Rallisti in prova speciale. Gil Calleri: “In una famiglia fanatica per il calcio sono l’unico innamorato dei rally”

Il rallista albese è uno dei pochi personaggi del mondo delle corse che può vantare una triplice esperienza in questo sport. Navigatore vincente a fianco di Roberto Botta, ha dimostrato di essere molto veloce quando è passato al volante, e dal 2014 fa parte del ristretto staff del Cinzano Rally Team che da cinque anni organizza il Rally Alba, gara del Campionato Italiano Rally-WRC. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano  (www.fotomagnano.com)

GRINAZANE CAVOUR (CN) – “Sono la pecora nera della famiglia”. Una simile dichiarazione di solito precede la rivelazione di qualcosa di peccaminoso, retroscena piccanti, lo scoprire deviazioni pruriginose.

“Sono l’unico di famiglia appassionato di corse automobilistiche, a cominciare da mio padre Giovanni per proseguire con mio figlio Edoardo”. C’è un pizzico di delusione nello scoprire che Gilberto Calleri, in arte Gil, non ha scheletri nella credenza da rivelare, ma anche curiosità per scoprire come una simile passione sia sbocciata in un terreno rallisticamente arido.

“Non so dire quando sia nata la mia passione per i rally e le corse in macchina; forse è nata nel giorno in cui sono nato io”. Se la famiglia non è rally-dipendente, però la zona in cui il giovane Gil viveva lo è parecchio e il padre, un po’ per passare il tempo, un po’ per seguire gli amici, a vedere qualche gara in macchina ci va.

“Non so collocare con precisione la prima gara che ho visto. All’epoca, in zona era tutto un pullulare di slalom, con un centinaio di vetture al via, come la Roddino-Sinio e la Somano-Bossolasco. Posso solo dire che ho un ricordo abbastanza preciso di un momento in cui mio padre, che era amico di Giacomo Deila (il padre di Pigì e Romeo) mi fece sedere nella sua X 1/9 proto. Una vera emozione”.

Se il mondo delle corse è abbastanza distante da Gil Calleri non lo è quello della guida. “Quando ero piccolo abitavo con la mia famiglia all’interno della tenuta Fontanafredda di Serralunga d’Alba, con il suo immenso parco e le stradine che lo percorrevano. Quando mio padre si andava a riposare nel pomeriggio, aprivo il portone del garage e facevo scivolare fuori a spinta la 500 di mia madre per poi scorrazzare nei vialetti fra i boschi”.

Nei giorni delle scuole elementari amico per la pelle di Gil Calleri è Flavio Bevione, personaggio che sarà determinante per l’inizio e lo sviluppo della carriera rallistica dell’albese. Con lui, finite le lezioni scolastiche, corre a guardare le macchine che stazionano in una piccola officina vicino a casa, che oltre a curare le vetture stradali prepara le auto da slalom e autocross dei piloti locali.

“Flavio era veramente appassionato di corse fin da piccolo e appena ne ebbe l’occasione mise il casco in testa per lanciarsi in prova speciale. Ovviamente coinvolse me come navigatore” e al Rally della Valle Varaita del 1989 i due ventenni si presentano al via con la loro Peugeot 205 Rallye. “Adrenalina, foga e inesperienza giocarono ovviamente la loro parte, e già nella prima prova demmo una musata. Quel colpo forse ci portò della saggezza e riuscimmo a concludere. La Rallyna era un po’ acciaccata, ma vedemmo la pedana di arrivo”.

Però, classe e piede ci sono e appena qualche settimana dopo i due riescono a conquistare la loro prima vittoria al Rally del Bormida. Da quel momento la carriera di Gil Calleri come navigatore è un crescendo e dura oltre un quarto di secolo fino al Monza Rally Show del 2017 a fianco di Mario Cordoni su una Fiesta R5. Una carriera di oltre 150 gare, e che contempla 15 vittorie assolute e 35 vittorie di classe, stando ai dati degli annuari rallistici.

Gil Calleri non conferma e non smentisce, stringendosi semplicemente nelle spalle.

“Non ho mai tenuto conto di vittorie e piazzamenti, semplicemente perché per me basta correre. Mettere il casco in testa e fare la speciale più velocemente possibile”.

Gil Calleri è soddisfatto della sua avventura rallistica sul sedile di destra e manco ci pensa a mettersi al volante.

“Nel 1990 ho corso alla slalom Neive-Mango con la 205 Rallye vincendo la classe, ma proprio non pensavo di correre da pilota, soddisfatto ”. Questo per almeno diciannove anni dal suo esordio rallistico.

Nel 2008 Flavio Bevione torna alla carica, nonostante fossero diciassette anni che non metteva il casco in testa e affrontava una speciale propone a Gil Calleri di disputare un rally. Ma a ruoli invertiti. E cominciano dal Valli Vesimesi di fine luglio con la Clio RS N3 e i risultati sono subito confortanti: “Vincemmo cinque delle otto prove speciali e a una prova dalla fine eravamo in testa alla classe. Senonché forammo e perdemmo quasi sei minuti e finimmo terzi di classe. Ma ormai il ghiaccio era rotto”.

La vittoria di classe non tarda ad arrivare e al Riviera Ligure di Spotorno (quarta gara di Gil come pilota) Calleri-Bevione salgono sul gradino più alto della classe N3.

“Non avendo mai corso un rally da pilota con vetture da assoluto non ho mai vinto un rally, però le mie soddisfazioni me le sono prese, chiudendo terzo assoluto due volte: al Valli Imperiesi del 2011 con la Clio RS e al Jolly Rally ad Aosta con la Citroën DS3 sempre navigato da Flavio Bevione”. A questi risultati vanno aggiunti un successo nel Trofeo Clio R3 nel 2011 e Trofeo Twingo nel 2013, oltre a 21 successi di classe.

“Sono state belle soddisfazioni anche perché mi sono trovato a giocarmela con piloti esperti e notoriamente veloci come Roberto Vescovi” commenta oggi Gil Calleri, che non ne fa un dramma su quella che può essere la delusione più grande della sua carriera, ovvero non aver vinto il Trofeo Twingo del 2010 pur avendo concluso a pari merito con il vincitore proclamato Fabrizio Andolfi.

“Il regolamento era chiaro e lo conoscevo fin dall’inizio. In casi di parità il premio sarebbe andato al pilota più giovane. Sarebbe bastato fare un punto in più o… essere nato dopo di lui” sottolinea filosoficamente il rallista albese.

Che nel corso della sua lunga carriera a conosciuto mille personaggi con cui ha condiviso le emozioni dei rally e in gran parte della vita. “Come pilota i miei sentimenti vanno a Roberto Botta, con cui ero amico anche nella vita. Il mio navigatore del cuore è ovviamente Flavio Bevione, con cui ho condiviso tutto fin dalle scuole elementari. Ho avuto ottimi rapporti con tutti i preparatori, a cominciare da Luigi Balbo e Roberto Bosca, quando dettavo le note a Roberto Botta. Mi sono trovato benissimo con Diego Parodi della Gima quando sono passato al voltante e ho guidato le sue Renault Clio e Twingo. Ultimamente ho corso con le Peugeot di Riccardo Miele, un personaggio fantastico, taciturno e concreto come lo sono le persone delle nostre montagne. Peccato che ci siamo incontrati quando io non avevo più tutta quella smania di correre”.

E poi ci sono i piloti mito, quelli che calcano il mondiale. Henri Toivonen, tanto per cominciare e Colin McRae. Vederli passare era da pelle d’oca. Peccato che sia accaduto così poche volte”.

Una carriera lunga che dal 2015 lo vede nello staff organizzativo del Rally Alba, ma che gli ha riservato tante soddisfazioni anche dentro l’abitacolo.

“Sicuramente vincere il Rally di Alba del 2007 con Roberto Botta davanti a un pilota fortissimo come Luca Cantamessa è stata un’emozione fortissima. Quell’anno disputammo una stagione ad altissimo livello con la Peugeot 206 WRC che usavamo per la prima volta e rimanemmo in lizza per il TRA fino all’ultima gara dove chiudemmo quarti per la rottura del manicotto del turbo nel finale. Fu una grande stagione perché disputammo gare per noi assolutamente nuove e lottammo contro piloti come Marco Silva e Felice Re, che potevano permettersi di effettuare test prima delle gare e

Esaltante è stato anche l’inizio della stagione 2002 con Roberto Botta e la Clio Williams quando iniziammo vincendo il Rally Colli del Monferrato e poche settimane dopo il Rally di Alba lottando con piloti del calibro di Massimo Brega, che allora rappresentava il top dei piloti che correvano in zona”

Dopo tutti queste soddisfazioni forse Gil Calleri non è più la pecora di famiglia. “Mio padre ha smesso di seguire i rally dal momento che ho cominciato a correre io. Mia moglie Monica mi seguiva quando mio figlio Edoardo, che ora ha 15 anni, era piccolo. Poi verso i cinque, sei anni ha cominciato a giocare a pallone anche lui e nei fine settimana la mamma è impegnata a seguirlo” conclude Gil Calleri, stringendosi nelle spalle.