Buon compleanno “Censin” Lancia

FOBELLO (VC) 24 agosto 1881 – Torino15 febbraio 1937. Vincenzo Lancia è stato uno dei grandi protagonisti del primo mezzo secolo dell’era dell’automobile. Sia come pilota, sia come capitano di industria.

Vincenzo Lancia, Censin per la famiglia, nacque in un’agiata famiglia a Fobello, in Valsesia, quarto figlio del Cavalier Vincenzo Lancia, che aveva fatto fortuna in Argentina nell’industria alimentare producendo dadi da brodo e carne in scatola. Il padre avrebbe voluto vederlo avvocato, ma Censin non si applicava agli studi come sperato dai genitori. Era però appassionato di motori e automazione (passione ereditata dal padre) e riuscì a strappare al padre l’autorizzazione a lavorare come contabile (ma soprattutto come meccanico) alla Welleyes di Giovanni Battista Ceirano, azienda che si trovava nel cortile sotto casa sua, in Corso Vittorio Emanuele 9 a Torino. La Welleyes, nome che non significa assolutamente nulla, ma avendo un’assonanza anglofona sembra avere più fascino, produceva biciclette e il 30 aprile 1899  compie il grande salto presentando il primo prototipo di automobile di costruzione italiana. Ad assistere al parto di quella che si presume la prima auto italiana c’è anche Vincenzo Lancia, che in fabbrica ha imparato a leggere i disegni tecnici e, soprattutto, fatto la conoscenza di Aristide Faccioli, progettista della Welleyes e delle future FIAT. Ceirano vende progetto e prototipo dell’ automobile oltre i dipendenti alla neonata FIAT (fondata l’11 luglio 1899) e il giovane Lancia si trova coinvolto nell’avventura dapprima come collaudatore, poi, essendo un guidatore sopraffino, poi come pilota. E lo dimostra vincendo già nel 1900 una corsa di resistenza (per le vetture) di 220 km a Padova, superando vetture più potenti. In seguito si impone nella Sassi-Superga (1902), una delle prime corse in salita italiane e conquista le prime due edizioni della Susa-Moncenisio (1902 e 1904), correndo non solo in Italia (alla Targa Florio per esempio) ma anche alla Coppa Gordon Bennet, in Francia, a Clermont Ferrand nell’Auvergne, nel 1905, dominando la gara per i primi due giri prima di rompere il radiatore, facendo furore pure alla Coppa Vanderbilt, nei pressi di New York.

Ma le idee di Lancia sono altre. Il 27 novembre 1906 assieme a Claudio Fogolin (anche lui in veste di collaudatore in FIAT) fonda la Lancia &C con sede in Via Ormea 86 (si trasferirà nella storica sede di Via Monginevro nel 1911). Ciò, pur continuando a gareggiare al volante delle FIAT sino al 1908 (si presenta ancora la via della Targa Florio e a Bologna); quindi corre per altri due anni fino al 1910 con le vetture di sua costruzione, con il marchio della sua azienda disegnato da Carlo Biscaretti di Ruffia, terminando la carriera da pilota a Modena quando stabilisce il record sul miglio alla media dei 113 km/h.

Il pilota Lancia è irruento, aggressivo, focoso, si tuffa nelle gare a capofitto, sicché incappa in numerosi incidenti, nessuno dei quali grave (atto miracoloso per l’epoca), ottenendo spesso il record sul giro ma non la vittoria finale.

Come imprenditore Lancia, che si occupa della direzione generale d’azienda, mentre al socio Fogolin spetta la direzione commerciale, è preciso, meticoloso ed esigente. Ha una visione più ampia e imprenditoriale (data dalla sua formazione familiare) superiore a quella degli altri piloti che si lanciano nella costruzione di automobili come Luigi Storero, la cui azienda sopravvive dal 1912 al 1916, o quella di Felice Nazzaro nata nel 1911 e messa in liquidazione nel 1916.

Gli inizi sono difficili, anche perché prima che nasca la prima vettura, un incendio distrugge nel 1907 disegni e modelli della futura Lancia. Ma Vincenzo Lancia è determinato e ha le idee chiare. Nel 1908 esce il primo chassis (12 HP, ribattezzata nel 1919 Alpha, come suggerito dal fratello Giovanni) che porta il suo nome e sulla copertina del catalogo per il Nord America, mercato che Lancia pensa subito di colonizzare c’è scritto: “La vettura costruita dall’uomo che sa!” presuntuoso forse, ma chiaro.

Sotto la sua direzione in un quarto di secolo nacquero autentici capolavori come la Lambda del 1921, e l’Aprilia presentata a Parigi il 1 ottobre 1936 e commercializzata pochi giorni dopo la morte di Vincenzo Lancia.

Rimane famoso il “test della corda” cui Lancia sottoponeva i futuri collaudatori prima di essere assunti. Lancia si faceva seguire su una seconda vettura dal candidatole due vetture una corda che non doveva essere strappato dal futuro collaudatore. Ovviamente non doveva tamponare la vettura di Lancia. Pur essendo coinvolto in pieno nel mondo dell’industria Lancia rimase sempre appassionato di corse e nel 1922 fu fra quelli che pose la prima pietra alla costruzione dell’Autodromo di Monza.

Nel 1922 Vincenzo Lancia sposa Adele Miglietti, la sua segretaria, e da questo matrimonio nasceranno tre figli: Anna Maria, Gianni ed Eleonora. Nel 1930, con gli industriali Gaspare BonaBattista Farina detto Pinin, Giovanni Battista Devalle, Pietro Monateri e Arrigo De Angeli, fondò la Società anonima Carrozzeria Pinin Farina, in seguito Pininfarina.

Vincenzo Lancia era  un uomo molto meticoloso ed esigente nella sfera professionale e totalmente diverso nel privato: gioviale, amante delle mangiate in buona compagnia e della musica, in particolare di Richard Wagner. La mattina del 15 febbraio 1937, all’età di soli 55 anni, muore improvvisamente nella sua casa a Torino, vittima di un attacco cardiaco. Il feretro, dopo aver ricevuto le esequie dalla capitale piemontese, viene trasferito a Fobello per riposare nella tomba di famiglia. Le sorti dell’azienda vengono prese in mano prima dalla moglie Adele e poi dal figlio Gianni.