Adriano Salvi, un invito a correre che non si può rifiutare
Il gentleman driver torinese è arrivato al mondo delle corse 25 anni fa su “spinta” della moglie. Irresistibilmente legato al mondo delle storiche è con la su 124 Abarth uno dei protagonisti della Michelin Historic Rally Cup
BIELLA – “Adesso che la famiglia è diventata adulta, e che la tua situazione professionale è stabile, perché non ti togli quella voglia di correre che macini da una vita?” Con rara sensibilità femminile, un giorno Nicoletta, moglie di Adriano Salvi pose al marito questa domanda che apriva le porte ad un mondo fino ad allora da sogno. Torinese, classe 1943, Adriano Salvi ha coltivato la passione per le corse fin da bambino. “Ho un fratello, Riccardo, di quattro anni più vecchio di me anche lui grande appassionato di corse. In quella Torino dei primi anni Sessanta, dove il mondo ruotava intorno al nome di Carlo Abarth, che vedeva sbocciare il genio di Enzo Osella, che percorreva i timidi passi di una strada che lo avrebbe portato in Formula 1, di Roberto Fusina vero artista nel creare i suoi volanti ed i suoi sedili, e di preparatori come Virgilio Conrero e Renato Monzeglio, oppure di emergenti come Piero Lavazza, l’automobile da corsa era una malattia incurabile. Mio fratello acquistò una Abarth 1000 Nürburgring, una vera belva da corsa e fece qualche garetta, mentre io lo seguivo con passione. Di rally non si parlava ancora e per me non se ne parlò per trent’anni, visto che gli impegni di lavoro e di famiglia mi convinsero a lasciare nel cassetto i sogni giovanili”.
Un fuoco che ha continuato ad ardere sotto la cenere finché la domanda della moglie ha spinto il “geolibro”, come si definisce lui (“un geometra che non ha mai esercitato la professione, ma se si è sempre occupato di distribuzione di libri per la Mondadori”) a mettersi in gioco e presentarsi al via della Elba Graffiti del 1990, gara di regolarità che si svolge tutt’ora nell’isola napoleonica. “Assieme all’amico Paolo Giazzi partecipammo a quella gara, ma non ci divertimmo affatto. La regolarità non era nel nostro spirito, ed il nostro desiderio era correre i rally”. Passa un altro anno e Adriano Salvi torna all’Isola d’Elba con una Fulvia Coupé 1200, ma questa volta con tanto di roll-bar ed il cronometro serve a misurare chi è il più veloce e non chi è il più preciso. “Ho iniziato subito a correre con le storiche, e non mi è mai passato per la mente di correre con le moderne. Per me le auto da corsa sono fatte di carburatori e non hanno il servosterzo. Per questo in vita mia ho corso con diversi modelli di Fulvia, dalla Coupé 1200, all’HF 1600 fino alla “Fanalone”, con la 124 Abarth e con la Porsche 911, vettura con cui ho gareggiato tre anni, correndo qualche rischio di troppo e senza mai essere pienamente soddisfatto. Con la Porsche non ci siamo capiti”.
Da vero gentleman driver, Adriano Salvi è tornato alla 124 Abarth con la quale si toglie delle belle soddisfazioni scegliendo i rally più affascinanti del panorama italiano. “L’Elba e Sanremo sono sicuramente le gare che ho maggiormente nel cuore, ma anche l’Alpi Orientali è una gara che apprezzo moltissimo. Il mondo dei rally storici è cambiato e si è evoluto. Un tempo eravamo in 14 in classe a batterci con le Fulvia e si riusciva a chiudere fra i primi dieci dell’assoluta. Oggi sono completamente sparite. Sono arrivati dei giovani che hanno sicuramente dato linfa nuova alla specialità, ma hanno una mentalità diversa da quella dei piloti di vecchia generazione. Adesso nei rally storici si vorrebbero i pachi assistenza con motor-home faraonici mentre personalmente sono favorevole alle assistenze libere nello spirito dei tempi d’oro del rallismo. Noi eravamo auto didatti, personalmente non ho mai frequentato un corso di guida, come non ho mai preso una lezione di sci. Non dico che non servano; servono eccome, ma non sono nel nostro spirito”. Da due anni presidente della Scuderia dei Rododendri, uno degli storici sodalizi torinesi, Adriano Salvi mantiene sabaudamente un profilo basso. “Settimanalmente ci troviamo a cena tutti insieme con le nostre mogli. Ovviamente parliamo di auto, corse e ricordi. Parliamo anche di quello che vorremmo che la nostra federazione facesse per noi. Ci sentiamo poco rappresentati, anche se adesso c’è un pilota del calibro di Federico Ormezzano a portare avanti le nostre istanze. Certo sarebbe bello riuscire a far convivere lo spirito di un tempo con il mondo delle storiche attuali. È un po’ come coniugare due mondi, quello che fu del grande Gigi Bormolini, un signore delle corse che aveva lottato e sofferto per poter correre non provenendo da una famiglia con mezzi infiniti. Un pilota capace di domare e vincere con ogni tipo di vettura, dalle Porsche da rally alle sport biposto da salita. E quello rappresentato oggi da Nicholas Montini, un ragazzo giovane e preparato che va fortissimo” conclude Adriano Salvi, preparandosi ad infilare casco e tuta per affrontare il prossimo Rally Lana Storico, quarta gara dalla Michelin Historic Rally Cup, serie che lo vede lottare proprio con Nicholas Montini per il successo del Secondo Raggruppamento ed in cui è al comando della Classe M3.