36° Coppa dei Fiori media perfetta per Mercattilij-Giammarino

Il rispetto della media, imposta da questo tipo di gare, allontana gli stranieri e gli appassionati di guida poco propensia impegnarsi in questa stressante specialità, preferendo la guida libera e con meno vincoli di un tempo. Non mancano comunque le belle auto, come la Porsche 911 S 2.0 dei vincitori, l’Alpine al femminile, la Stratos e personaggi come Maurizio Verini. Foto Magnano

Sanremo (IM), 10 aprile – La Coppa dei Fiori di regolarità nacque nel 1987, esattamente un anno dopo il Sanremo Rally Storico, di cui ne seguiva il percorso e le tracce. In quegli anni la regolarità non era una specialità da professionisti del cronometro e la gara dell’entroterra ligure permetteva di percorrere le strade che erano calcate dai big del mondiale rally, di godere dell’inizio di primavera (le gare storiche di Sanremo sono sempre state a calendario nel mese di aprile). Inoltre erano molti gli equipaggi del rally storico, specie stranieri, che erano accompagnati da amici in possesso di una vettura storica che non si sentivano di rischiarla sull’asfalto del Sanremo, ma non volevano mancare alla manifestazione; inoltre era possibile partecipare, cercando di fare classifica con un minimo di impegno, anche se la vittoria, come in tutti gli sport, andava sempre ai campioni. Si vedevano vetture di grande valore storico e si sentiva parlare in tutte le lingue europee, anche se il finnico era imperante, visto che molti dei finlandesi non vedevano l’ora di catapultarsi a Sanremo per godere di quel sole, merce rara a Rovaniemi e dintorni, che da loro a volte sparisce per interi mesi.

Con il passare degli anni si è assistito alla trasformazione della competizione fra gara di regolarità su un percorso prestabilito anche nella lunghezza delle prove di precisione a gara di regolarità a media (che pare piaccia tanto ai francesi, ma di transalpini nella Coppa dei Fiori non se n’è visto neanche uno) dove i concorrenti debbono mantenere la stessa media su tutto il percorso della prova di precisione che termina in un punto segreto. Molti appassionati della vecchia regolarità con valenza turistica, pensano che non sia più una gara, ma una giornata stressante in ufficio e si sono dedicati ad altro.

E così la 34esima edizione della Coppa dei Fiori del 2021 ha visto al via solo 19 equipaggi, uno solo dei quali straniero e di grandi regine della strada, come Maserati, Mercedes e Jaguar, solitamente presente in questa gara negli anni Ottanta e Novanta nemmeno l’ombra. Non che mancassero le belle macchine, anzi, ma quello spirito di piacevole viaggio nel territorio si è completamente perso. E forse su questo fatto bisognerà che gli organizzatori facciano una riflessione. Anche se non è il problema di mancanza le vetture quello che li preoccupa, visto il successo delle altre gare (114 equipaggi solo nel 68° Rallye Sanremo) ma trovare una formula che riporti stranieri e vetture da sogno sarebbe una gran bella cosa.

Il successo è andato a Paolo Mercattilij e Francesco Giammarino su Porsche 911 S 2.0 SWB, un vero pezzo di storia del purosangue di Stoccarda appartenendo alla prima serie di questa vettura. I due portacolori della scuderia Porsche Classic Milano hanno marciato con una precisione impressionante, non sbagliando mai il controllo (segreto) per più di 35/100, fatto accaduto una volta sola in tutta la gara, accumulando più volte penalità a una sola cifra. Contro una simile macchina da guerra, che alla fine dei 14 controlli ha accumulato appena 267 penalità, era quasi impossibile lottare. Non ci sono però andati lontano Maurizio Gandolfo-Ornella Pietropaolo che di penalità ne hanno pagate appena 42 in più con la loro Innocenti Mini Cooper, una vettura particolarmente agile che si destreggia in modo perfetto nelle strette strade delle Alpi Marittime. Terza piazza per l’Audi 80 quattro di Maurizio Vellano-Giovanni Molina a 92 penalità dalla vetta della classifica, con un paio di piccoli errorini in più dei loro avversari il sabato a Bignone e nella finale Semoigo che li hanno fatti allontanare dalla Mini Cooper che li ha preceduti sul traguardo.

Dovendosi anche guardare dal gran passo (preciso) di Alexia Giugni e Cristina Leva che a bordo di un’Alpine A110 bella da infarto, hanno chiuso ad appena 20 penalità dal podio dimostrando una gran precisione lungo rutto il percorso senza mai perdere concentrazione. Le due ragazze portacolori della Scuderia Grifone hanno avuto ragione di Marco Leva (marito della Giugni e padre di Cristina Leva) affiancato Paolo Casaleggio, su una Fulvia HF in perfette condizioni ripetendo in famiglia i gran duelli degli anni Settanta sul Turini che pur non avendo commesso gravi errori non sono mai stato in grado di lottare per il vertice. Settima posizione per la Stratos di Olindo Deserti-Marco Torlasco, che ha preceduto la Renault 5 Alpine, altro piccolo gioiellino rallistico, di Carlo Pretti-Claudio Sparti, incappati in un paio di errori che li hanno allontanati dalla zona alta della classifica, Da segnalare la nona posizione finale di Maurizio Verini (quattro volte secondo nel Sanremo quando valeva per il mondiale rally, mai vincitore) affiancato sulla splendida Audi quattro da Enrico Keller, autori mediamente di buone prestazioni, ma scivolati in alcuni errorini che ne hanno compromesso la classifica. Diciassettesima e ultima posizione fra gli arrivati al traguardo per l’equipaggio ceco Michal Pavlik-Monika Di Lenardo, su una perfetta SAAB 96 V4 che non sono certo venuti a Sanremo per conquistare una improbabile vittoria, ma per godersi il passaggio sulle strade che ancora profumano di iride.