Ayrton Senna, un decennio vissuto vittoriosamente

L’epopea del pilota brasiliano nella massima formula con sfide al fulmicotone con Prost e Mansell, imbattibile sotto la pioggia. Testo elaborato da Tommaso M. Valinotti

SAN PAOLO DEL BRASILE, 21 marzo – Ayrton Senna è stato uno dei più grandi piloti della storia delle corse automobilistiche. Dopo aver dominato la scena della formula minori inglesi dal 1980 al 1983 (dopo essere stato protagonista con i kart e nelle formule sudamericane) nel 1984 entrò in Formula 1 essendone protagonista per dieci anni.

1984. Ayrton, subito uomo della pioggia. Dopo aver svolto una giornata di test nel 1983 con una Williams FW08C messagli a disposizione da Frank Williams, curioso di vedere all’opera questo 23enne brasiliano che in Inghilterra aveva vinto tutto, più propedeutico a un ingaggio nella massima serie fu il test che Ayrton effettuò a Silverstone con la McLaren che lo mise a confronto con Martin Brundle e Stefan Bellof. Ayrton, però, era in stretta trattativa con Bernie Ecclestone, patron della Brabham, per sostituire Riccardo Patrese, in procinto di passare all’Alfa Romeo. La trattiva fu bloccata dallo sponsor Parmalat che voleva un pilota italiano sulla Brabham. Senna dirottò i suoi interessi sulla Toleman ottenendo un ingaggio di 100mila sterline.

Esordì in formula 1 al Gran Premio del Brasile e dovette ritirarsi. Ma nella stagione dimostrò tutto il suo valore “rischiando” di vincere il Gran Premio di Montecarlo, fermato anzi tempo dalla bandiera rossa di Jacky Ickx mentre sotto il diluvio era in piena rimonta su Alain Prost che ebbe così la vittoria servita su un piatto d’argento. Il francese non avrebbe potuto resistere alla furia Ayrton, più veloce di sei secondi al giro. Il destino vendicò il brasiliano facendo perdere a fine anno il mondiale a Prost proprio per i punti mancanti per l’interruzione del Gran Premio di Monaco, nel quale fu assegnato solo metà punteggio. È l’inizio di un’antipatia storica fra i due piloti.  In quella stagione chiuse terzo in Inghilterra e in Portogallo e finì nono nel mondiale, subendo anche l’unica mancata qualificazione della sua carriera, sulla pista di Imola, dove avrebbe trovato la morte, dieci anni dopo. La maledizione del destino.

1985/1987 gli anni delle prime vittorie sulla Lotus. Già l’anno successivo Senna entrò nelle mire della Lotus, ormai orfana di Colin Chapman, squadra con la quale resterà tre anni. Con la 97T a motore Renault fu sfortunato in Brasile all’esordio stagionale, ma subito dopo vincente in Portogallo, corso nuovamente sotto una pioggia battente, che vide Senna partire dalla pole position (la prima della sua carriera), chiudere e con un minuto di vantaggio sul secondo classificato, Michele Alboreto e doppiare tutti gli altri. Sembrava poter fare il bis a Imola (ancora in pole position), dove rimase in testa fino a quattro giri dalla fine prima di fermarsi senza benzina. La Lotus non era una vettura competitiva e anche “Magic” Senna faticò a portarla nelle posizioni migliori della classifica, ma si consolò conquistando numerose pole position, fra le quali quella a Montecarlo (terza consecutiva). Nella seconda parte della stagione il miglioramento della Lotus diede a Senna quattro podi (Austria, Olanda, Italia, e Gran Bretagna) e una seconda vittoria in un bagnatissimo Gran Premio del Belgio a Spa-Francorchamps. Senna chiuse la stagione al quarto della classifica mondiale.  

Nel 1986 la Lotus ingaggiò come seconda guida il modesto Johnny Dumfries, anche se Senna caldeggiò l’arrivo del connazionale Mauricio Gugelmin, non voluto dallo sponsor John Player Special che voleva un driver britannico. Finalmente vide l’arrivo nella gara di apertura, il suo Gran Premio del Brasile, dove partì in pole position, e chiuse secondo dietro il connazionale Nelson Piquet. Vittoria in volata di Senna nel Gran Premio di Spagna a Jerez de la Frontera precedendo di 14 millesimi Nigel Mansell e fu così che con 15 punti andò in testa al mondiale. Ancora una volta la Lotus-Renault era in condizioni di inferiorità rispetto alla concorrenza. Senna riuscì comunque a mettersi in mostra ottenendo otto pole position, che si stavano rivelando la sua specialità, salendo sul podio otto volte vincendo la gara sul difficile circuito cittadino di Detroit, partendo dalla pole position e terminando nuovamente la stagione al quarto posto.

Il 1987 fu vissuto come una rivoluzione in Lotus, abbandonata dallo sponsor storico John Player Special sostituita dalla Camel, che portò il colore giallo sulle vetture di Hethel, e dal motorista Renault, ritirato dalla Formula 1, il cui posto fu preso dalla Honda, che pretese come seconda guida il debuttante Satoru Nakajima. Ennesimo ritiro in Brasile, secondo posto a Imola, e ritiro dopo un contatto con Mansell a Spa Francorchamps, con l’inglese che si recò nel box Lotus per aggiustare i conti con il brasiliano, a suo dire responsabile del contatto. A questo episodio fecero seguito la prima delle sei vittorie consecutive a Montecarlo e il bis del successo a Detroit. Benché la Lotus fosse decisamente inferiore alla Williams, Senna riuscì a mantenerla in lizza per il mondiale e chiudere terzo nel campionato, nonostante nel finale di stagione fosse stato annunciato il passaggio di Ayrton alla McLaren.

1988. Il pilota più forte, Ayrton Senna, nella squadra più forte: la McLaren, motorizzata Honda. Anzi la coppia di piloti più forti, visto che a fianco di Ayrton c’era Alain Prost. In quella stagione i piloti McLaren vinceranno 15 delle 16 gare a calendario, lasciando il solo Gran Premio d’Italia a Gerard Berger.

L’inizio non è dei migliori, con Senna squalificato in Brasile per aver utilizzato il muletto in prova, la vittoria a San Marino, quindi il ritiro a Montecarlo, forse il più grave errore nella carriera di Senna in Formula 1. Dopo aver siglato la pole position con l’abissale vantaggio di 1”427 sul compagno di squadra Prost, scattò al comando al semaforo verde e per 66 giri non fu avvicinato da nessuno. Con quasi un minuto di vantaggio su Prost, al 67° giro Ayrton ebbe un calo di concentrazione e andò a sbattere alla curva del Portier, dovendosi ritirare lasciando la vittoria al poco amato rivale. Dopo fu secondo in Messico, quindi conquistò il successo in Canada e negli Stati Uniti, fu secondo in Francia, vinse i successivi quattro Gran Premi (sei vittorie in sette gare), fu classificato decimo al Gran Premio d’Italia, gara in cui aveva segnato la pole position, a seguito di una collisione con il doppiato Schlesser (che prese a pugni sul casco). L’apice della tensione fra Senna a Prost fu raggiunto al successivo Gran Premio del Portogallo quando Senna spinse contro il muretto box Alain Prost nel tentativo di evitare il sorpasso, cosa che al francese riuscì ugualmente vincendo il gran premio. Il professor Prost non lesinò accuse al compagno. Il campionato si sarebbe deciso nella gara finale a Suzuka, pista di proprietà della Honda. Benché secondo in graduatoria, Senna godeva dei favori del pronostico, per il gioco degli scarti in classifica. Autore della sua dodicesima pole position stagionale, Ayrton ebbe un’esitazione in partenza e venne risucchiato dal gruppo. Impiegò appena 28 giri per tornare al comando, superare Prost in pieno rettilineo e andare a conquistare la sua ottava vittoria stagionale. Nel successivo Gran Premio di Australia segnò ancora la pole position, e chiuse secondo conquistando il suo primo titolo iridato.

Il 1989 iniziò con lo stesso ritmo dell’annata precedente. Senna vinse tre delle prime quattro gare (11° nel sempre poco fortunato Brasile) andando sul gradino più alto del podio a Imola, Monaco e in Messico. Al Gran Premio di San Marino la rivalità fra Senna e Prost esplose. Al secondo via della gara, dopo la sospensione per l’incidente di Berger, Senna infranse il patto di non superarsi fra compagni di squadra al primo giro e passò dopo poche curve Prost andando a vincere. Problemi di affidabilità rallentarono Senna nelle successive gare che ritornò alla vittoria solo al Gran Premio di Germania di fine luglio, seguito dal secondo posto Ungheria e la vittoria in Belgio. Due ritiri in Italia e Portogallo costringevano Senna a vincere tutte le successive tre gare se avesse voluto mantenere il titolo di campione del mondo. In Spagna Senna volò via dominando dal semaforo verde alla bandiera a scacchi. Nel successivo Gran Premio del Giappone Senna, in pole, venne superato immediatamente da Prost che sembrava potersi allontanare indisturbato. Ma Senna non era il tipo da demordere. Lo raggiunse e al 46° giro attacco il francese al Casio Triangle. Le due McLaren si agganciarono finendo nella via di fuga. Prost pensò di aver così vinto il titolo e scese dalla vettura pronto a festeggiare. Senna, invece, rimase nell’abitacolo e fu aiutato a ripartire dai commissari di percorso. Nonostante una sosta ai box per sostituire il musetto danneggiato, Senna raggiunse e superò Alessandro Nannini andando a vincere. A fine gara i commissari sportivi, istigati dal presidente della FISA, il subdolo francese Jean Marie Balestre, smaccatamente a favore di Prost, squalificarono Senna incoronando Prost Campione del Mondo. La McLaren prese le difese di Senna (Prost aveva ormai firmato per la Ferrari) e fece ricorso. Ma la federazione, in mano al potente e poco onesto Balestre respinse l’appello e comminò a Senna una multa di 100.000 dollari accusandolo di guida pericolosa in riferimento ad altri episodi accaduti durante la stagione. Senna considerò pubblicamente l’ipotesi di ritirarsi dalle corse e per queste dichiarazioni gli venne sospesa la Super Licenza per i successivi sei mesi.

Nel 1990, poco prima dell’inizio della stagione Senna si scusò con Balestre via lettera e la sospensione della licenza venne revocata. Senna ebbe come compagno di squadra il più gestibile Gerard Berger, vinse il Gran Premio di Phoenix di inizio stagione e iniziò un duello sul filo del punteggio con il ferrarista, rivale di sempre, Alain Prost. A due gare dal termine, nuovamente a Suzuka, il brasiliano aveva nove punti di vantaggio sul francese. Se Prost non avesse marcato punti Senna sarebbe diventato per la seconda volta campione del mondo. Senna stabilì il miglior tempo in qualifica, ma al termine delle prove Senna chiese ai commissari sportivi di spostare nuovamente la pole sul lato pulito della pista, annullando la decisione precedente. La richiesta venne rigettata, Ayrton accusò Balestre di lavorare a favore del rivale. Prost poté scattare meglio al semaforo verde, superare Senna e prendere il comando della gara, ma alla prima curva Senna non rallento minimamente, speronò la Ferrari del francese a 270 km/h costringendo entrambi al ritiro. Questa volta la Federazione non intervenne e Senna fu campione del mondo. A caldo commentò cinicamente: “A volte le gare finiscono a sei giri dalla fine (come accaduto l’anno precedente) a volte alla prima curva”. Anni dopo ammise di aver intenzionalmente speronato Prost in risposta all’atteggiamento assunto da Jean Marie Balestre, che aveva smaccatamente sostenuto Prost.

Il 1991 ebbe un inizio trionfale per Ayrton Senna che si aggiudicò la vittoria nei primi quattro Gran Premi stagionali, fra i quali anche quello del Brasile e fu la prima volta. Per vincere in Brasile Senna dovette compiere un autentico miracolo, in quanto dal 60° giro in avanti la sua McLaren MP4 perse via via tutte le marce rimanendo solo con la sesta, svenendo dopo il traguardo a causa dell’intenso stress fisico. L’inizio di stagione non fu positivo per gli avversari, afflitti da problemi tecnici, sicché Ayrton poté prendere il largo in classifica. Dopo il difficile inizio Nigel Mansell, su Williams, iniziò a recuperare su Senna, divenendo il pilota da battere, ottenendo tre vittorie estive consecutive. Il successo di Senna in Ungheria e quello successivo in Belgio, diede fiato alle aspirazioni di Senna che si presentò a Suzuka in netto vantaggio sul britannico obbligato a vincere ad ogni costo. Dopo dieci giri Mansell uscì di pista e si dovette ritirare. A quel punto Senna fece buona guardia alla leadership del compagno Berger, rinunciando ad attaccarlo, incoronandosi, tuttavia, per la terza volta campione del mondo, andando poi a vincere l’ultimo Gran Premio stagionale in Australia. In quella stagione rimase storico il passaggio offerto da Mansell al termine del Gran Premio di Gran Bretagna a Senna che rimasto senza benzina all’ultimo giro venendo classificato quarto.

Il 1992 vide Senna e la McLaren arrendersi allo strapotere della Williams, complici anche problemi tecnici (tardiva introduzione del cambio al volante, passaggio al motore Honda V12) che costrinsero Senna al ritiro in tre delle prime cinque gare, prima di conquistare l’abituale vittoria Montecarlo, divenuto suo circuito privato. Oltre a Montecarlo Senna vinse in quella stagione solo in Ungheria e Italia chiudendo al quarto posto nella classifica mondiale. In quella annata Senna trovò un nuovo avversario con cui confrontarsi in Michael Schumacher, non ancora astro nascente della Formula 1. In Brasile il tedesco accusò Ayrton di averlo ostacolato nel corso della gara, anche se il brasiliano soggetto a continui rallentamenti per problemi elettronici al cambio. In Francia Schumacher tamponò Senna al primo giro costringendolo al ritiro. La gara fu interrotta e Senna, già cambiatosi, andò al box della Benetton a spiegare al tedesco i comportamenti da tenere nei confronti con la stampa. A Hockenheim i due si sfiorarono più volte con le ruote nel corso della gara, al termine della gara rischiarono di affrontarsi fisicamente. La stagione 1992 non fu positiva per Senna e complice il fatto che la Honda avesse deciso di lasciare la Formula 1 diedero spazio alla voci che Ayrton volesse lasciare il team di Woking, e fosse un possibile passaggio alla Ferrari (ovviamente bloccato da Prost) o alla Formula Cart, dopo che il brasiliano sostenne un positivo test con il team Penske in Arizona.

Per il 1993 Ayrton rimase in McLaren con un contratto a gettone, ovvero avrebbe deciso di gara in gara se correre o meno. I risultati gli diedero (in parte) ragione, visto che a fine stagione fu secondo in campionato. La McLaren, dopo aver oscillato fra i motori Renault e i Lamborghini scelse di usare i Ford con Michael Andretti al posto di Berger. Nonostante l’inferiorità della McLaren MP4/8 Senna fu secondo in Sud Africa, vinse nuovamente in Brasile e il Gran Premio d’Europa a Donington (gara straordinaria sotto la pioggia, quando effettuò quattro sorpassi nel solo primo giro andando a vincere la gara con oltre un minuto di vantaggio), si ritirò a San Marino, secondo in Spagna, vinse a Montecarlo, manco a dirlo. Poi dovette cedere allo strapotere della Williams di Prost, andando a vincere le ultime gare della stagione a Suzuka e Adelaide, quando era troppo tardi. In Australia Senna compì un gesto clamoroso, abbracciandosi e complimentandosi con Prost per la vittoria in campionato, anche se in realtà stava trattando per sostituirlo alla Williams.

Nel 1994 il sedile della Williams, in quel momento la miglior macchina in pista, è reso libero dalla decisione di Alain Prost di ritirarsi a vita privata. La novità regolamentare dell’anno è il divieto di tutti i dispositivi elettronici (sospensioni attive e controllo di attrazione) che erano stati i punti di forza della Williams negli anni precedenti). Con il nuovo regolamento la Williams non è più l’auto da battere, ha un abitacolo troppo stretto in cui perfino Senna fatica a entrare, e peggio ancora è difficile da guidare. 

Ayrton ci lavora e nelle prime due gare Senna centra la pole position, più per meriti personali che della Williams FW16, ma in gara è costretto al ritiro. Anche al Gran Premio di San Marino a Imola, Senna centra la pole position, la terza consecutiva, a dimostrazione dell’impegno personale e quanto lavori duramente per sviluppare la vettura. Il Gran Premio di San Marino inizia il venerdì con il grave incidente a Rubens Barrichello, senza gravi conseguenze per il brasiliano, ma il sabato le prove sono funestate dall’incidente alla Villeneuve di Roland Ratzenberger, alla sua prima stagione in Formula 1. Ayrton Senna fu notevolmente colpito dal fatto e la domenica prende il via con la bandiera austriaca in abitacolo, sperando di sventolarla sul podio. La gara inizia con l’incidente fra JJ Letho e Pedro Lamy e in quel fine settimana maledetto i rottami delle vetture volano oltre le reti ferendo alcuni spettatori. La corsa viene neutralizzata in regime di safety car che torna ai box dopo il quinto giro. Alla ripartenza, al settimo giro, la Williams di Ayrton Senna si schianta a fortissima velocità alla curva del Tamburello per il cedimento del piantone dello sterzo, modificato nella notte su richiesta di Ayrton, che nel girare il volante toccava con le nocche l’abitacolo e non riusciva a leggere la strumentazione. Questa rottura rende la Williams ingovernabile e Senna non può curvare ma solo cercare di ridurre frenando a fondo la velocità

Sono le 14.17 di domenica 1° Maggio 1994. Il puntone della sospensione destra si spezza nell’urto e penetra nella visiera del casco del pilota provocandone un esteso trauma cranico, che viene trasportato in elicottero all’Ospedale Maggiore di Bologna, dove Senna spira alle 18.40 dello stesso giorno. L’autopsia sul corpo di Senna stabilirà poi che, oltre il trauma cranico, il pilota non aveva subito danni fisici di particolare gravità.

Senna fu sepolto il 5 maggio nel cimitero di Morumbi, a San Paolo. Il 26 aprile del 1997 è stato eretto nella curva del Tamburello un monumento in memoria di Ayrton Senna.

Una carriera formidabile. Ayrton Senna ha preso parte a 162 Gran Premi, qualificandosi 161 volte. Non si è qualificato una volta sola, nel 1984 con la Toleman, sulla stessa pista di Imola dove dieci anni dopo avrebbe trovato la morte. Ha vinto 41 Gran Premi (35 in Mc Laren e 6 in Lotus) ottenuto 65 pole position (46 in McLaren, 16 in Lotus e 3 in Williams) 19 giri più veloci (15 in McLaren, 3 in Lotus, 1 in Toleman al suo primo anno di gare) centrando 7 en-plein di pole/giro più veloce e vittoria (6 in McLaren e 1 in Lotus). Nel corso della carriera ha ottenuto 614 punti, 610 dei quali validi, è partito 87 volte in prima fila (54,03% delle partenze) è andato a punti 96 volte (59,62%) salendo sul podio 80 volte, ovvero poco meno della metà delle gare disputate (49,68%). È stato al comando per 13672 chilometri, pari a 2931 giri di corsa.

Nelle sue dieci stagioni complete in Formula 1 Ayrton Senna si è sempre imposto sul compagno di squadra ottenendo più punti, salvo nel 1989 quando fu battuto per 16 punti di Prost, e parzialmente l’anno precedente, quando Prost registrò quattro punti in più, ma per il gioco degli scarti dovette cedere ad Ayrton la corona iridata.

Origini italiane, amato dalle donne. Nato a San Paolo del Brasile il 21 marzo 1960 in una famiglia di ottime condizioni economiche, figlio Milton Da Silva e Neide Senna, che vantava nonni italiani; i materni provenienti da Porcari (Lucca) mentre quelli paterni da Siculiana (Agrigento) la nonna e Scisiano (Napoli) il nonno. Nel 1981 Ayrton Senna si sposò con la compagna di scuola Lilian De Vasconcelos, dalla quale divorzio dopo appena otto mesi. In seguito ebbe vari flirt con modelle brasiliane quali XuXa e Adriane Galisteu, la top model americana Carlo Alt e Cristina Pensa. Sportivissimo, praticava corsa, tennis, bici, nuoto e jet-ski, oltre a dedicare molto tempo alla preparazione fisica era un grande appassionato di aeromodellismo e di volo, al punto di essere ammesso a volare sul caccia biposto Mirage III dell’aviazione brasiliana. Estremamente religioso, portava sempre con se la Bibbia e in un’intervista dichiarò di aver visto Dio accanto a se alla partenza del Gran Premio del Giappone del 1988. Sulla sua tomba nel cimitero di Morumbi è scolpita una citazione dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani: “Niente mi può separare dall’amore di Dio”.

Nel corso della sua carriera Ayrton ha devoluto forti somme in beneficenza, anche se questa sua attività è diventata pubblica solo dopo la sua morte. A inizio 1994 confidò alla sorella Viviane la volontà di creare una fondazione che aiutasse i bambini poveri del Brasile, che divenne nel novembre 1994 la Fondazione Ayrton Senna, senza fini di lucro, tuttora operante.