Rallisti ai tempi del Coronavirus. Davide Peruzzi: “Pensavo di fare tutto il CIRAS, invece ho lavorato sulle macchine storiche in concessionaria. Ma sono ponto a ripartire. Anzi. L’ho già fatto”

Non ci sarà il Rally del Piemonte, rally del quale è nello staff organizzativo. Sono saltate le prime gare stagionali. Il settore auto è in crisi. Ma Davide Peruzzi non perde il suo ottimismo e pensa già a quando tornerà a mettere il casco in testa (non importa se in auto e o in moto) e all’organizzazione del rally monregalese per il 2021. Nel frattempo ha ripreso a lavorare nella sua concessionaria, cercando di ridurre al minimo i danni che il Coronavirus ha provocato. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano  (www.fotomagnano.com)

MONDOVÌ (CN), 19 maggio – Doveva essere una stagione di grandi avventure rallistiche e organizzative. Davide Peruzzi si preparava a disputare tutto il CIRAS e le gare storiche di Zona a fianco di Pierangelo Pellegrino; nel frattempo lavorava sodo con gli organizzatori di AeffeSport per proporre un Rally del Piemonte ancor più bello e accattivante della scorsa edizione. Il Coronavirus ha rimandato il rally monregalese al 2021, mentre ancora non si sa quali rally verranno organizzati. Ottimista come sempre, però, il rallista monregalese ha ripreso a lavorare in concessionaria, ha riabbracciato i familiari che non ha visto per due mesi e soprattutto è tornato in sella alla sua moto. Continuando a coltivare i suoi sogni. Perché quelli non muoiono mai.

Qual è stata l’ultima manifestazione cui hai partecipato? – “Come navigatore ho partecipato alla Grande Corsa a Chieri a fianco di Pierangelo Pellegrino. Dopo 13 gare con la 131 Abarth per la prima volta ci siamo schierati con la BMW M3 che era stata di Gianni Sappa. Una vettura vincente, che però era ferma da 13 anni e sentiva la ruggine dell’inattività. La gara è stata molto bella, anche se le condizioni erano difficili, specie al mattino con l’asfalto viscido per la pioggia notturna. Se aggiungiamo che sulla prima prova ha picchiato la Stratos che partiva immediatamente davanti a noi è facile capire come sia stata sofferta la gara. Alla fine siamo arrivati, anche se sulle ultime prove l’esuberante motore della BMW M3 girava a tre cilindri. Tre settimane prima ero stato impegnato con lo staff di AeffeSport nell’organizzazione e gestione del Rally del Piemonte. Una gran bella soddisfazione perché la gara ha vissuto i suoi momenti pubblici per la prima volta in centro a Mondovì. Un rally che non ha fatto tutti gli iscritti che merita solo perché attualmente non ha alcuna titolazione; ma le prove sono piaciute a tutti i concorrenti e la cornice è stata perfetta nonostante la pioggia. Con AeffeSport abbiamo preferito rinunciare all’edizione 2020 per prepararci all’edizione 2021 quando torneremo con un rally ancora più bello, sia per i concorrenti, sia per il pubblico sia per gli sponsor”.

Quali sono stati i rally hai saltato? – “Eravamo in procinto di partire per il Vallate Aretine, che è stato in forse fino all’ultimo momento e poi rinviato a data da destinarsi. Abbiamo saltato anche il Sanremo Storico il Targa Florio e il Valli Cuneesi”.

Quali erano i tuoi programmi per il 2020? – “Con Pierangelo Pellegrino avevamo pianificato di disputare, per la prima volta tutto il CIRAS, il Campionato Italiano Rally Auto Storiche, e la Coppa Michelin Storica. Per la prima volta avremmo disputato gare affascinanti che non avevamo mai fatto, quali il Targa Florio, il Sanremo e l’Elba. In programma avevamo anche alcune gare di zona come il Valli Cuneesi e il Monti Savonesi di ottobre. Speriamo di recuperare più gare possibile. Mi spiace per il Campagnolo Storico, in programma fine mese e rinviato a data da destinarsi. La gara ha sede a Isola Vicentina, poco distante da Due Ville, paese originario della mia famiglia e nel quale ho ancora dei cugini che vengono a fare il tifo. Mi manca anche il Valsugana Historic, previsto in provincia di Trento per il 25 aprile e rinviato a data da destinarsi, una gara che si svolge in un panorama splendido”.

A cosa hai dovuto rinunciare per l’emergenza Coronavirus? – “Ho dovuto rinunciare ai contatti con la mia famiglia. Io vivo a Mondovì con mia moglie Sara, mentre i miei genitori, i miei fratelli e nipote sono a Ceva. Non vederci è stato triste. Con il mio carattere esuberante è stato frustrante essere relegato in casa, senza poter fare, organizzare, incontrare gli amici, vedere gente. Mi sono mancati molto anche i giri in bici e in moto”.

Che cosa hai fatto in questo periodo di reclusione? – “All’inizio ero veramente terrorizzato. Sia per quanto riguarda lo stato di salute, in particolare dei miei genitori e della mia famiglia, sia per quanto riguarda la situazione economica che prevedevo si sarebbe creata. Dopo due settimane in cui ho vissuto malissimo la situazione, ho cominciato a lavorare. Avendo la concessionaria a Mondovì, mio comune di residenza, andavo in ufficio lavorando al computer e sistemando tutti quei documenti che nel periodo di normale attività non ci avevo messo mano. Ho anche lavorato sulle auto storiche che ho in officina; è stato rilassante perché potevo dedicarmi a loro senza la pressione del tempo e dei clienti che venivano a cercarmi. A casa mi sono dedicato a fare pane e pizza”.

Come è cambiata la tua vita dopo il 4 maggio, e cosa farai nel prossimo futuro? – “Inizialmente mi sono preoccupato per il mio lavoro. Il settore automobilistico nei due mesi di marzo e aprile ha perso il 97,5% e il Gruppo cui appartiene Meta stima di aver nel 2020 una perdita di 3,5 milioni di euro. Però sono una persona che vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Ricominciare a lavorare, seppur a ritmi estremamente ridotti, ha significato rimettere in moto l’attività e me stesso. Ho ripreso a sistemare le macchine che non abbiamo consegnato per il Coronavirus e a incontrare i clienti. Certo è una cosa strana incontrarsi così, tutti con le mascherine, immersi nel gel igienizzante dopo essere stati passati allo scanner per la febbre. Ma dobbiamo farcene una ragione”.

Cosa bisogna fare per uscire da questa situazione di emergenza? – “Innanzi tutto dobbiamo crederci. Sia a livello sociale, sia come rallisti. La federazione deve aiutare gli organizzatori che avranno il coraggio di mettere a calendario le loro gare. Ripartendo con le gare si aiutano di conseguenza anche i preparatori, i più colpiti dalla crisi economica nel nostro settore. Gli aiuti possono essere di carattere economico ma anche snellendo la burocrazia e soprattutto riducendo drasticamente il personale inutile che gli organizzatori sono costretti a ospitare che esprimono spesso pareri contrari gli uni agli altri, mettendo in difficoltà chi deve portare avanti la gara”.

Come festeggerai il ritorno alla normalità? – “Non ho festeggiato il 4 maggio, festeggerò il giorno in cui metterò il casco in testa e mi troverò davanti al semaforo verde della prima speciale. In famiglia prepareremo una gigantesca braciolata tutti insieme e mi ritroverò con gli amici”.

Qual è il sogno nel cassetto? – “Sono uno che ha molti sogni del cassetto, perché i sogni sono la grande spinta a creare nuove idee, nuove emozioni nella nostra vita. Come rallista mi piacerebbe fare un rally commentandolo in diretta dal sedile del navigatore, come fece Dario Cerrato che nel 1989 disputò il Monte-Carlo affiancato dal giornalista Gianni Vasino. Quest’anno avevo in programma di disputare per la prima volta un rally storico su terra e avevamo messo a calendario il Costa Smeralda Storico. È a fine ottobre, vedremo se si riuscirà a fare. E poi ci sono le mie fantasie da motociclista, a cominciare dalla Parigi-Dakar, però troppo impegnativa sia a livello fisico, sia a livello economico. Pero qualche bel raid lo farò, tipo la Gibraltar Race, che quest’anno porta i concorrenti da Tallinn (Estonia) a Salonicco (Grecia), tutto su piste sterrate”.

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