Rallisti ai tempi del Coronavirus. Giorgio Bernardi: “Alla mia prima gara, il preparatore mi ha tolto le chiavi della macchina dopo la seconda prova”

Lo spettacolare pilota della Valle Po, appartenente a una famiglia di rallisti, racconta come sia diventato un pilota grintoso e velocissimo, anche grazie agli stimoli ricevuti dal padre e dallo zio. Per il momento è fermo, ma non vede l’ora che torni ad accendersi il semaforo verde in prova speciale. Per dare la caccia a quella prima vittoria assoluta che ancora gli manca. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano. In apertura Giorgio Bernardi con la cugina Elena e Lucio Ramello sul palco del Valli Cuneesi 2019  (www.fotomagnano.com)

MARTINIANA PO (CN), 7 maggio – Se è vero che le inclinazioni delle persone si vedono fin da piccoli, mamma Romana non ha mai avuto dubbi di come sarebbe cresciuto suo figlio Giorgio.

Da piccolo avevo uno di quei trattorini che si regalano ai bambini appena si muovono in autonomia così che possano girare in cortile spingendo a fatica sui pedali. Io abitavo in una casa che aveva una bella discesa sterrata e il mio divertimento era tuffarmi nella riva e magari capottare. Gli altri bambini smontano e rimontano i loro giocattoli. Io riuscii invece a staccargli le ruote capottando rovinosamente nel pendio”.

A un quarto di secolo di distanza non è dato sapere come sia finita quella storia. Se mamma Romana si sia arrabbiata; quasi certamente papà Paolo, anche lui pilota, non se l’è presa, mentre Giorgio, coriaceo e determinato non si è di sicuro messo a piangere.

La mia è una famiglia di rallisti. Mio padre ha corso per 25 anni, mio zio Gianbartolo ha gareggiato anche lui ed è sempre stato molto interessato ai miei impegni agonistici, seguendomi con passione e venendomi a vedere”. Considerando che anche la sorella Jessica ha corso alcuni rally e Giorgio ha convinto pure la cugina Elena a farli da navigatrice in un paio di gare, si capisce come all’appello manchi solo mamma Romana, che però lo segue sempre con attenzione.

Ho praticato diversi sport, perché mi piace moltissimo confrontarmi. La competizione mi stimola parecchio”. E così si trova a praticare tennis, nuoto, giocare a pallone. “Come difensore non me la cavavo male e con la squadra qui della Valle Po ci siamo divertiti parecchio; arrivando anche a giocare contro i ragazzini di Juve, Toro e Sampdoria, uscendone sempre onorevolmente, considerando che ci confrontavamo con ragazzini che aspiravano al professionismo, mentre noi giocavamo per divertirci”.

Ma lo sport in cui il giovane Giorgio Bernardi dà il meglio è lo sci, arrivando a un passo dal sostenere l’esame da maestro. “Lo sci è uno sport estremamente rigoroso. Nevica? Devi sciare. Fa caldo? Devi sciare. C’è nebbia? Scii lo stesso” afferma oggi Giorgio Bernardi rimarcando quanto lo sci sia propedeutico al rally con il quale ha molte similitudini. Si deve correre in qualsiasi condizioni ambientali. O almeno così dovrebbe essere, anche per i rally.

Lo sci ti insegna ad andare forte a curare le traiettorie e ad avere coraggio nel buttarti in discesa sopra due assicelle molto strette” ribadisce il pilota della Valle Po. Che prima di poter guidare in prove speciale si sfoga sugli sci. “A fare sport mi sono sempre divertito moltissimo” ricorda adesso, ma anche da ragazzino continua a essere morbosamente attratto dal mondo dei motori.

Anche perché in famiglia c’è sempre qualcuno che gli lascia briglia sciolta.

Avrò avuto dieci anni e un giorno mio padre mi dà le chiavi della Jeep pick-up di famiglia e mi dice: ‘scalda le candelette e mettila in moto che devo andare via’. Ubbidii di corsa aspettando che mio padre si mettesse al volante e se ne andasse. Invece mio padre si sedette di fianco e mi disse: ‘fai un giro nel cortile’ ed io ingranai la prima e guidai per la prima volta”.

Godendo di ampi spazi nei piazzali del caseificio di famiglia, Giorgio Bernardi ha la possibilità di guidare tutto ciò che gli capita per le mani. L’anno successivo esordisce sui camion della ditta.

Mio padre arrivò con un camion del latte nuovo di zecca. Appena lo vidi me ne innamorai. Mio capì subito che sbavavo per salirci sopra. Mi lasciò le chiavi e mi disse: ‘parcheggialo’. Il problema fu che non arrivando ai pedali non riuscii a frenare in tempo e mi fermai contro un muro”.

Mentre continua gli esperimenti di guida, il più piccolo dei Bernardi ha modo di conoscere i rally da spettatore.

Il mio primo ricordo consapevole da spettatore di rally risale a un Bagnolo di inizio millennio (Giorgio Bernardi è nato ad aprile del 1993) che andai a vedere con mio padre sulla prova di Pramartino, una speciale che non hanno più fatto. Ricordo ancora il fragore impressionante delle Clio Gruppo A. Il passaggio delle prime auto mi spaventarono, con il loro rombo tuonante; poi con il progredire dei passaggi cominciò a piacermi e ad affascinarmi”. Dopo quell’esordio consapevole Giorgio Bernardi è spettatore al Rally Valli del Bormida sul versante piemontese delle Alpi Marittime, al casalingo rally della Valle Varaita portato dal padre, spesso accompagnato dal suo navigatore Ilvo Beltrando. Con il proseguire degli anni, Giorgio acquisisce maggiore autonomia e con gli amici e il motorino passa le notti a seguire le gare di zona, dal Bagnolo al Rally della Valle Varaita sino a quando diventa Rally Valli Cuneesi.

Nel gruppo c’è anche Enrico “Chicco” Ghietti, un anno più vecchio e stessa passione per le corse.

Sicché quando arriva la tanto sospirata licenza, Giorgio Bernardi non ha dubbi su chi chiamare a dettargli le note. “Ci presentammo al via del Rally del Tartufo ad Asti a fine luglio 2011, esattamente tre mesi dopo che avevo compito i diciott’anni. Enrico aveva già disputato un rally, il Città di Torino sulla Clio Gruppo A di Fulvio Chiaberto, un pilota che tiene giù il piede. Io avevo fatto qualche giro in sulla pista di Busca con la stessa Peugeot 106 di Mattio che avrei poi usato in gara”.

Al via del rally astigiano ci sono 11 altri equipaggi nella stessa Classe FN2 nella quale sono iscritti Bernardi-Ghietti, compresi alcuni funamboli della categoria quali Cristian Boniscontro, Andrea Castagna e il valdostano Luca Jeantet.

Mio padre mi disse che un buon risultato sarebbe stato contenere il ritardo dai migliori in 3” al chilometro e a fine della prima prova speciale di sette chilometri, il mio ritardo era esattamente di 21”. Mio padre era soddisfatto, io anche. Il problema nacque quando raccontai loro che eravamo usciti di strada perdendo una quindicina di secondi, piegando pure un braccetto della sospensione. Uscii di strada anche nella prova successiva e Mattio, il proprietario della 106 ritenne più prudente riprendersi le chiavi”.

La situazione migliora al successivo Rally 2 della Valle d’Aosta quando Bernardi-Ghietti chiudono ottavi di classe e prima di fine anno, all’esordio con la Twingo con cui disputerà il trofeo la stagione successiva, l’equipaggio della Valle Po chiude secondo di classe salendo per la prima volta sul podio.

Sono una persona tranquilla” sostiene Giorgio Bernardi “cui piace la velocità. Anche se ho nel mio palmares diverse uscite di strada; ma se vuoi vincere devi spingere sempre al massimo, specie se partecipi ai trofei e alle gare dedicate agli Junior nelle quali partono tutti con il coltello fra i denti” analizza Giorgio Bernardi.

E d’altronde anche il DNA di famiglia lo spinge a … spingere

Ho disputato una sola gara alla quale partecipavano anche mio padre e mio zio. Ovviamente su vetture diverse, visto che a nessuno di noi piace navigare”. Quel rally Valli Cuneesi vide la famiglia Bernardi schierata al completo sulla pedana di partenza. E nessuno all’arrivo. “Mio zio Gianbartolo picchiò nella prova del Montoso con la sua Ford Escort WRC, la prima prova. Mio padre che correva con una Fiesta R5 si ritirò sulla Madonna del Colletto, la quarta prova, uscendo di strada. Io non volevo essere da meno e picchiai anch’io sulla Madonna del Colletto con la Peugeot 208 R2. Peccato ero in testa alla classe. E lo era anche mio padre”.

Nonostante ciò anche la cugina Elena, figlia di Gianbartolo, che per molto tempo non si era interessata ai rally, infila casco e tuta e si siede sul sedile di destra di Giorgio. “Voleva semplicemente fare un giro su una vettura da rally. Io arrivavo da un 2017 nel quale avevo disputato solo una gara a San Marino, bloccato da impegni di lavoro che non mi permettevano di dedicarmi serenamente alle gare. Anche l’anno successivo non ho potuto mettere insieme un programma bloccato dal fatto di dovermi spostare continuamente fra Martiniana Po e San Marino. A giugno quindi presi al volo l’occasione di correre il Rally Alba con lei su una Peugeot 208 R2B. Fu bravissima, non perse una battuta e vincemmo sette delle otto prove corse su strada, rimanendo molto abbottonati solo nelle due prove spettacolo. Vincemmo comunque la classe e chiudemmo 17esimi assoluti in una gara che aveva 117 iscritti”.

La cugina, comunque, porta bene, oppure è molto brava, perché i due tornano fianco a fianco a fine anno al Rally di Castiglione quando chiudono sesti assoluti e primi di Classe R2B inavvicinabili a tutti gli altri.

Negli anni Giorgio Bernardi è migliorato notevolmente, grazie anche ai consigli del tutor Sandro Sottile che lo segue. E anche se nelle 62 gare disputate conta 23 ritiri, in bacheca ci sono anche dodici vittorie di classe e di trofeo. La prima al Città di Torino 2012 con la Twingo con Ismaele Barra, l’ultima al Val Merula del 2018 con la Ford Fiesta R2T affiancato da Enrico Ghietti. Molte delle quali in rally lontani dalle prove speciali piemontesi (ad esempio al Ciocco 2015) avendo Bernardi inseguito il Campionato Italiano Junior sfuggito più volte per mera sfortuna. Emblematico il ritiro del Sanremo del 2016, arrivato dopo il successo fra gli Junior del CIR al Ciocco, a causa di un problema fisico al navigatore poco prima della partenza.

La cosa che mi dispiace è non essere mai riuscito a conquistare una vittoria assoluta” afferma Giorgio Bernardi, “ma in realtà ho sempre corso con vetture piccole, se escludiamo le due gare di fine stagione 2019 con la Škoda Fabia R5. Al Città di Torino ero alla prima esperienza e sotto il diluvio con una simile vetture non era facile. La gara successiva al Bassano mi sono proprio divertito, andando veramente forte, ottenendo anche un buon risultato (nono assoluto) considerato che alla gara vicentina partecipano i migliori specialisti della top car”.

I risultati di Giorgio Bernardi confermano la sua capacità di inserirsi nelle posizioni della classifica che contano anche con vetture non molto potenti. Come ad esempio il quinto posto assoluto, dietro quattro vetture 4×4, ottenuto al Team ‘971 del 2016 su Peugeot 208 R2B affiancato da Andrea Casalini.

Una velocità naturale che nemmeno le uscite rimediate hanno intaccato.

L’unica volta che mi sono spaventato un po’ è stato al Due Valli del 2016, quando insieme ad Andrea Casalini abbiamo capottato di punta con la Peugeot 208 R2 puntando un grosso albero”.

Una gara sfortunata quella, ma anche esaltante.

Ultima prova del Campionato Italiano Junior dell’annata che a quel punto vedeva Giorgio Bernardi già fuori dai giochi per qualche ritiro di troppo. Con però la voglia di lasciare la sua impronta sulla stagione, il pilota della Valle Po stava facendo una gara fantastica, mettendo dietro tutti gli Junior vincendo una prova speciale dopo l’altra. Quando sulla Santa Trinità che chiudeva il primo giro trovava un grosso sasso in traiettoria che gli danneggiava gravemente la sospensione facendogli perdere oltre un minuto e la leadership. Ma non la voglia di giocarsi la gara nonostante il pesante ritardo. Ripartendo così in una rimonta forsennata conclusa con lo spettacolare rotolone, fortunatamente senza conseguenze per l’equipaggio, ma molte per la vettura, che metteva fine a una gara che aveva avuto dell’epico.

Un’uscita di strada terribile, che non ha intaccato la voglia di rally di Giorgio Bernardi. Fermata, ma solo per ora, dal blocco delle gare per l’emergenza Coronavirus. Ma solo per ora.