Una mostra un mito: la carrozzeria Touring Superleggera al MAUTO

Logo_mauto.ai_Si è chiusa ieri, domenica, 20 novembre, la mostra dedicata alle vetture concepite e prodotte in novant’anni dalla famiglia Anderloni. Un atelier che è riuscito a superare le difficoltà del Terzo Millennio rimanendo sulla cresta dell’onda. Undici gioielli raccontano la storia della casa di Via Ludovico da Breme, fatta di eleganza, successi sportivi e nei concorsi di eleganza più famosi al mondo. Giovedì si apre una nuova esposizione a tema dedicata a Giorgetto Giugiaro e il suo percorso. Foto e testo di Tommaso M. Valinotti

mostra-touring_apertura_dscn9401-customTORINO – La carrozzeria Touring, detentrice del singolare brevetto Superleggera, non è sicuramente uno dei nomi più altisonanti nel panorama del design automobilistico italiano. Questo non perché le sue creazioni siano inferiori a quelle delle altre stelle dei carrozzieri made in Italy, quanto per la naturale modestia di Felice Anderloni e di Felice Carlo, suo figlio, a lui succeduto al timone della carrozzeria, che non fecero mai clamore ma lasciarono sempre parlare i loro splendidi prodotti. Tant’è che in questi nove decenni hanno fatto tappa nei locali della carrozzeria i grandi dell’automobilismo mondiale da BMW (di Touring è la 328 vincitrice della Mille Miglia del 1940, che precedette un’altra vettura carrozzata Touring, l’Alfa Romeo 6C di Nino Farina) ad Aston Martin, dalla spagnola Pegaso (uno splendido esemplare di Z102 venne carrozzato dalla Touring nel 1953 per la “pasionaria” argentina Evita Peron), dalla Osca alla Lagonda, fino alla Mini dei giorni nostri, passando attraverso Isotta Fraschini, Alfa Romeo, Lancia, Fiat, Bentley senza dimenticare Ferrari, Maserati e Lamborghini. Senza dimenticare la prima vettura costruita da Enzo Ferrari, l’Auto Avio Costruzioni 815 del 1940 di Alberto Ascari.

mostra-touring_apertura_dscn9257-customLa fondazione, nel 1926, avvenne per mano di tre personaggi che non erano carrozzieri ma che le auto le apprezzavano e sapevano come andavano fatte: Felice Anderloni, avvocato, Gaetano Pinzoni, contabile, Vittorio Ascari, fratello maggiore di Antonio Ascari (allora pilota Alfa Romeo) e zio del futuro campione del mondo F1 Alberto. La sede in Via Ludovico da Breme, a Milano, favorì i contatti con l’Alfa Romeo (al Portello) e con l’Isotta Fraschini. Ma l’eleganza delle creazioni della Touring colpì anche personaggi altolocati, quali la regina Elena che nel 1930 dalla Touring si fece allestire due telai di Citroën C6, ribattezzati Lictoria Six. Sempre alla ricerca della leggerezza (“il peso è il nemico, la resistenza dell’aria l’ostacolo” sintetizzerà poi Felice Carlo Anderloni) la Touring acquisì la licenza di costruzione delle carrozzerie Weimann, un metodo che utilizzando la pegamoide permetteva di risparmiare drasticamente sul peso. La pegamoide era un materiale instabile nel tempo (in quanto pelle era soggetta a seccarsi) perciò non soddisfaceva i criteri di qualità desiderati dalla Touring che nel 1936 brevettò il metodo Superleggera, ovvero una struttura reticolare di finissimi tubi in acciaio su cui venivano applicati i leggerissimi fogli di alluminio.

a01dscn9419-customQuesta tecnica esordì su una Alfa Romeo 6C 2300 del 1937 che in quell’anno conquistò la vittoria di categoria e il quarto posto assoluto con Boratto-Guidotti. Capendo che l’aerodinamica, oltre la leggerezza era fondamentale per le prestazioni delle vetture, all’interno dello stabilimento la Touring creò nell’immediato dopoguerra una rudimentale galleria del vento per migliorare il coefficiente aerodinamico delle sue proposte. Il metodo Touring venne utilizzato su licenza da numerose Case estere, come le britanniche Bristol e Aston Martin (quest’ultima affiderà alla Touring le sue DB 4, DB5 e DB6 fra le quali Touring effettuerà l’allestimento specifico per la BD5 di 007) e americane come la Hudson.

L’immediato dopoguerra rappresentò il culmine delle creazioni di Touring con esemplari dal design dalla sublime eleganza senza essere mozzafiato che sono passati alla storia: Alfa Romero 6C Freccia d’Oro e 6C Villa d’Este, Ferrari 166 MM, Aston Martin, Iso Grifo, Lamborghini 350 e 400 GT, Maserati 3500 (da cui derivò l’emozionante prototipo 5000 Scià di Persia), Lancia Flaminia GT. In quel periodo alla Touring si assemblarono le vetture del Gruppo Britannico Roots (in modo da ottenere l’abbattimento dei dazi doganali per le vetture costruite fuori dal MEC) di Hillman IMP, Sunbeam Alpine e Sunbeam Venezia (disegnata dalla stessa Touring). Per affrontare la nuova commessa la Touring impiantò un nuovo stabilimento a Nova Milanese, ma quasi immediatamente il gruppo Roots fu finanziariamente travolto mandando in crisi la stessa Touring, che non riuscì a sopravvivere con le commesse di Lancia (Flaminia GT) Alfa Romeo (Giulia GTC, una cabriolet che non riscosse il successo sperato in un’epoca in cui andavano di moda solo le spider) Autobianchi Primula e Fiat 124 Cabriolet, la cui proposta non ebbe seguito. La Touring fu costretta a chiudere i battenti il 31 dicembre 1966.

Quarant’anni dopo, nel 2006 (la storia della carrozzeria milanese si sublima sempre gli anni con 6 finale) il marchio Touring venne rilanciato dalla finanziaria Zeta Europe BV che diede nuovo impulso al marchio con la creazione di alcuni modelli dal grande impatto emozionale, ma sempre caratteristi per la loro purezza stilistica, quali la Maserati Bellagio (una proposta Station Wagon della quattroporte) vettura d’esordio del nuovo corso presentata al Concorso di Villa d’Este del 2008, la Maserati A8 GCS, la Bentley Continental Flying Star (recuperando una felice denominazione di un modello Isotta Fraschini del 1930 e di un’Alfa Romeo 1750 6C del 1931 costruita per il Concorso di Eleganza di Villa d’Este) e ancora l’Alfa Romeo Disco Volante, che riprende in chiave moderna l’Alfa Romeo 1900 Disco Volante del 1952.

Come si vede la Carrozzeria Touring è più viva e dinamica che mai, continuando a mantenere il suo profilo basso, in cui l’eleganza è essenziale, “il peso è il nemico, la resistenza dell’aria l’ostacolo”.