Mio padre diede 13 anni della sua vita all’esercito, quindi non aveva né testa né i soldi per poter correre”.

Ma Gianoglio padre la passione ce l’aveva ed era una passione che coinvolgeva anche il giovane Beppe.

Ho sempre vissuto a Torino nella zona di San Salvario e vicino a casa mia si correva il Circuito del Valentino, una delle grandi gare del dopoguerra, con piloti del calibro di Tazio Nuvolari” (protagonista nel 1946 della celebre gara guidando con una chiave inglese al posto del volante rotto). E ancora Alberto Ascari vincitore dell’ultima edizione nel 1955, il torinese Nino Farina, primo campione del mondo di Formula 1, l’argentino Manuel Fangio, che negli anni Cinquanta vinse cinque titoli mondiali, lo spagnolo Alfonso De Portago, protagonista del terribile incidente della Mille Miglia del 1957 e un allora sconosciuto Stirling Moss. “Io ero piccolo e mio nonno mi portava al parco del Valentino e ci sistemavamo dietro lo steccato di legno ed io potevo godermi lo spettacolo attraverso le feritoie delle barriere”. Non mancavano le annuali gite alla Sassi-Superga motociclistica, una delle classiche su due ruote “e ho vaghi ricordi di una gara motociclistica che si svolgeva per le vie di Torino, ma che oggi non riesco a collocare”.

Appena raggiunti i diciotto anni Beppe Gianoglio dà l’assalto all’agognata patente. “Fosse stato per me avrei dato l’esame a tredici anni” e cinque anni dopo riesce a partecipare al suo primo rally: il Rally del Sestriere, affiancato da Franco Rocco su una Fiat 500 blu, usata giornalmente per i suoi spostamenti quotidiani.

Nel 1968 la gara tornava a calendario dopo nove anni di assenza e si svolgeva su un percorso in due tappe per un totale di 2500 chilometri che partendo da Sestriere si spingeva sino a Genova e Torino. La prima tappa era di 1700 e la nostra piccola 500 strapazzata per benino si disintegrò pezzo dopo pezzo costringendoci al ritiro. Per tutta la gara abbiamo dovuto viaggiare a manetta perché le scarse prestazioni della nostra vettura ci obbligavano a comportarci come se fossimo stati costantemente in prova speciale per stare dentro ai tempi”. Per la cronaca il rally venne vinto dall’inglese Pat Moss (pilota di gran classe, sorella di Stirling Moss, nonché moglie di Erik Carlsson, vincitore di due Rallye di Montecarlo) su una Lancia Fulvia HF ufficiale.

La carriera agonistica da pilota di Beppe Gianoglio dura sino al 1974, disputando una ventina di gare, salendo via via su vetture più potenti come una Fiat 850 Coupé nel 1969 con la quale affronta il Rally 999 Minuti nel novarese, un’Alfa Romeo GTA Junior fino alla Fiat 124 Spider con cui disputa le ultime gare.

Dopo il Rallye del Sestriere del 1968 acquistai una seconda 500 per correre in salita con la quale disputai fra l’altro una Cesana-Sestriere e un’Aosta-Pila. Ma la mia passione erano i rally, specialità nella quale non fui mai molto fortunato, ritirandomi spesso per rotture, pur non avendo avuto incidenti significativi, se escludiamo quelle piccole toccate che caratterizzavano le gare su strada. Ricordo ancora con piacere il Rally di Aosta del 1974. Ero affiancato da Giorgio Gotta e ci ritirammo alla nona delle dieci prove in programma per la rottura dell’albero della pompa dell’olio della nostra 124 Spider, mentre eravamo settimi assoluti. Non male”.

In carriera Gianoglio ha disputato anche una gara di regolarità affiancato dalla futura moglie Paola, un Coppa d’Oro con la 124 Spider, ma non erano quelle le gare che lo entusiasmavano.

La scuderia Magazzini dell’Auto – All’epoca correre significava fare parte di un gruppo di appassionati che si ritrovavano oltre che sulle prove speciali notturne, anche presso le officine dei preparatori o nei negozi di ricambi auto. A Torino, punto di ritrovo principe degli appassionati era il negozio di Marcello Delfini e Nino Chiesa che per oltre mezzo secolo è stato il punto di riferimento di tutti coloro che mettevano il casco in testa o semplicemente sognavano di indossarlo.

E ai “Magazzini dell’Auto” passa tutte le sere anche Beppe Gianoglio, dove è stato creato un “covo” in cui gli appassionati si fermano a chiacchierare e discutere di rally e corse in genere ben oltre l’orario di chiusura del negozio. Le capacità gestionali di Beppe Gianoglio e la sua passione lo portano ad occuparsi insieme a Marcello Delfini della gestione della Scuderia dei Rododendri che nel 1978 diventa Scuderia Magazzini dell’Auto.

Era un bel modo per stare contatto con l’ambiente, allora molto vivace e attivo. Mi occupavo assieme a Marcello Delfini e a Nino Chiesa della gestione dei soci, seguendoli alle gare dove a volte avevamo anche 45/50 iscritti. Ricordo ancora le notti passate a fare assistenza ai nostri soci, con il furgone 600 Coriasco, cui fece seguito un Volkswagen T1, vecchio ma efficiente, il 238 a tetto rialzato fino ad avere tre Bedford che seguivano le vetture lungo tutta la prova speciale. Avevamo una squadra di amici e professionisti bravissimi nelle operazioni di assistenza che sapevano risolvere al volo i problemi degli equipaggi. E tutto ciò accadeva sul bordo della strada, perché allora non esistevano i parchi assistenza. Ricordo ancora con nostalgia Valter Magliacane, il gommista di Moncalieri, una persona splendida, sera e appassionata”.

La scuderia resta attiva fino al 1983 “quando divenne sempre più difficile gestire la situazione. Era più difficile trovare sponsor e la gestione fiscale si era fatta più complessa” ricorda oggi Beppe Gianoglio che era al timone della Scuderia Magazzini dell’Auto in quella che fu la stagione più gloriosa della compagine torinese, quando fece correre Dario Cerrato nella sua stagione di rilancio.

Cerrato nel 1981 ebbe una stagione molto difficile come pilota ufficiale FIAT nel mondiale e a fine stagione venne appiedato. L’anno successivo ripartì da privato e si appoggiò alla Scuderia Magazzini dell’Auto per rilanciarsi. Acquistò una Opel Ascona 400 e lo seguimmo con i nostri mezzi e i nostri meccanici al Rally dei Rododendri, Isola d’Elba, Quattro Regioni, Lana e Ciocco. Le sue prestazioni furono significative e per il Sanremo Opel Italia gli affidò una Ascona ufficiale. Fu una gran bella avventura”.

Nasce Automotoretrò – La chiusura della Scuderia Magazzini dell’Auto non svuota il “covo” sul retro del negozio dove gli amici si ritrovano la sera prima di cena e continuano a parlare di auto e di corse sui sedili Sparco che formano un salottino. “Nell’aprile del 1983 una sera Valter Candela, uno degli habitué del negozio, ci racconto della sua trasferta a Reggio Emilia dove da due anni si svolgeva una mostra scambio di veicoli storici e da collezione. Io non conoscevo il settore e mai mi ero interessato al collezionismo d’epoca, ma l’imminente chiusura della scuderia mi imponeva di cercare qualcosa di interessante da fare”.

E fu Automotoretrò.

Nel settembre dello stesso anno si tenne la prima esposizione a Palazzo del Lavoro a Torino, un solo giorno di apertura che richiamò 4500 visitatori; l’anno successivo ci fu il passaggio a Torino Esposizioni, occupando il Quinto Padiglione, quello sotterraneo che ospitava i carrozzieri al salone dell’Auto di Torino, per poi salire nel prestigioso Padiglione Agnelli. Nel 2000 Automotoretrò si trasferì a Lingotto Fiere, divenuto il principale polo fieristico torinese e nel 2010 la manifestazione per autostoriche venne affiancata da Automotoracing, proprio per recuperare le radici corsaiole di Beppe Gianoglio, ora affiancato dal figlio Alberto, anche lui pilota. Una manifestazione che ha raggiunto un posto di prestigio nell’ambito delle fiere per veicoli storici in Europa, al punto da avere quest’anno 1200 espositori e 75.000 visitatori.

Stiamo parlando di meno di cento giorni fa. Eppure sembra già di parlare di un’altra era.