Gianmaria Aghem, il regolarista viaggiatore e vincente

 Trasferte cariche di soddisfazioni in Austria e Germania per il driver di Moncalieri. di Marco Mincotti

0724_aghem_podio silvretta (Custom)MONCALIERI (TO) – Le Lancia Fulvia erano due, la prima in versione “Fanalone” nonché HF Coupé, immatricolata nel 1970; l’altra dotata di un piccolo ma ruggente 1200 e di cinque anni più vecchia. In comune avevano l’uomo al volante, il regolarista moncalierese Gianmaria Aghem, ma anche un’altra cosa: la terra straniera. Il driver infatti, sempre navigato dalla moglie Rossella Conti, è reduce da due recentissime trasferte, rispettivamente compiute in Austria e Germania in questi ultimi giorni di luglio. Due avventure che, alla fine, lo hanno visto sempre raggiungere il podio, in un caso per salire sul suo gradino più alto.

Il Silvretta Classic. Prove speciali in retromarcia o addirittura a motore spento, lasciandosi andare in discesa a cavallo fra un’incoscienza da ragazzino e la sapienza di chi al volante sa sempre esattamente che cosa fare. È tutto questo ma anche qualcosa di più il “Silvretta Classic”, autentico must della regolarità per autostoriche che si consuma nell’ultimo stretto lembo d’Austria, quello che poi si tuffa nel mitteleuropeo Liechtenstein o direttamente nelle Alpi Svizzere. L’edizione di quest’anno l’ha vinta Aghem con la sua Lancia Fulvia HF. E lo ha fatto agevolmente, percorrendo senza troppi pensieri i cinquecento chilometri del tracciato suddiviso in tre tappe, intervallate da 35 speciali molte delle quali “a sorpresa”, perché prevedevano appunto performance non strettamente legate ad un semplice riscontro cronometrico, bensì a test che definire di bravura è un solo pallido eufemismo. E a nulla sono valsi gli attacchi dei diretti inseguitori: non c’è n’era per nessuno, Aghem e signora erano evidentemente risoluti nell’intento di portarsi a casa il successo. E così gli svizzeri di residenza ma italiani nel cuore Stefano e Susanna Ginesi hanno dovuto accontentarsi della piazza d’onore con la loro AC Ace del 1956, mentre il terzo posto è andato ai tedeschi Peter Gobel e Johanna Weccardt, intervenuti con una Škoda Favorit del 1992 in versione “Monte Carlo”. Tutte coppie agguerrite, avversari degni, ma sappiamo che quando è sulla Fulvia Aghem difficilmente si fa prendere: è un tutt’uno con questa macchina, ne frusta i cavalli facendola scivolare con dolcezza infinita su curve e declivi; la spreme nella meccanica ma senza portarla mai al limite, anche perché abbina regimi corsaioli ad andature da passeggio. Subito dopo il “Silvretta” infatti la rossa Lancia di Gianmaria ha viaggiato con un filo di gas intorno a San Martino di Castrozza, dove quei “pazzi” della Pechino – Parigi (Aghem ne fece parte nel 2013) stavano transitando dopo essersi lasciati alle spalle l’Ungheria e la Slovenia per dirigersi alla volta di Saint Moritz, Losanna, Reims e infine la città della Tour Eiffel. Si sono accodati a loro per un paio di giorni, tanto per attendere il tempo di tornare a correre…

Heidelberg Historic. …e quel tempo è finalmente giunto quando sono approdati ad Heidelberg, ridente cittadina fra Stoccarda e Francoforte, dove dei terribili fatti che in questi giorni hanno sconvolto la nazione germanica, sono arrivati solamente gli echi. E così è andato in scena l’Heidelberg Historic, alla presenza di circa 180 concorrenti, fra cui il appunto la coppia nostrana, intervenuta con una Fulvia Coupé 1200 del 1965, la stessa con cui presero parte all’ultima edizione del Monte Carlo storico. Questa volta l’inossidabile duo moncalierese ha dovuto “accontentarsi” della terza piazza, “per una sbavatura tutta mia” confessa Gianmaria, come se salire sul podio di una manifestazione dove i padroni di casa fanno di tutto per primeggiare fosse cosa da poco. Come del resto non lo era la corsa: 600 chilometri suddivisi in due giorni e intervallati da 54 rilevamenti, insomma non proprio una garetta fra amici. Ma Aghem è fatto così, gioca per vincere, ma anche un po’ per mettersi continuamente alla prova lanciandosi in maratone automobilistiche sempre più intense. E non è finita: la Germania infatti lo avrà ancora ospite nel fine settimana del 6-7 agosto, giorni in cui parteciperà ad un’altra tappa del locale campionato riservato alle vetture d’epoca. Si parla di una competizione con qualcosa come 160 rilevamenti. I chilometri non abbiamo nemmeno voluto saperli.

Quattro domande a Michele Tassone al Rally di Alba nel nome di Romeo Deila

Foto Paola Biolé, Stefano Romeo, Tommaso M. Valinotti (Kaleidosweb)

Tassone_DSCN7648ALBA (CN) – Un momento fuori dagli schemi e dai programmi istituzionali che lo vedono impegnato nel Campionato Italiano Rally con la Peugeot 208 R5 della PA Racing, ha portato Michele Tassone e la sua navigatrice Alice De Marco a presentarsi al via del Rally di Alba 2016 con una Lancia Delta 16V del 1989 nel nome di Romeo Deila. Alla fine lo “chef di Peveragno”, ma ormai trasferitosi in pianta stabile a Niella Tanaro ha chiuso 25° assoluto, ma soprattutto “solo” secondo di Classe A8, il che non gli ha permesso di conquistare il Memorial Romeo Deila, che era il suo obiettivo principale in questa gara. Peccato, peccato veramente, perché il pilota della Meteco Corse era largamente in vantaggio prima che la sua Delta manifestasse problemi agli ammortizzatori nella parte centrale della gara, sistemati in assistenza e dovesse procedere con prudenza nella prova finale di Murazzano, disputata sotto l’acqua con le gomme sbagliate. Ma ciò non ha tolto il proverbiale sorriso a Michele Tassone che ha onorato al meglio la sua prestazione ed il nome di Romeo Deila.

Tassone_Valinotti_DSCN0564 (Copia)Che rapporto c’era fra te e Romeo Deila?Con Romeo Deila ho scambiato nel tempo solo poche parole, mentre Pigì mi è stato vicino e mi ha dato dei consigli all’inizio della mia carriera. Ma fin da bambino i gemelli Deila sono stati per me un mito: Romeo ha vinto il mondiale di kart e Pigì è stato Campione Italiano Rally. Per un bambino che correva con i kart e che aveva un padre immerso nel mondo dei rally era d’obbligo avere i gemelli Deila come miti. E sognare di emulare le loro gesta in un futuro”.

Tassone_De Marco_DSCN7726Perché hai scelto la Delta 16V per questa gara?La Delta è la vettura che ha dato maggiori soddisfazioni ai gemelli Deila, quella con la quale si sono espressi al meglio. Mio padre ne ha una, ma questa di Stefano Politano è più fresca e grazie all’entusiasmo di Politano e l’appoggio di Motori Per Sport sono riuscito a realizzare quello che per me era un sogno. Sono molto orgoglioso di essere qui aldilà del risultato finale. Ho dato il massimo per onorare il nome di Romeo e nello stesso tempo sono stato molto attento a non fare danni preservando la vettura datami da un amico appassionato”.

Tassone_De Marco_DSCN7736La tua esperienza al Rally di Alba?Nessuna prima d’ora, se non da spettatore quando era bambino. Venivo a seguire mio padre, che fra l’altro ottenne un quinto assoluto con una Clio N3, e si correva sempre quando il tempo era brutto. Ma ciò non aveva importanza. Andare a vedere un rally era sempre una grande festa, qualsiasi fossero le condizioni meteorologiche”.

Tassone_N30_4840 (Custom)Come giudichi questo Rally di Alba?Bello, bellissimo. Con prove da categoria superiore. Lunghe ed impegnative, che presentano il veloce ed il guidato, lo sporco ed il pulito, i dossi e tutto quanto i rally dovrebbero avere. E poi è un rally cuneese che passa a pochi chilometri da Niella Tanaro dove lavoro. Potevo forse mancare?” Indubbiamente no.

La galleria fotografica di Michele Tassone al Rally di Alba

Guido Vivalda: una stagione in salita. E vincente

Cinque primi di raggruppamento e due secondi, conquistati nelle gare italiane, danno al pinerolese la corona continentale di raggruppamento. È in testa anche al Campionato Italiano. Di Tommaso M. Valinotti, foto Acisportitalia

2015_img_CIVSA_Limabetone_storica_dsc_6550 (Custom)PINEROLO (TO) – Un regalo per i cinquant’anni. Se lo è fatto il pinerolese Guido Vivalda, il popolare “Pole Position” che ha mantenuto fede al nome del suo team conquistando il titolo Europeo delle gare in salita (European Hill Climb Championship) di Secondo Raggruppamento (quello che va dal 1970 al 1975) con la sua Porsche 911 RS del 1973.

2015_img_CIVSA_Trofeo_Scarfiotti_-_Sarnano_dsc_0841 (Custom)È stata un’annata trionfale. Ho sempre vinto il mio raggruppamento nelle gare del Rechberg, in Austria, Ecce Homo, nella Repubblica Ceca, Gorjanci, in Slovenia, Glasbachrennen, in Germania, e Buzetski Dani in Croazia. Meno bene sono andate le gare italiane, fra le quali, quella di casa, la Cesana-Sestriere e la Coppa del Chianti Classico a Siena, dove ho chiuso al secondo posto” recita il driver portacolori della Bologna Corse che specifica. “Nelle gare italiane la concorrenza è decisamente superiore che nel resto d’Europa. Il tempo che ho siglato alla Cesana-Sestriere è difficilmente migliorabile, ma pago l’handicap di 70/80 cavalli alle migliori vetture dei miei avversari italiane. Ecco il motivo per cui sia alla Cesana-Sestriere, sia alla Coppa del Chianti di domenica scorsa non sono riuscito a vincere. Però la gara senese mi ha regalato questo titolo, ed ecco che il secondo posto non mi ha deluso affatto”.

Vivalda Guido (Porsche Carrera rs Sc Bologna sc corse n. 104

Vivalda Guido (Porsche Carrera rs Sc Bologna sc corse n. 104

Preparando le gare del Campionato Europeo Guido Vivalda ha anche preso parte alle gare di Campionato Italiano Velocità in Salita Autostoriche ed anche in questo caso il risultato cambia poco: vittoria di Secondo Raggruppamento alla Camucia Cortona, alla Scarperia-Giogo e il Trofeo Scarfiotti a Sarnano di maggio, ed ancora alla Lima-Abertone di agosto, oltre ai due secondi posti della Cesana e della Coppa del Chianti, con però una ciliegina sulla torta che impreziosisce la stagione del pilota della Porsche. Il successo assoluto al Trofeo Scarfiotti a Sarnano (Macerata). Ad una gara dalla fine, la Cefalù-Gibilmanna del 10 di ottobre, Guido Vivalda è anche al comando del Secondo Raggruppamento del Campionato Italiano, con tre punti di vantaggio sul più vicino inseguitore, ma il pinerolese difficilmente andrà in Sicilia a difendere la sua leadership.

Guido Vivalda (  Porsche Carrera rs Sc Bologna Corse n.104)

Guido Vivalda ( Porsche Carrera rs Sc Bologna Corse n.104)

Per quest’anno mi accontento. Ho raggiunto l’obiettivo che mi ero prefisso, con in più un successo assoluto insperato, che brilla nel mio palmares. Per una volta la sorte ha giocato a mio favore. Durante la gara ha cominciato a piovere ed io, sotto la pioggia, mi esalto. E così ho battuto anche le sport che solitamente, come è ovvio, dominano le gare. Era la mia occasione e l’ho colta” racconta Vivalda, che ancora una volta si dimostra il mago della pioggia e delle situazioni impossibili. Anche se deve concedere 80 cavalli di potenza agli avversari.

“Sahara Challenge 2015”, la nuova avventura automobilistica di Gianmaria Aghem e Rossella Conti

di Marco Mincotti

la fulvia (Custom)MONCALIERI (TO) – Non bastavano le selvagge lande del Africa meridionale, non erano sufficienti i paesaggi lunari dell’Asia centrale, il regolarista moncalierese Gianmaria Aghem vuole di più, come ad esempio il deserto. E lo avrà, a partire dalla prossima settimana, nell’ambito del “Sahara Challenge 2015”, un raid organizzato dagli stessi uomini che hanno messo in scena la “Pechino-Parigi” e il “Safari Rally” in Sudafrica dell’anno scorso, appuntamenti a cui il nostro portacolori ha preso parte vedendo scorrere fuori dai finestrini della sua auto gli scorci sopra citati.

1003693_324630147670497_1061091091_n (Custom)E sarà proprio a bordo di quella stessa vettura, l’ormai collaudatissima Lancia Fulvia Coupé immatricolata nel 1971, che Aghem parteciperà a questa nuova avventura, ancora con la moglie Rossella Conti alle note. La livrea esterna della piccola Lancia resterà la stessa delle ultime volte, ovvero in “versione Camel Trophy”, a cambiare è il cuore che batte sotto il cofano: al tranquillo 1.3 litri Aghem ha preferito un più potente 1.6, il quale dovrebbe rivelarsi più performante negli accidentati terreni che andrà ad affrontare.

aghem lancia pechino parigi (Custom)Il tour durerà dieci giorni, quanti ne saranno necessari per coprire i circa quattromila chilometri che i driver dovranno percorrere fra Toledo e Marrakesh. Una prova che sa di pioneristico, come lo erano ai loro tempi molte delle signore a quattro ruote che vi prenderanno parte. Difatti dalla Spagna al Marocco saranno assai variegate le tipologie di auto che si cimenteranno nella singolar tenzone messa in scena dalla “Endurance Rally Association”, sodalizio che profuma di romanzi scritti da Giulio Verne e un po’ ricorda quel londinese Reform Club dove ebbe luogo la scommessa che portò Phileas Fogg a fare il giro del mondo in ottanta giorni. Gianmaria e Rossella sono inseriti nella sezione “Classic”, dove dovranno vedersela con rivali al volante di Porsche 911, Austin Mini e Ford Escort Mexico, manco a dirlo tutte appositamente agghindate per scorrazzare in scioltezza fra le sabbie.

945x350_crop (Custom)Sarà una bella sfida – commenta il moncalierese – l’ennesimo test di resistenza per la nostra ‘Fulvietta’ che tante ne ha viste, ma soprattutto per noi che ci rimettiamo in gioco un’altra volta ormai non più giovanissimi”. Proprio così, all’anagrafe i coniugi moncalieresi forse potrebbero sembrare in età adatta per fare i nonni a tempo pieno, ma il dinamismo che emanano parla di tutt’altro genere di persone. E allora si parte, precisamente lunedì prossimo, 5 ottobre, da Toledo. Il primo giorno sarà all’acqua di rose: 430 chilometri per raggiungere Cordoba. Nel successivo i concorrenti scenderanno verso la costa per poi essere traghettati in Marocco, a Tangeri. Dal terzo giorno sarà Africa piena, a colpi di quattrocento chilometri a tappa. L’arrivo il giorno 15 ottobre a Marrakesh fra pneumatici consumati e motori fumanti. In bocca ci sarà la polvere, fra i denti i granelli di sabbia. In testa invece la voglia di ripartire ancora.

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Adriano Salvi, un invito a correre che non si può rifiutare

Il gentleman driver torinese è arrivato al mondo delle corse 25 anni fa su “spinta” della moglie. Irresistibilmente legato al mondo delle storiche è con la su 124 Abarth uno dei protagonisti della Michelin Historic Rally Cup

10999007_369445526596828_5981918998803870296_n (Custom)BIELLA – “Adesso che la famiglia è diventata adulta, e che la tua situazione professionale è stabile, perché non ti togli quella voglia di correre che macini da una vita?” Con rara sensibilità femminile, un giorno Nicoletta, moglie di Adriano Salvi pose al marito questa domanda che apriva le porte ad un mondo fino ad allora da sogno. Torinese, classe 1943, Adriano Salvi ha coltivato la passione per le corse fin da bambino. “Ho un fratello, Riccardo, di quattro anni più vecchio di me anche lui grande appassionato di corse. In quella Torino dei primi anni Sessanta, dove il mondo ruotava intorno al nome di Carlo Abarth, che vedeva sbocciare il genio di Enzo Osella, che percorreva i timidi passi di una strada che lo avrebbe portato in Formula 1, di Roberto Fusina vero artista nel creare i suoi volanti ed i suoi sedili, e di preparatori come Virgilio Conrero e Renato Monzeglio, oppure di emergenti come Piero Lavazza, l’automobile da corsa era una malattia incurabile. Mio fratello acquistò una Abarth 1000 Nürburgring, una vera belva da corsa e fece qualche garetta, mentre io lo seguivo con passione. Di rally non si parlava ancora e per me non se ne parlò per trent’anni, visto che gli impegni di lavoro e di famiglia mi convinsero a lasciare nel cassetto i sogni giovanili”.

2013_img_STORICHE_Rally_Lana_Storico_medie_salvi (Custom)Un fuoco che ha continuato ad ardere sotto la cenere finché la domanda della moglie ha spinto il “geolibro”, come si definisce lui (“un geometra che non ha mai esercitato la professione, ma se si è sempre occupato di distribuzione di libri per la Mondadori”) a mettersi in gioco e presentarsi al via della Elba Graffiti del 1990, gara di regolarità che si svolge tutt’ora nell’isola napoleonica. “Assieme all’amico Paolo Giazzi partecipammo a quella gara, ma non ci divertimmo affatto. La regolarità non era nel nostro spirito, ed il nostro desiderio era correre i rally”. Passa un altro anno e Adriano Salvi torna all’Isola d’Elba con una Fulvia Coupé 1200, ma questa volta con tanto di roll-bar ed il cronometro serve a misurare chi è il più veloce e non chi è il più preciso. “Ho iniziato subito a correre con le storiche, e non mi è mai passato per la mente di correre con le moderne. Per me le auto da corsa sono fatte di carburatori e non hanno il servosterzo. Per questo in vita mia ho corso con diversi modelli di Fulvia, dalla Coupé 1200, all’HF 1600 fino alla “Fanalone”, con la 124 Abarth e con la Porsche 911, vettura con cui ho gareggiato tre anni, correndo qualche rischio di troppo e senza mai essere pienamente soddisfatto. Con la Porsche non ci siamo capiti”.

Adriano_Salvi_Conrero_2015 (Custom)Da vero gentleman driver, Adriano Salvi è tornato alla 124 Abarth con la quale si toglie delle belle soddisfazioni scegliendo i rally più affascinanti del panorama italiano. “L’Elba e Sanremo sono sicuramente le gare che ho maggiormente nel cuore, ma anche l’Alpi Orientali è una gara che apprezzo moltissimo. Il mondo dei rally storici è cambiato e si è evoluto. Un tempo eravamo in 14 in classe a batterci con le Fulvia e si riusciva a chiudere fra i primi dieci dell’assoluta. Oggi sono completamente sparite. Sono arrivati dei giovani che hanno sicuramente dato linfa nuova alla specialità, ma hanno una mentalità diversa da quella dei piloti di vecchia generazione. Adesso nei rally storici si vorrebbero i pachi assistenza con motor-home faraonici mentre personalmente sono favorevole alle assistenze libere nello spirito dei tempi d’oro del rallismo. Noi eravamo auto didatti, personalmente non ho mai frequentato un corso di guida, come non ho mai preso una lezione di sci. Non dico che non servano; servono eccome, ma non sono nel nostro spirito”. Da due anni presidente della Scuderia dei Rododendri, uno degli storici sodalizi torinesi, Adriano Salvi mantiene sabaudamente un profilo basso. “Settimanalmente ci troviamo a cena tutti insieme con le nostre mogli. Ovviamente parliamo di auto, corse e ricordi. Parliamo anche di quello che vorremmo che la nostra federazione facesse per noi. Ci sentiamo poco rappresentati, anche se adesso c’è un pilota del calibro di Federico Ormezzano a portare avanti le nostre istanze. Certo sarebbe bello riuscire a far convivere lo spirito di un tempo con il mondo delle storiche attuali. È un po’ come coniugare due mondi, quello che fu del grande Gigi Bormolini, un signore delle corse che aveva lottato e sofferto per poter correre non provenendo da una famiglia con mezzi infiniti. Un pilota capace di domare e vincere con ogni tipo di vettura, dalle Porsche da rally alle sport biposto da salita. E quello rappresentato oggi da Nicholas Montini, un ragazzo giovane e preparato che va fortissimo” conclude Adriano Salvi, preparandosi ad infilare casco e tuta per affrontare il prossimo Rally Lana Storico, quarta gara dalla Michelin Historic Rally Cup, serie che lo vede lottare proprio con Nicholas Montini per il successo del Secondo Raggruppamento ed in cui è al comando della Classe M3.

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Nicola Novaglio, salita o rally per me pari sono, purché sia Mini

Il pilota bresciano, protagonista della Michelin Rally Cup, si divide con successo fra il Campionato Italiano Velocità in Salita, dove è in testa alla categoria Racing Start ed il Campionato Italiano Rally WRC con la sua Mini. Grande capacità di concentrazione ed eclettismo per riuscire a correre, vincendo, in due specialità così diverse

Nicola Novaglio, Alberto Ferlinghetti (Mini Cooper S #73, Elite Motosport)

Nicola Novaglio, Alberto Ferlinghetti (Mini Cooper S #73, Elite Motosport)

NAVE (BS) – La domanda difficile? Chiedergli quale specialità di corse automobilistiche preferisca. “Quella in cui ho più possibilità di gareggiare. Se domani, ad esempio, Michelin mi fornisse le gomme mi impegnerei totalmente nel Campionato Italiano Velocità in Montagna, facendo tutte le gare, oppure totalmente nei rally aggiungendo il CIR al Campionato WRC”. Nell’attesa che arrivi la grande offerta Michele Novaglio, trentenne imprenditore di Nave (BS) si schiera la via di entrambe le specialità, lanciando magari un occhio alle corse in pista, specialità dove si è messo in gioco partecipando ad alcune gare del trofeo Lotus Elise e nel Challenge Mini.

Nicola Novaglio, Alberto Ferlinghetti (Mini Cooper S #73, Elite Motosport)

Nicola Novaglio, Alberto Ferlinghetti (Mini Cooper S #73, Elite Motosport)

Il pilota bresciano, però, sta facendo faville in entrambe le specialità, ed allora è comprensibile che non voglia scegliere. “Ho iniziato a correre appena ho preso la patente; Peugeot 106 prima, Clio RS di Classe N3, per poi approdare alla Mini” racconta in un rapido flash back. “Le corse le avevo nel sangue. La zona di Nave è terra di piloti e di rallisti in particolare. Quando ero piccolo mia madre mi portava a seguire le gesta di Nic Busseni, il grande rallista bresciano con cui era imparentata”. Dopo una lunga trafila, seguendo il suo istinto imprenditoriale, Nicola Novaglio decide di realizzare una vettura alternativa, che riuscisse ad attirare l’attenzione del pubblico ed anche delle Case automobilistiche: la Mini.

Nicola Novaglio (Mini Cooper S # 146)

Nicola Novaglio (Mini Cooper S # 146)

Nel corso degli ultimi anni ne ho preparate dieci e quattro le ho ancora in gestione nella mia scuderia. Tre sono allestite con le specifiche Racing Start da Rally ed una da salita e tutte sono curate dalla AC Racing di Brescia. La scelta delle Mini ha anche una valenza economica. Indubbiamente la categoria Racing Start ha dei costi più limitati e nelle gare in salita c’è una bella battaglia grazie ad un parco partenti che vede al via 24 vetture di marche e modelli diversi”. Nonostante la forte concorrenza, Nicola Novaglio è riuscito ad imporre la sua legge nel Campionato Italiano Velocità in Montagna vincendo la categoria Racing Start nel 2013 e prendendo la testa della classifica in anche questa stagione. Pure nella Michelin Rally Cup il bresciano della Élite Motorsport sta facendo faville, nonostante debba confrontarsi con vetture sulla carta più prestazionali della sua Mini, come ad esempio le Peugeot 208 R2B.

Novaglio_Lanterna_11108185_10205823921508779_2053644262148221320_n (Custom)Nelle gare non si può mai concedere nulla agli avversari. Bisogna sempre dare il 100% ad ogni metro del percorso. E così facendo che arrivano i risultati, come ad esempio il 14° tempo assoluto ottenuto nella prova Massimo Canevari al Rally della Lanterna. Ma si può anche essere vittime di piccole toccate che rischiano di compromettere la gara, proprio come è successo a me nel corso della gara ligure”. Con la vittoria di raggruppamento ottenuto al recente Lanterna Nicola Novaglio si inserisce fra i pretendenti al successo nella propria categoria, dando l’assalto alla leadership di Luca Fiorenti e Francesco Montagna fin dal Rally della Marca del prossimo fine settimana.

Novaglio_lanterna_11401003_10205823920348750_7382460815176021933_n (Custom)Una delle principali differenze fra le corse in salita ed i rally sta nella presenza di pubblico. In salita ogni tornante è affollato da persone che campeggiano con tende e roulotte per tutto il fine settimana lungo la strada della gara. Nei rally questo capita meno, anche se vi sono punti in cui il pubblico è numeroso, come in alcuni tratti del Rally Lanterna particolarmente spettacolari. Ma sinceramente mi aspettavo una folla ben più numerosa a Genova nella centrale e bellissima Piazza Caricamento all’arrivo, dopo una gara dura ed impegnativa e molto ben organizzata”. Il pilota della Mini si impegna in due specialità che richiedono caratteristiche di approccio alla gara decisamente diverse. “Nelle corse in salita la gara si svolge su un percorso di 7/8 chilometri. Solo la Trento Bondone arriva a 17 chilometri, mentre la Rieti-Terminillo è lunga 15. In salita occorre ricordare perfettamente il percorso, cogliere ogni difficoltà della strada e memorizzarla perfettamente. Quando ho iniziato a correre in salita credevo che tutto ciò non fosse possibile, specie in gare dal chilometraggio importante. Invece, dopo alcune cronoscalate viene naturale memorizzare tutte le caratteristiche del percorso con le sue difficoltà. Nei rally, invece ci si deve fidare completamente del navigatore. Ed io ho imparato a cambiare radicalmente mentalità e sentire ciò che il mio co- équipier mi comunica nell’interfono. Certo, bisognerebbe fare qualche passaggio in più sulle prove speciali. Con due passaggi, come abbiamo fatto al Lanterna, non si colgono tutti i trabocchetti che la prova speciale presenta. Così non ci siamo accorti di un paio di compressioni che ci in gara ci hanno sparato fuori traiettoria, rimediando una toccata che poteva essere fatale per la nostra gara”.

Novaglio_lanterna_11536983_10205823920428752_5572602056339391301_n (Custom)Fedele alla sua filosofia, Nicola Novaglio non sogna un impegno particolare nelle corse, ma solo di potersi schierare a più gare possibile. “Grazie ad un attenta gestione dei costi, che con la Mini non sono esorbitanti, e alla presenza di alcuni piccoli sponsor che mi aiutano, posso correre sia in salita sia in pista, continuando a tenere d’occhio il mondo della pista. Come non ho una specialità preferita, non ho un idolo nel mondo delle corse. Il pilota che mi è piaciuto maggiormente è sicuramente Ayrton Senna e non solo per il modo di correre e di vincere, ma per il suo modo di essere. Sempre riservato e mai sopra le righe, dimostrando in pista quali erano le sue qualità. Dopo di lui sono nati alcuni grandi campioni, ma non mi piace il fatto che a volte si lascino coinvolgere in polemiche e critiche contro gli avversari. Ogni medaglia ha il suo rovescio e se cominci a criticare un avversario quello sicuramente criticherà te”. Una filosofia che Nicola Novaglio applica scrupolosamente, pensando solo alla sua Mini e, naturalmente, a prendere il via a più gare possibile.

La Michelin Rally Cup 2015 si svolgerà sulla distanza di sei gare divise in due gironi. Per rendere avvincente il challenge fino all’ultima gara saranno presi in considerazione i due migliori risultati per ogni “tour”. La Michelin Rally Cup è stata lanciata; ora la parola passa al ruggito dei motori.

Raggruppamento R2B, R2C, R3T, RS4, RST, A5, RC1Naz, R1T: 1. Luca Fiorenti, punti 53; 2. Francesco Montagna, 45; 3. Nicola Novaglio, 39; 4. Marco Oldani, 29; 5. Graziano Nember, 28; 6. Michele Griso ed Alex Pagnan, 25; 8. Lorenzo Grani, 22; 9. Roberto Rissone, 13; 10. “Chicco”, 12; 11. Cesare Rainer, 11; 12. Nicola Bennati, 10; 13. Arno Pellizzer, Alex Pagnan, Mirko Farea, Lino Lena, Rizziero Zigliani, Flavio Pozzi ed Ermanno Dionisio, 5.

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Tanto di … Capello nella Michelin Rally Cup

Il pilota trentino è una delle piacevoli sorprese della prima fase della serie voluta dal costruttore di pneumatici francese. Quarantenne, corre da vent’anni, ed è uno dei fedelissimi al marchio Michelin. Al volante della piccola Suzuki Swift R1 ha fatto faville al Mille Miglia ed al Salento, ed è pronto a ripetersi al Lanterna del prossimo fine settimana.

Cappello_Mille MigliaBORGO VALSUGANA (TN) – Ha quarant’anni uno dei volti nuovi della Michelin Rally Cup. È trentino, ha iniziato a correre nel 1997 ed ha sfoderato due prestazioni maiuscole al Rally Mille Miglia, dove ha centrato il terzo posto di categoria, ed al Rally Salento, in cui ha conquistato il successo nella categoria della Michelin Rally Cup, che riunisce le vetture di Classe N2, R1A, R1B, RS2, RS3, N1, R1ANAZ, R1BNAZ, prendendone il comando nella Serie.

Cappello_SalentoLui è Marco Cappello, da Borgo Valsugana, in provincia di Trento, che commenta così il suo folgorante inizio stagione: “Quest’anno, finalmente sono riuscito ad imbastire un programma a livello nazionale. Ho scelto il Campionato CIR-WRC e la Michelin Rally Cup perché offrono un palcoscenico molto interessante, unito alla possibilità di accedere ai premi molto consistenti offerti dalla Michelin Rally Cup. È un notevole stimolo economico; se poi aggiungiamo anche la possibilità di raccogliere premi nella Suzuki Rally Cup si capisce che questo è il campionato tagliato apposta per un pilota gentleman”, sottolinea il pilota portacolori della Europa Service di Parma. “Anche nella scelta della vettura mi sono mosso facendo molta attenzione al rapporto costi-benefici. Ho scelto la Suzuki Swift preparata secondo le specifiche della Classe R1, perché è meno onerosa della versione N2 a livello di costo di preparazione e di gestione; inoltre è più affidabile, avendo il cambio di serie e mancando l’autobloccante. Come rovescio della medaglia c’è il fatto che la Swift R1 è meno prestazionale della vettura di Classe N2 con la quale dobbiamo confrontarci nella Michelin Rally Cup. Ma è molto divertente.” Fedelissimo delle coperture Michelin, con cui corre fin dagli esordi, Marco Cappello ha ottenuto in carriera delle notevoli soddisfazioni, conquistando il successo in Coppa Italia in Classe N2 nel 2004 e 2005 con la Citroën Saxo, oltre ad aver vinto la Classe N3 con una Renault Clio nella serie CSAI riservata alle Ronde nel 2011, bissando il successo di categoria, sempre con la Clio N3, nella Lombardia Rally Cup (unico non lombardo vincente) del 2012.

Cappello_Mille Miglia_7Conosco molto bene gli pneumatici Michelin perché ho cominciato ad usarli vent’anni fa quando ho iniziato a correre. E ne ho seguito tutte le evoluzioni. Quest’anno vi sono pneumatici strutturalmente nuovi che presentano un disegno diverso e soprattutto un profilo della spalla più squadrato, che implica un diverso comportamento della vettura in curva. Nessun problema, dopo un paio di prove speciali ho trovato il feeling giusto con queste coperture. Ed i risultati si sono visti. Ho chiuso terzo al Mille Miglia, preceduto solo da due Swift N2, più performanti, mentre al Salento sono riuscito a vincere la categoria. Una gran bella soddisfazione.

Cappello_Salento_podio_3Marco Cappello, affiancato da Simone Fabbian, si prepara adesso ad affrontare il terzo appuntamento della Michelin Rally Cup, il Rally della Lanterna in programma nell’entroterra genovese venerdì 5 e sabato 6 giugno. “I rally della Michelin Rally Cup sono in gran parte nuovi per me. Salvo il Rally della Marca ed il San Martino di Castrozza, che per me è la gara di casa, non ho mai disputato le altre gare. Il Lanterna è per me un’incognita, ma c’è la volontà di fare bene, ottenere il miglior risultato possibile, per mantenere se non addirittura migliorare la leadership di categoria nella Michelin Rally Cup. Penso che la conformazione delle prove speciali sia simile a quelle del Rally di Sanremo, gara che ho disputato tre anni fa. Soprattutto spero vi siano dei bei tratti in discesa, in modo da poter sopperire con la guida alla mancanza di potenza della mia Swift R1; mi dicono che ci sia una prova molto impegnativa, la Massimo Canevari, della lunghezza di oltre 25 chilometri. Al San Martino di Castrozza abbiamo la prova di Malene (anche se tutti gli anni cambia nome) che ha più o meno la stessa lunghezza ed è una delle speciali più impegnative del circuito rallistico italiano. E questa speciale l’ho già fatta più volte.

Cappello_Mille Miglia_9Attento e perfezionista, come i suoi piloti di riferimento Renato Travaglia ed il protagonista delle salite Christian Merli, Marco Cappello di solito cura personalmente le vetture con cui corre: “Ma per questa avventura ci siamo appoggiati all’Europa Corse. Con mio padre Francesco, rallista degli anni d’oro al volante della 124 Abarth, che mi ha trasmesso la passione per i rally, abbiamo preparato una Citroën Saxo ed una Honda Civic Racing Start con le quali cerco di disputare qualche salita. Mi piacerebbe riuscire a correre di più, affrontare gare più impegnative, come quelle del Campionato Italiano Rally. Purtroppo con il mio lavoro (Marco Cappello è funzionario vendite dell’Aragno, azienda appartenente al Gruppo Maratti che opera nel settore delle ceramiche) ho poca elasticità di ferie, che dovrebbero essere concentrate nel mese di agosto. Mi piacerebbe tanto riuscire a fare il CIR con una vettura di Classe R2 o R3; ma è un sogno difficile da realizzare. Ma disputare il CIR-WRC e la Coppa Michelin è già un bell’impegno e si affrontano gare molto belle, impegnative e ben strutturate. È per questo che punto ad un bel risultato nella serie. A cominciare proprio dal prossimo Rally della Lanterna.

Classifica della Michelin Rally Cup (dopo il Rally del Salento, seconda gara) Raggruppamento N2, R1A, R1B, RS2, RS3, N1, R1ANAZ, R1BNAZ: 1. Marco Cappello, 50; 2. Corrado Peloso, 35; 3. Paolo Amorisco, punti, 30; 4. Moreno Cambiaghi e Gianluca Saresera, 23; 6. Michele Modugno, 20; 7. Davide Cagni, 16; 8. Roberto Mollo, 13; 9. Nicola Angilletta, 10.

La Michelin Rally Cup 2015 si svolgerà sulla distanza di sei gare divise in due gironi. Per rendere avvincente il challenge fino all’ultima gara saranno presi in considerazione i due migliori risultati per ogni “tour”. La Michelin Rally Cup è stata lanciata; ora la parola passa al ruggito dei motori.

Rally Tour 1
29 marzo 2015 Rally Mille Miglia
17 maggio 2015 49° Rally del Salento
7 giugno 2015 31° Rally della Lanterna

Rally Tour 2
21 giugno 2015 32° Rally della Marca
29 settembre 2015 35° Rally Internazionale San Martino di Castrozza e Primiero
18 ottobre 2015 34° Rally Trofeo ACI Como

Galleria

Michelin Rally Cup: Il Salento è il Salento. Parola di Frank Montagna

Nell’unica gara che si svolge nell’Italia del Sud, i fratelli pugliesi Francesco ed Alberto Montagna trovano motivazioni ancora superiori agli appuntamenti del resto della stagione per ben figurare con la loro Citroën C2 della Vieffecorse in un rally difficile e reso insidioso dall’asfalto viscido e dai terribili muretti a secco che affiancano la sede stradale. 

Salento Montagna_IMG_4570 (Custom)CISTERNINO (BR) – “Siamo l’unico equipaggio meridionale che disputa la Michelin Rally Cup e ciò ci procura qualche disagio logistico. Ma assolutamente non molliamo.” I fratelli Francesco ed Alberto Montagna sono fra le colonne della serie indetta dalla Casa francese di pneumatici, sempre presenti a tutti gli appuntamenti della scorsa stagione ed al via fin dalla prima gara, il Rally Mille Miglia, di quest’anno.

Correre in casa è un piacere indescrivibile. Non solo per il fatto che risparmiamo due giorni e 2000 chilometri di viaggio fra andata e ritorno, ma soprattutto perché il Rally del Salento dà a noi pugliesi una carica ineguagliabile. È un peccato che gli equipaggi del Nord tendano a snobbare questo appuntamento. Non sanno quello che si perdono”, sottolinea convinto Francesco Montagna, 43 anni di professione farmacista. L’equipaggio della Citroën C2, curata dalla Vieffecorse, è molto affezionato alla gara di casa, al punto che Francesco non sa quante volte ha partecipato al rally che quest’anno fa base a Santa Maria di Leuca. “Nel prossimo appuntamento voglio riscattare la delusione della scorsa edizione, quando una foratura nelle prime battute compromise la mia gara. Fu un vero peccato, perché iniziammo una furiosa rimonta che ci portò a segnare un paio di volte il quinto tempo assoluto, una prestazione niente male per la nostra piccola Citroën C2 R2B.” Anche il 2015 non è iniziato nel migliore dei modi per i fratelli Montagna, che nella gara di esordio al Mille Miglia hanno concluso quarti di categoria ad appena 2/10 dal podio. “Ancora prima di partire sapevamo che sarebbe stata una gara sofferta. Non avevamo il motore ‘giusto’, ma quello di riserva, ed abbiamo dovuto effettuare una gara cercando di ottenere il miglior risultato possibile.” Con una simile premessa, dai due portacolori della Vieffecorse ci si aspetta al Salento una gara tutta d’attacco. “Assolutamente no”, puntualizza Frank Montagna. “Per noi il Salento è il Salento e basta. Si corre senza pensare alla classifica, al campionato, alla strategia. È una gara in cui dobbiamo dare il massimo senza badare alla concorrenza. È la nostra gara in assoluto.” 

Salento Montagna_IMG_4602 (Custom)Il Rally del Salento si svolge in una terra bellissima, fra mare azzurro e campagne ricche di uliveti, sfiorando centri dall’architettura barocca mozzafiato. Ma in prova speciale è una gara difficilissima. “La sede stradale ridotta, l’asfalto scivoloso ed i muretti a secco vicinissimi al bordo della strada non permettono il minimo errore. Una staccata ‘lunga’ e sei fuori. Non ci sono margini di recupero. Ma anche in questo sta il fascino del Salento, una gara che premia piloti veri”, sottolinea ancora il pilota dell’equipaggio pugliese.

Anche per questo motivo ci teniamo tanto a fare bella figura. Io corro da 23 anni e da 15 faccio coppia fissa con mio fratello Alberto, 39 anni, grafico pubblicitario. Il nostro è un sodalizio solido, in cui i ruoli sono ben definiti. Così siamo nati e tali rimaniamo. Io ho piena fiducia nel lavoro svolto da mio fratello, e lui ne ha altrettanta in me, al punto che non ha pruriti di passare alla guida. Abbiamo raggiunto un livello di affiatamento tale che ormai non abbiamo più bisogno di dirci le cose per capirci e puntare al miglior risultato possibile.” Un equipaggio solido, di grande esperienza, che ha i suoi punti forti nelle caratteristiche dei due componenti.

Sono un pilota attento e riflessivo; nella mia carriera ho sbattuto pochissimo, perché se non sono al cento per cento non mi prendo rischi inutili. Quando tutto funziona alla perfezione allora sì che parto all’attacco, perché so di avere le possibilità di ottenere un grande risultato. Se devo cercare un difetto, penso alla nostra mancanza di costanza. Non essendo professionisti che devono pensare solo ai rally, anche nei momenti di preparazione della gara la mente corre spesso all’attività di tutti i giorni, e questo, a volte, condiziona il nostro modo di preparare le corse e correre.” 

Nato negli anni Settanta, Francesco Montagna ha subito il fascino dei grandi rallisti al volante delle Gruppo B: “Henri Toivonen innanzi tutto è quello che mi ha fatto innamorare delle corse su strada. Poi Colin Mc Rae e Sébastien Loeb, che guarda caso si mise in luce proprio con una piccola Citroën Saxo. Il mondiale è un palcoscenico affascinante, ma anche la Michelin Rally Cup offre molti spunti di divertimento e competizione tirata all’estremo. Nella nostra categoria, anche se c’è un buon rapporto di amicizia, in gara si lotta sul filo dei decimi di secondo. Lo scorso anno in categoria ci confrontammo con lo sloveno Rok Turk, un pilota che ha il passo dei grandi campionati, ma anche quest’anno la competizione non sarà da meno. Nella prima gara si sono già messi in mostra Luca Fiorenti e Graziano Nember, oltre ad un paio di ragazzini che daranno sicuramente del filo da torcere. È per questo che voglio preparare nel migliore dei modi questo Rally del Salento”, conclude Francesco Montagna, che non vede l’ora di essere sulla pedana di partenza e sulle prove speciali della gara che per i pugliesi vale una stagione.

 

Piergiorgio Barsanti riparte dal Memorial Conrero l’assalto alla Michelin Historic Rally Cup

Appassionato di corse fin da bambino, il pilota versiliese si presenta alla gara di Quincinetto con una Opel Kadett GT/E che mantiene i colori delle vetture del mitico Penna Bianca. E promette battaglia per riscattare la doppia delusione patita in questa stagione.

Barsanti_foto 3QUINCINETTO (TO) – Il cognome Barsanti è molto pesante nel firmamento dei cognomi nobiliari dell’automobilismo, non solo italiano. Il padre scolopio Eugenio Barsanti, assieme a Federico Matteucci brevetto nel 1854 il primo motore a scoppio adatto ad usi industriali. La via verso l’automobile era tracciata.

Piergiorgio Barsanti, versiliese, ha subito la battuta pronta. “Il frate era di Marina di Pietrasanta, io sono di Viareggio e magari un pizzico di parentela ci sta. Ma io con la meccanica ho poco a che spartire. La mia Opel Kadett GT/E la curano Leonardo e Riccardo Bertolucci della MDM. Io non ci metto le mani”. Sessantasette anni, dirigente di una cartiera, ha la passione dei rally fin da bambino. “Mia madre per farmi stare buono mi sedeva per terra e mi dava un grosso coperchio di una casseruola ed uno stura lavandino. Ecco fatto volante e cambio, ed io ero pronto a guidare la mia macchina da corsa, immaginaria”.

Barsanti_foto 1La passione però non basta e ci vogliono anche le risorse economiche per poter correre e l’energico versiliese deve attendere il 1976 per esordire in gara. “Da allora ho disputato più di 300 gare, anche se ho avuto alcuni periodi di sospensione dovuti agli impegni di lavoro e all’attenzione della famiglia. Ho cominciato con la Opel Kadett GT/E 1900, poi sono passato alla versione 2000, quindi all’Opel Ascona Gruppo 1, con cui ho conquistato il terzo posto nel campionato italiano”. Barsanti blocca subito la domanda spontanea dell’interlocutore. “Mi ricordo benissimo le gare, ma non l’anno” tronca Barsanti che continua a seguire il filo dei ricordi passando per la scuderia torinese Tre Gazzelle di Giorgio Leonetti e la loro 131 Abarth, seguita dalla Opel Ascona Gruppo 2 ex Gabriele Noberasco. Uno stop dopo una simile cavalcata fra le regine dei rally ci vuole e ce l’ha anche la carriera di Piergiorgio Barsanti, che ritorna negli anni Novanta con la Toyota curata dal biellese Nazzareno Fren, seguita dalle varie versioni della Sierra di Franco Mondino, la BMW M3 e la Delta. Un nuovo stop ferma Piergiorgio Barsanti che torna a soddisfare la sua voglia di correre recentemente e lo fa passando al mondo delle storiche, una specialità che usa quelle stesse vetture che lui guidò in gioventù.


Barsanti_foto 2“Inizialmente
ho affittato una Ford Escort per capire se sarei stato ancora competitivo e si mi sarei ancora divertito. Poi ho acquistato una Opel Kadett GT/E ex Biella Corse targata Vercelli. Ora sto cercando i riferimenti storici che mi confermino o meno se è una ex Ormezzano. La vettura è del 1977, l’anno dopo a quello con cui io ho iniziato a correre ed in origine era stata curata da Conrero, dotata di iniezione Kugelfisher”. Ma la liaison fra Piergiorgio Barsanti e Virgilio Conrero inizia molto tempo fa. “Virgilio era una persona fantastica, prodiga di consigli, che non faceva mai pesare il fatto che lui fosse il ‘mago’ ed io un ‘citrullino’ della Versilia con una vettura curata dai fratelli Venturi, bravi, ma non certo prestigiosi come Conrero. Virgilio aveva il senso della squadra e mi dava una mano tutte le volte che poteva, anche perché spesso ero l’ultima Opel rimasta in gara. Ricordo ancora quella volta al Ciocco del 1980 quando rimanemmo in gara con le Opel solo io e Antonillo Zordan. Fummo subito presi sotto l’ala di Virgilio Conrero ed Amilcare Ballestrieri. Peccato che Zordan ruppe subito dopo ed io rimasi in folle nell’ultima prova”.

Barsanti_foto 5Piergiorgio Barsanti si presenta la Memorial Conrero con molta adrenalina in corpo. “Al Valli Aretine ho rotto il filo dell’acceleratore nella prima prova, perdendo parecchi minuti. Stavo recuperando quando ho rotto una biella con conseguente disastrose per il motore, oltre ad essermi dovuto ritirare. Il danno subito mi ha impedito di essere al via del Campagnolo ed ora mi ritrovo dopo due gare senza nemmeno un punto nella Michelin Historic Rally Cup. Al Conrero dovrò far bene se voglio recuperare parecchie posizioni. E mi piacere pensare che ciò possa accadere proprio qui, nella gara dedicata al grande Virgilio, a Quincinetto, la cittadina che lo accolse nel dopoguerra e che ancora vanta segni del suo passaggio. Sopratutto perché io sono al volante di una Opel Kadett GT/E che porta ancora orgogliosamente i colori della Squadra Corse Conrero”.

Eric Comas Il pilota con il vizio dei rally e l’Italia nel cuore

Il francese, dopo essere stato un driver in pista, dalla Formula 1 alle GT nipponiche, ha riscoperto il fascino dei rally, la passione di gioventù. E dopo un passaggio con le Alpine, arriva la Stratos, suo amore di quando seguiva le gare nell’Ardeche. Ed a Sanremo ha dimostrato di che pasta è fatto, anche se per la seconda volta la vittoria….

Foto Stefano Romeo e Foto4

erik_comas_008SANREMO (IM) – Il pilota francese guarda la classifica finale del Rally di Sanremo, ma non ne fa un dramma. È secondo, ad appena 2”9 dal vincitore, ma non recrimina. Dà un alzata di spalle e commenta: “la prossima volta lo vinco io”. Un’affermazione che ha i suoi fondati motivi, visto che Eric Comas, 52 anni il prossimo settembre, francese di Romans sur l’Isère un conto aperto con il Sanremo storico sembra proprio averlo aperto. Dopo una prima partecipazione in cui concluse quarto, nel 2013 si dimostrò un vero leone della gara, dopo che la sua Stratos ebbe un problema sulla seconda prova speciale che lo fece precipitare in fondo alla classifica ben lontano dalla vetta. Nessuno, o quasi, credeva che potesse esserci una rimonta così veemente, ma Eric cominciò a vincere una prova speciale dietro l’altra arrivando a chiudere ad appena 7” dal vincitore della gara.

erik_comas_000Una storia che si è ripetuta con gelida puntualità anche in questa edizione del Sanremo Rally Storico, in cui Eric Comas ed il suo navigatore Jano Vesperini, hanno faticato a trovare il ritmo nella prima tappa, per scatenarsi poi nelle ultime quattro prove della seconda arrivando a chiudere a soli 2”9 dal vincitore Matteo Musti. “Purtroppo la mia Stratos è ancora molto acerba ed abbiamo patito problemi di messa a punto del motore, che spesso a girato a soli cinque cilindri invece che a sei” commenta alla fine facendo ruggire il possente e sinfonico sei cilindri Dino Ferrari della sua Stratos. “Quando siamo riusciti ad inquadrare la situazione abbiamo cominciato a segnare ottimi tempi ed abbiamo rimontato la classifica. Ma purtroppo il rally è finito prima che riuscissimo ad agguantare la prima posizione”. Una vera fortuna per il vincitore di questo 30° Sanremo Rally Storico, perché di strada a Comas ne sarebbe servita veramente poca prima di acciuffare la leadership. Infatti, dopo la prima tappa del venerdì che lo ha visto arrivare ad avere fino quasi un minuto di svantaggio da Lucio Da Zanche, mattatore della prima metà di tappa, Comas ha preso un buon ritmo, ma non sufficiente ad inserirlo fra i pretendenti al podio, visto che dopo la “Ronde” che chiudeva la giornata di venerdì pagava al futuro vincitore Matteo Musti ben 23”2 ed era solo quarto assoluto.

erik_comas_006Le cose sembravano marciare sullo stesso binario anche nelle prime due prove di sabato con Comas che continuava a perdere su Musti, ormai lontano a 34”5 ed il podio che non si avvicinava. Poi, nella PS 8 (Vignai-1) la magia della Stratos comincia a fare il suo effetto e Comas vince la prova, recuperando a Musti 4”. Il riposo ad Imperia non calma gli animi del formulista francese che nella seconda tornata si scatena recuperando 5”4 nella ripetizione di San Bartolomeo, 12”6 a Passo del Maro, ed 9”6 sulla definitiva Vignai che cementifica una classifica con Matteo Musti al primo posto  ed Eric Comas al secondo per un battito di ciglia.

erik_comas_004Comas però non si perde in recriminazioni e giustificazioni. Nemmeno sottolinea di essersi presentato al via con una vettura più datata (una Stratos) rispetta alla concorrenza che aveva come armi le più giovani ed evolute Porsche, Lancia Rally, per non parlare delle “neo rinate” Lancia Delta. “Io amo i rally ed in particolare modo le auto italiane. Da quando avevo 14 anni ho visto tutti i passaggi del Montecarlo nella zona dell’Ardeche, vicino a casa mia o sulle prove speciali più affascinanti della gara. Ovviamente sono della generazione che ha subito il fascino dell’Alpine Renault, e l’innamoramento della Lancia Stratos. Ed ho deciso che sarei diventato un pilota di rallye. Ovviamente il destino aveva già programmato la mia vita in altro modo. Ho vinto un concorso per giovani formulisti al Paul Ricard, a 18 anni sono diventato campione di Francia, quindi a 27 anni sono diventato campione di Formula 3000, l’anticamera della Formula 1”. Sono gli anni in cui la grandeur francese spopola in Formula 1 con Alain Prost, Jean Alesi, e non solo.

erik_comas_003Ci sono delle scuderie fortemente sostenute dalle industrie francesi, anche di stato, e scuderie con la Ligier e la Larousse possono permettersi di schierare discrete monoposto anche in Formula 1. Ma sono gli anni in cui la lista degli iscritti è lunga come un romanzo di Alexandre Dumas e passare le forche delle pre-qualifiche è dura. Comas però ci riesce spesso e nel 1992 con la Ligier JS37 conquista un bel quinto posto al Gran Premio d’Italia ed è 11° nel mondiale. Prosegue la sua carriera di Formula 1 altri due anni con la meno brillante scuderia di Gerard Larousse, anche se i risultati non sono eccelsi come con la Ligier. Poi, dopo un 1994 difficile, Eric Comas lascia la Formula 1 e va a correre con le GT nel ricco campionato giapponese ottenendo ancora gloria ed ingaggi sostanziosi.

erik_comas_001Ma l’amore sono i rally, e tornato in Francia fonda una scuderia che si dedica alle gare storiche, avendo a disposizione, ovviamente, le Alpine A110. “Non potevo fare diversamente. Come francese se non avessi scelto l’Alpine mi sarei tirato addosso gli sguardi inviperiti dei miei connazionali. Ma potevo soddisfare la mia passione giovanile delle gare su strada. Nei rally è il navigatore che fa tutto. Ti dice dove girare dove accelerare e tutto cosa fare. Mi piace moltissimo questa complicità che si instaura all’interno dell’abitacolo” racconta Comas facendo sembrare una cosa banale, proprio alla portata di tutti, la guida rallistica. C’è però ancora un passo che Eric Comas deve compiere per arrivare al vertice della sua soddisfazione rallistica. Salire al volante di una Stratos ed ad un certo punto si libera della sua scuderia e può iniziare a correre con la bete a gagner (come l’hanno definita i francesi). “Questa è la mia quarta Lancia Stratos, e sono sempre più soddisfatto di questa splendida vettura. Gli italiani sono fortunati. Hanno costruito le più belle auto da rally del mondo ed hanno le più belle donne del mondo”.

erik_comas_005Cosa c’entrano le più belle donne del mondo? Spiegazione molto semplice: la nuova femme fatale di Eric Comas è di Biella, paese che ha visto nascere le più belle Stratos da corsa, preparate da Umberto Maglioli. In fondo c’è sempre una spiegazione a tutto.

 

Michele Tassone

Michele Tassone fa sentire Il ruggito del leone

Il 23enne pilota di Peveragno (CN) è stato scelto come pilota Junior nel team ufficiale di Peugeot Italia a fianco di Paolo Andreucci, il pilota più titolato d’Italia. In tre stagioni lo chef di Peveragno ha conquistato il successo nel Trofeo Cinquecento nella stagione d’esordio, il successo nel Suzuki Rally Trophy lo scorso anno, portando per la prima volta in Italia alla vittoria una vettura alimentata a GPL, oltre a vantar il secondo nel Trofeo Twingo 2012. Al suo fianco ci sarà nuovamente il toscano Daniele Michi. Di Tommaso M. Valinotti

MILANO – La consacrazione avverrà questa sera, lunedì 9 marzo, a Milano. L’ufficializzazione è avvenuta venerdì scorso, 6 marzo, con un comunicato della Casa del Leone. Michele Tassone, 23enne di Peveragno (CN) è il pilota ufficiale del Peugeot Junior Team per la stagione 2015. Il giovane pilota cuneese avrà a disposizione la Peugeot 208 R2 curata dalla Racing Lions, avrà al suo fianco il toscano Daniele Michi e sarà compagno di squadra del mostro sacro Paolo Andreucci.

“È una gran bella soddisfazione essere accolto in una squadra ufficiale, e bel punto di arrivo dopo tanto lavoro. Ma sopratutto un punto di partenza verso la stagione 2015 che si presenta intensa e combattuta”. Tranquillo, sorridente e rilassato, come sempre, lo “chef di Peveragno” non si volta certo indietro a guardare i risultati conquistati, che lo hanno visto vincitore di due dei tre trofei cui ha partecipato finora, ed una volta secondo, vittima di una foratura al Sanremo che ha compromesso il risultato. “Posso dire che ho corso con tutte le Gruppo R piccoline presenti nel panorama italiano. Dalla Cinquecento con cui ho vinto il trofeo nel 2011 alla sua prima edizione, alla Swift GPL con cui ho vinto il Trofeo Suzuki lo scorso anno. Anche la Twingo è una vettura fantastica, e lo dimostrano le classifiche che la vedono sovente e spesso nella top ten delle classifiche assolute. Con lei non sono stato fortunato, ho perso il Trofeo a Sanremo per una foratura, ma ho ottenuto ottimi risultati, sia in trofeo sia nelle gare di preparazione”. Della Peugeot 208 R2 non ha ancora opinioni. “L’ho guidata solo nei corsi formativi di ACI Sport e per pochissimi chilometri. Per farsi un’opinione completa occorre portarla in gara. È chiaro, pertanto, che non vedo l’ora di essere in prova speciale al Ciocco, la gara d’esordio stagionale”.

Bravissimo a mettersi in mostra in prova speciale (vinse la prima gara del Trofeo Cinquecento ed in quello stesso anno partecipò al Giro d’Italia con la Cinquecento, staccando il secondo tempo assoluto nella prova speciale di Biella, lasciando dietro mostri da oltre 400 Cavalli, sfruttando l’agilità della “scorpioncina” sul bagnato), Tassone è molto cauto nelle sue dichiarazioni: “Come molti altri miei coetaniei ho preferito confrontarmi nei trofei. Essendoci molti avversari la concorrenza è forte ed è possibile mettersi in mostra, visto che le vetture sono molto simili. Inoltre nei trofei ci sono i premi che aiutano ad alleggerire la ricerca del budget stagionale”. Dopo due anni nei trofei (2011 Trofeo Cinquecento e 2012 nel Twingo) Tassone affrontò per la prima volta nel 2013 il palcoscenico del Campionato Italiano Rally con una Clio R3 con la quale ottenne uno spettacolare non o assoluto al Rallye Sanremo. “Quella è stata una stagione difficile, perchè per problemi familiari ho potuto partecipare solo ad alcune gare spot, senza poter inseguire alcun risultato di campionato. Il risultato di Sanremo mi consolò della stagione deludente e m i diede forza per ricominciare l’anno successivo”. E così è stato. Michele Tassone è accolto alla corte della BRC Racing ed è scelto come pilota per portare sulle prove speciali la Suzuki Swift GPL della multinazionale di Cherasco. “È stato un campionato molto difficile ed impegnativo. La nostra Swift ha pagato un handicap di peso nei confronti delle avversarie,e lo sapevamo in partenza,  mentre in termini di prestazioni non era seconda a nessunoassicura Tassone che riesce a conquistare il Trofeo Suzuki, lottando sul filo dei secondi con gli avversari, nonostante un piccolo falso a Udine per un problema al cambio.

La stagione 2014 vede anche Michele Tassone iniziare il suo sodalizio con il navigatore toscano Daniele Michi, dopo aver corso con il giovane astigiano Fabio Grimaldi e con l’esperto cuneese Giò Agnese. “Conobbi Daniele Michi alla Ronde Valmerula che disputai ad inizio stagione con la Punto S2000 di Manuel Villa. Ci fu subito feeling e mi sarebbe piaciuto correre con lui, ma mi sembrava impossibile che un navigatore così esperto scegliesse di avventurarsi sul mio sedile di destra. Invece siamo diventati subito amici, ed eccolo lì a dettarmi le note; abbiamo vissuto insieme una stagione fantastica con la Suzuki della BRC e nelle giornate di stage presso l’autodromo di Vallelunga per i corsi ACI Team Italia. Ed ora siamo pronti ad affrontare insieme una stagione fondamentale per le nostre carriere come equipaggio ufficiale Peugeot”. Lo scorso anno in BRC Michele Tassone ebbe anche l’opportunità di avere come compagno di squadra un pilota della levatura di Giandomenico Basso. “Purtroppo, pur essendo fianco a fianco nel paddock in parco assistenza, abbiamo potuto condividere poco le informazioni in gara. Troppa differenza fra sua Fiesta R5 e la mia Suzuki R1. Chi passava per primo sulla prova speciale dava all’altro le informazioni dell’ultima ora, ma più di questo non c’è stato possibile condividere”.

Ed ora l’arrivo di Tassone-Michi in Peugeot con i galloni dell’ufficialità. “Sono molto onorato per la scelta che è stata fatta. Ho sempre sognato di correre in una squadra ufficiale, perchè credo che correre con un top team, alla fin fine, sia più facile che correre da privato. Alle spalle hai una squadra di persone professionali e preparate che pensano solo a rendere la vettura più competitiva possibile, ed alla Racing Lions hanno dimostrato di saperlo fare al meglio, mentre l’equipaggio deve impegnarsi solo ad essere più veloce e redditizio al massimo in prova speciale. Tutto lì” commenta Tassone che sembra rendere le cose facili. “Arrivare in Peugeot è il coronamento di un sogno e devo dire grazie a moltissime persone. Ovviamente alla dirigenza Peugeot, e poi ad ACI Team Italia, che mi ha supportato per raggiungere questo volante. A volte mi sembra impossibile che tutto ciò sia successo. Solo 15 giorni fa ero a piedi e con poche prospettive. Si era anche perlato di un mio possibile passaggio sulla Fiesta R5 della BRC prima che il team di Cherasco riconfermasse Basso. Ma il salto sulla top car del team BRC mi sembra francamente troppo lungo”. L’ingaggio in Peugeot comporta anche notevoli responsabilità. “La pressione non mi spaventa. Sicuramente ci sarà quando saremo sui campi di gara, ma non è sicuramente quello a spaventarmi. Come ho già detto sono tranquillo e fiducioso di far bene. Ho alle spalle il team più vincente d’Italia, in grado di seguirmi, cosnsigliarmi e farmi crescere;  quindi non devo sicuramente preoccuparmi di nulla”. Come pilota Junior del Team Peugeot rappresenterà una sorta di seconda guida di Paolo Andreucci, il pilota più titolato d’Italia, diventandone in un certo qual modo l’erede. A questa considerazione lo “chef di Peveragno” alza le sopraciglia perplesso: “Sarà sicuramente bellissimo essere in squadra con il più blasonato  professionista del rallismo italiano. Da lui potrò sicuramente imparare moltissimo. Però di qui a parlare di eredità di Andreucci ce ne passa, anche perché i fattori in gioco sono molteplici ed imprevedibili. E poi Paolo ha ancora una lunga carriera davanti e non mi sembra che abbia alcuna intenzione di abdicare a breve”. Una considerazione importante questa, perché permette a Tassone di lavorare e crescere con tranquillità. Avendo compiuto 23 anni appena il 29 dicembre scorso potrà dare la caccia al titolo Junior per diverse stagioni, anche se sia lui sia Peugeot puntano al successo fin dalla stagione 2015. E quindi aver tempo per studiare da erede di Andreucci, sogno e incubo di tutti i giovani rallisti italiani.

Carlo Leoni: “Ci ha colpito l’educazione e la positività di Michele Tassone” – Se si chiede a lui un giudizio sulla sua persona e quale sia la sua dote vincente, il 23enne di Peveragno risponde con serenità: “Non so qual è la mai dote vincente e preferisco che a giudicare siano gli altri. Per essere vincenti occorrono doti personali, ma anche fortuna e sfortuna giocano un ruolo importante”. Abilissimo nello schivare la trappola delle parole come quelle delle prove speciali, Michele Tassone lancia la palla nel campo di Peugeot che a questa domanda risponde attraverso le parole di Carlo Leoni, oggi capo ufficio stampa di Peugeot Italia, grande appassionato di rally e fino a ieri responsabile della comunicazione sportiva di Peugeot Italia: “Al di là delle doti velocistiche confermate da Paolo Andreucci che lo ha seguito nell’ACI Team Italia, ci ha colpito per l’educazione e la positività. Per lui sarà un’esperienza importante, all’interno di un team ufficiale dove sarà messo nelle migliori condizioni per avviare un percorso di crescita personale e professionale. Avrà grandi pressioni ma queste aiutano a crescere caratterialmente”. E se lo dice la voce del “Leone non c’è che da essere ottimisti.

 

Paolo Iraldi

Il ruggito di Paolo Iraldi in un anno da leone

Il pilota astigiano di Mombercelli conquista il titolo assoluto nel campionato Piemonte e Valle d’Aosta e la vittoria nel trofeo Peugeot di Zona che gli consente di vivere un giorno da protagonista a fianco di Paolo Andreucci. In carriera ha conquistato 60 vittorie di classe dimostrando una straordinaria propensione al successo. Sempre sorridente, ironico e scanzonato è un fedelissimo delle Peugeot, anzi delle 106, ed anche nei suoi sogni, con la testa nelle nuvole ed i piedi per terra, c’è una 106: Maxi. Testo di Tommaso M. Valinotti. Foto archivio Kaleidosweb, Provincia Granda Rally Club, Alesio Bert, Isabella Rovere

Paolo_Iraldi_2015_000TORINO – Il 2014? Un anno da incorniciare. Almeno così è stato per Paolo Iraldi, il pilota quarantatreenne di Mombercelli (AT) che nella stagione appena terminata ha conquistato la vittoria assoluta fra i piloti nel Campionato Piemonte Valle d’Aosta Rallies-Trofeo Automotoracing (e di conseguenza anche la vittoria di Gruppo N e di Classe N2). Un anno in cui non c’è stata la minima sbavatura, in cui la bravura del pilota ha incontrato la benevolenza della sorte, mandando la signora sfiga ha farsi un giro da un altra parte.

Paolo_Iraldi_2015_001“Effettivamente tutto ha girato per il verso giusto” ha commentato sabato 14 febbraio Paolo Iraldi sul palco dell’OVAL di Lingotto Fiere, dove ha ricevuto la coppa come vincitore assoluto del Campionato Piemonte Valle d’Aosta Rallies-Trofeo Automotoracing 2014. “In questa stagione ho avuto la soddisfazione di vincere la classifica assoluta del Campionato oltre ad avere avuto la soddisfazione di vincere il Trofeo Peugeot di zona, successo che gli ha spalancato le porte ad una giornata di test con la Peugeot 208 T16 a fianco di Paolo Andreucci” uno degli idoli del pilota del Provincia Granda Rally Club, insieme a Claudio Paolo_Iraldi_2015_005Vallino, il blasonato plurivincitore dei trofei Peugeot che Paolo Iraldi considera come uno dei suoi maestri e che è sempre stato prodigo di consigli verso l’odontotecnico astigiano.

“La giornata a fianco di Paolo Andreucci è stata incredibile. Per un giorno mi sono sentito pilota ufficiale ed ho coronato il sogno di una vita”. Iraldi ed il suo navigatore Marco Amerio infatti sono stati ospiti di Peugeot in Garfagnana, dove sulla prova dell’Orecchiella, una della classiche del rally “Il Ciocco”. Andreucci si è seduto a fianco di Iraldi e lo ha fatto scatenare sulla Peugeot 208 R5 della Racing Lions, la regina del Campionato Italiano Rally. “Paradossalmente mi sono più divertito con la 208 R2 che con la R5. La vettura maggiore è un’astronave, con dei limiti di tenuta inimmaginabili per noi mortali e si fa fatica a trovare il coraggio per sfruttarla al massimo. Quando sei lì e vedi il limite avvicinarsi, le dita del piede dell’acceleratore si tirano indietro e non sfrutti il mostro al limite. O per lo meno io non ci sono riuscito. Con la R2, il cui test non era in programma, invece è stato più rilassato, sono riuscita a sfruttarla meglio ed ero anche più tranquillo nella guida. Però è sempre una vettura fantastica, con una capacità di percorrenza in curva incredibile, che ti permette addirittura di cambiare le marce mentre sei in curva. Con la R2 mi sono veramente divertito, con la R5 ho sentito troppo la responsabilità di avere per le mani un’ astronave simile”. La giornata da ufficiale di Iraldi ha posto in evidenza anche altri aspetti che l’astigiano non conosceva. “Sei dentro una squadra ufficiale, han no vinto otto titoli italiani di fila, con un pilota come Andreucci da prima guida e nessuno se la tira. Trattano tutti da pari a pari, anche se con grande professionalità. Una vera e propria sorpresa”.

Paolo_Iraldi_2015_003Il 2014 poteva essere l’annata del grande slam per Paolo Iraldi se avesse anche centrato il Trofeo Rally Nazionali di Prima Zona. “Una vittoria che ho perso all’ultima gara, per una mia ben precisa sceltasottolinea Iraldi che era arrivato al termine delle gare di Zona con 4,5 punti di vantaggio sul principale avversario, Mirko Garbero. “A quel punto avevo due possibilità. O partecipavo al Rally di Roma Capitale e difendevo il vantaggio, oppure andavo alla Ronde del Monte Caio, partecipando al Trofeo delle Merende che ho vinto per la classe N2 nel 2013. Ho preferito partecipare alla gara piacentina, continuando la striscia di presenze al Trofeo delle Merende che mi vede al via fin dalla prima edizione. Il Trofeo delle Merende è l’interpretazione del rallismo come era i tempi d’oro. Gran festa tutti insieme prima della gara, e poi giù botte in prova speciale. Con una trentina di concorrenti al via in Classe N2 ero sicuro che la battaglia sarebbe andata avanti dal primo all’ultimo metro. E così è stato”. Un secondo posto finale al Trofeo delle Merende che lo soddisfa pienamente, mentre la perdita del titolo TRN 2014 non gli fa spegnere il proverbiale buon umore. “Ha vinto Mirko Garbero, per la discriminante. Le regole sono regole, gloria al vincitore. Io ho fatto la scelta del Monte Caio e non me ne sono mai pentito. Quindi onore a Mirko Garbero”.

Se il 2014 è stata una grande annata per Paolo Iraldi non è sicuramente la stagione vincente della sua carriera che si avvia verso la 19esima stagione. “A contagiarmi fu il Rally dei Vini che passava sulle strade vicino a casa mia. Non me ne sono persa un’edizione da quando ho avuto l’età della ragione, ammesso che io abbia la ragione” sottolinea con la sua consueta autoironia sempre pronta alla battuta. “Erano i tempi delle Porsche di Franco Uzzeni e delle Lancia 037 di Cappellino, Barel, delle BMW di Bertola. Uno spettacolo che ci teneva incollati dalla prima all’ultima macchina ad un  ternante, prima di saltare nella notte alla prova successiva”. La passione è tanta, e la frequentazione di personaggi come il preparatore Massimo Gianuzzi ed il navigatore Marco Amerio fanno sì che la voglia di essere un protagonista nei rally aumenti giorno dopo giorno e finalmente nel 1997 eccolo sul palco di partenza del Rally Tartufo con una Peugeot 106 di Classe N1: “Erano gli anni degli elenchi iscritti oceanici, con classi di una trentina di concorrenti. Ed a quel Tartufo in Classe sono tanti e tutti scatenati, a cominciare dallo stesso Gianuzzi, Cristian Boniscontro, Fabrizio Ceriali, Fabio Roero e Franco Augusto, anche lui all’esordio che gli partiva proprio dietro. Non si sa quanta emozione ci fosse dentro l’esordiente Iraldi, affiancato da Lorenzo Pescarmona, ma il cronometro afferma che la classe c’è ed il quinto posto di categoria lo conferma. La scelta di correre in N1 non facilita le cose, visto che è una delle classi più affollate e competitive dell’intero parco partenze. Ed all’inizio le gare per ogni stagione sono pochine, ma nel 2001 allo Sprint del Canavese arriva finalmente la prima sospirata vittoria che diventeranno ben 60 di classe (fra N1 ed N2) al Rally della Pietra di Bagnolo 2014 che corona un palmares che diventa ogni giorno più prestigioso, con il settimo assoluto al Rally Team 971 del 2005, o l’ottavo assoluto alla Ronde della Collina del 2010. Paolo Iraldi, però, non è solo un pilota che sa vincere le singole gare, ma sa anche inseguire con determinazione la vittoria nei campionati. A cominciare dal successo di Classe N1 nel Campionato Piemonte Valle d’Aosta Rallies nel 2001, successo bissato in Classe N2 nel 2006, altro anno di grandi soddisfazioni visto che il portacolori del Provincia Granda Rally Team conquista in quella stagione il trofeo Peugeot di Zona, la vittoria di Coppa Italia di Prima Zona ed il Trofeo Doctor-Glass Rallyit. “Nel 2001 diedi la caccia anche al Trofeo Peugeot Italia e come per il TRN del 2014 chiusi secondo. Allora l’intoppo derivò da un capottone al Rally del Garda”; Iraldi ci pensa un attimo e poi precisa. “Nel senso che il mio meccanico capottò il carrello con sopra la macchina da corsa in autostrada nella esse di Piacenza mentre stava portando la 106 al Garda e non fu possibile ripararla in tempo per il via della gara. E quei mancati punti furono determinanti


Paolo_Iraldi_2015_007Da sempre fedelissimo
dei Trofei Peugeot, Paolo Iraldi si gode l’uso, per un anno, una fiammante Peugeot 208 Gti rossa avuta in comodato d’uso per il successo del Trofeo Peugeot 208 dello scorso anno. “Ho sempre corso nei trofei Peugeot. Per loro potrei coniare uno slogan: ‘poca spesa, tanta resa‘ perché nei Trofei del Leone ci sono dei bei premi a livello economico, senza richiedere un impegno pesante per chi ha un budget ristretto e come sponsor l’azienda agricola di mio padre, che ovviamente non mi passa soldi; al massimo invita a pranzo la domenica me e la mia famiglia”. Tutte le gare di Iraldi le ha disputare con una Peugeot: “Se escludiamo un paio di uscite con una 205 Rallye ho sempre corso con la 106. Ed anche nel mio futuro la 106 è al centro dei miei sogni. Mi piacerebbe disputare nel 2015 il Campionato IRC, sempre che riesca a trovare uno sponsor che mi copra le spese. E se proprio debbo lasciarmi trascinare nelle fantasie più eccitanti mi vedo alla guida di una Peugeot 106 Maxi”. Insomma, come dire, si può ridere e scherzare, sopratutto sognare fra le nuvole, ma è sempre meglio rimanere
con i piedi per terra. Come sempre fa il velocissimo odontotecnico di Mombercelli.

Mario Cravero al Conrero

Mario Cravero si appresta al Conrero esorcizzando le disavventure passate.

Il pilota, mago delle gomme, di Genola pronto per affrontare per la seconda volta la gara canavesana, in cui ha offerto prestazioni esaltanti nel passato. Il tutto nel ricordo di Virgilio Conrero. Foto Isabella Rovere

18cravero1IVREA (TO) – Un ritiro, poi ancora un altro ritiro. Non si può dire che il rapporto della famiglia Cravero con il Memorial Conrero sia molto fortunato, ma sicuramente è molto stretto. Nelle due partecipazioni vissute finora, Mario e Fabrizio Cravero hanno infatti collezionato due ritiri, ma in entrambi i casi hanno ampiamente dimostrato, con la loro Fiat 127 Gruppo 2, di essere dei concorrenti da tenere d’occhio, anche per la classifica assoluta. Fabrizio si è ritirato quando era decimo, per noie al cambio della sua 127, mentre Mario lo scorso anno si è arreso, dopo una spettacolare uscita nella prova di Vialfré, mentre era addirittura terzo assoluto.

Innanzi tutto sono molto legato al nome Conrero che ho conosciuto personalmente e con cui ho avuto stretti rapporti di lavoro, quando ero responsabile delle competizioni di Michelin Italia. Nel 1981 ho acquistato da lui l’Ascona muletto di Dario Cerrato che ho trasformato in Gruppo 2 e con cui ho vinto la zona. Virgilio era sicuramente una persona di grande competenza, ma ciò che stupiva maggiormente era la passione e la carica emotiva che metteva nella sua attività quotidiana. La vittoria era sicuramente salutata da lacrime di gioia e di emozione” commenta Mario Cravero mentre si appresta ad affrontare per la seconda volta le strade canavesane del Memorial Conrero.

18cravero4“Un altra ragione per cui disputo volentieri questa gara sta nel fatto che gli organizzatori sono stati in grado di trovare strade molto guidate e tormentate, che non favoriscono la potenza pura, permettendo anche a chi non ha un esubero di cavalleria di fare la sua bella figura” e Cravero Senior lo ha dimostrato, seppur sotto il diluvio della scorsa edizione, nel 2013. “Se prendiamo ad esempio la prova di Prascorsano ha almeno cinque cambi di ritmo e questo permette a chi ha delle vetture piccole di emergere se ha un pizzico di coraggio e di grinta. Anche la nuova speciale di Andrate ha le stesse caratteristiche, quindi è facile presumere che entreranno nelle zone nobili della classifica piloti che avranno saputo interpretare al meglio la gara” sottolinea ancora Mario Cravero, che passa poi ad esaminare la sua tattica di gara. “Correndo poco, due o tre gare l’anno fra me e Fabrizio, e non seguendo un campionato, ogni gara ha una storia a sé, direi addirittura che ogni speciale vale una gara. La coppa premio sulla pedana di arrivo ha poco significato. L’importante è poter dare il massimo chilometro dopo chilometro su ogni tratto della prova speciale. Inoltre sarà per me la prima volta che porterò in prova speciale la nostra nuova 128 Gruppo 2, che ha esordito con Fabrizio al Lana Storico, dalla quale mi attendo grandi cose”.

18cravero3Sentendo queste parole viene facile chiedersi. Ma ci sarà un Mario Cravero, giudizioso e tattico che punterà al traguardo per dare la sua parte di soddisfazione anche alla 128 Coupé, oppure avremo un Mario Cravero tutto all’attacco come suo solito, capace di essere terzo assoluto, ma anche prendere un grande rischio nel diluvio di Vialfré? “Il giorno che avremo un Mario Cravero tattico e che non parte all’attacco ci sarà qualcosa che non funziona. Come minimo avrà la febbre”.

Guido D’Amore

Guido D’Amore: Passano 42 anni ed un imperiese torna sul tetto del “Sanremo”


Guido_Damore_2014_000Una profezia di Amilcare Ballestrieri si avvera puntualmente dopo 42 anni. Il successo di Guido D’Amore porta un ligure del Ponente sul gradino più alto del podio. Ed è lo stesso “Gillo”, uno dei rari navigatori professionisti in Italia, a raccontare emozioni e sacrifici per raggiungere una simile soddisfazione

SANREMO (IM) – “Fra quarant’anni ci sarà un altro imperiese, che oggi è bambino, che salirà il gradino più alto del Rallye Sanremo”. Vista a posteriori, la profezia di Amilcare Ballestrieri, sanremese, pilota ufficiale Lancia, vincitore del Rallye Sanremo 1972 con Arnaldo Bernacchini e la Lancia Fulvia HF ha del miracoloso.

Guido_Damore_2014_002A 42 anni di distanza, infatti, un altro ligure del Ponente, questa volta di Costa d’Oneglia (IM), è sul gradino più alto. Si chiama Guido “Gillo” D’Amore, nato il 24 dicembre 1971, ed ha vinto il 56° Rallye Sanremo a fianco di Umberto Scandola, Škoda Fabia S2000. “Sono arrivato molto tardi nel mondo dei rally ed ho iniziato a correre quando Amilcare Ballestrieri (che sabato 5 aprile era in zona arrivi della gara) aveva già smesso. Ora voglio proprio conoscerlo e, tramite amici, sto organizzando una cena per incontrarlo”. L’emozione di Scandola-D’Amore era chiaramente visibile sui volti dell’equipaggio della Škoda Fabia S2000, e lo si sentiva ancora di più dalle loro voci. “Ho disputato la prima volta il Sanremo nel 1992 con una Opel Kadett GSI, ma la fortuna non è stata dalla nostra parte e ci siamo ritirati nelle prove in Toscana” racconta subito dopo il trionfo Guido D’Amore dal suo “buen ritiro” a Chionea, appena sopra ad Ormea, nell’alta Valle Tanaro. “Da ragazzino con il motorino scalavo le montagne per andare a vedere i test a Rezzo. Ho passato talmente tanto tempo a Colle d’Oggia che ne sono diventato cittadino onorario” ricorda oggi D’Amore, ma per raggiungere i traguardi prefissati ci vuole molta costanza e determinazione.

Guido_Damore_2014_001“Non ho mai pensato di diventare un pilota, ma ho sempre voluto essere un navigatore professionista. Per questo motivo a 18 anni ho comprato, ovviamente di nascosto dai miei genitori, una vettura da rally e cercavo qualcuno che la guidasse in gara. Ovviamente quando i miei se ne sono accorti si sono ‘incinghialiti’ e sono rimasto in punizione per due anni”. Ma gli anni passano presto, specie quando si è giovani e Guido D’Amore riesce a raggiungere il traguardo di essere al top del rallismo mondiale con Gigi Galli nel 1998 e dal 2003 è uno dei pochi, pochissimi navigatori professionisti italiani. “Quattro o cinque al massimo” sostiene Guido D’Amore, uno dei navigatori che può vantare una simile qualifica. “Io sono riuscito ad arrivare a questo traguardo con tanta determinazione, sacrifici e soprattutto umiltà. Che sono le caratteristiche basilari del navigatore. Oltre naturalmente a riuscire a separarsi in macchina dalle emozioni del momento. Se uno si spaventa quando la macchina scappa o sembra che il pilota non riesca a controllarla, questo mestiere non fa per lui. Ma passione, voglia di fare sacrifici ed umiltà sono necessari per poter continuare. Dopo vent’anni di carriera, ancora oggi quando insegno ai corsi navigatori imparo delle cose dalle domande dei miei allievi. C’è sempre qualcosa da imparare”.

Guido_Damore_2014_003Dopo aver corso con piloti del calibro di Gigi Galli nel mondiale ed in un campione come Andrea Navarra, il copilota di Costa d’Oneglia, borgata a pochi chilometri dal mare sopra Imperia, dal 2009 fa coppia fissa con Umberto Scandola. “Eravamo insieme in Abarth. Lui era navigato da Gigi Pirollo, io dettavo le note a Navarra. Nel 2007 lui doveva fare l’apripista al rally Oltrepo Pavese e Pirollo non era disponibile. Fui ben felice di navigarlo. Peccato che la Grande Punto Abarth a nostra disposizione si sia rotta prima della gara e non se n’è fatto nulla. Ma il seme era piantato e da allora corriamo assieme”. Un percorso lungo e difficile, fatto di momenti entusiasmanti alternati a quelli bui, caratteristica comune a tutti gli atleti che gareggiano contro sé stessi, prima che contro gli altri. “Vincere il titolo italiano lo scorso anno è stato esaltante, ma vincere il Sanremo, per uno del Ponente è veramente il top. Con Umberto avevo ottenuto finora come miglior risultato al Sanremo un quarto posto nel 2007, edizione in cui erano presenti i migliori piloti dell’epoca, da Rossetti a Basso, da Andreucci a Navarra, oltre a stranieri del calibro di Nicolas Vouilloz, Gilles Panizzi e Freddy Loix. Vincere quest’anno è stato esaltante. Sopratutto perché sono state riscoperte le prove della Valle Impero. Essere primi a San Bernardo di Mendatica, dove vivono i miei nonni ed i miei cugini sono i titolari dell’Hotel Settimia è stata un’emozione fortissima, che mi ha ripagato di tutti gli sforzi ed i sacrifici fatti per raggiungere questo traguardo”. Se a San Bernardo di Mendatica tutto il paese era in festa per “Gillo” D’Amore, sul palco arrivi Guido D’Amore ha ricevuto l’abbraccio dei moltissimi tifosi, della Škoda Motorsport e del fratello Nico. “Mia moglie Paola mi segue pochissimo ed io preferisco così. Sabato, mentre io salivo sul podio di Sanremo lei era impegnata nel nostro negozio di Albenga, il Giesse Scampoli. Inoltre io non gradisco troppo avere qualcuno vicino alle gare. Ho bisogno di tutta la concentrazione per poter dare il 100% come le vetture odierne richiedono. Certo quando si va in località particolarmente belle e turistiche Paola mi segue molto volentieri. In Sardegna non manca mai”.

Una vittoria al Sanremo vale una carriera, ma non ci si può certo fermare sugli allori. “In questo fine settimana io e Umberto abbiamo vinto il nostro primo Sanremo, siglato per la prima volta il miglior tempo nella lunga Ronde notturna, una speciale che fa storia a sé, ma ora dobbiamo guardare avanti. L’obiettivo è quello di confermarci al top bissando la vittoria nel Campionato Italiano Rally, impresa non affatto facile, vista la competitività raggiunta dalle nuove R5. Ma siamo fiduciosi nelle prestazioni della nostra Fabia. Però sarà dura, durissima, visto il sempre maggior numero di pretendenti che si affacciano al tricolore. Per il 2015 non nascondo che mi piacerebbe che Umberto cominciasse a pensare ad un campionato europeo É ora che cerchi un palcoscenico più ampio” che molto probabilmente nel 2015 avrà nuovamente come tappa il Sanremo. E Guido “Gillo” D’Amore sarebbe pronto a fare il bis.

Luca Roggero

“É facile innamorarsi delle gare su terra”

31roggero1Il pilota alessandrino, dopo l’esperienza da organizzatore, è tornato a tempo pieno alla guida in un rally. Scegliendo però come unico fondo la terra del Raceday. Con la Mitsubishi Lancer seguita da Riccardo Miele, ed affiancato dalla compagna Erika Riva sta facendo faville, essendo al comando della classe N4 del trofeo sponsorizzato dalla Pirelli che si svolge sulle strade bianche. Di Tommaso M. Valinotti; foto Fotosport, Michele Pazzocco.

ACQUI TERME (AL) – Una strada in mezzo alle vigne. Una Panda della mamma. Cosa può volere di più un ragazzino di quindici anni dalla vita. Ancor di più se è appassionato d’auto. Un po’ è colpa del DNA, un po’ è colpa dell’ambiente in cui cresce (Konrad Lorenz e le sue papere insegnano) ed ecco che Luca Roggero si scopre prima rallista e poi terraiolo. Ma terraiolo radicale.

31roggero3“Innamorarsi della terra è facilissimo come innamorarsi delle cose belle della vita” sottolinea con semplicità il 38enne pilota di Acqui Terme, che ha scoperto le gare su terra nella stagione 2012-2013. Ed ha cominciato a fare sul serio in questa 2013-2014, al punto da trovarsi al comando della Classe N4 FN4 al giro di boa del Challenge Raceday Ronde Terra, classifica che gli dà l’onore di partire con il numero 11 sulle portiere, primo di categoria, al prossimo Ronde Terra del Friuli, in programma a Palmanova (UD), nel fine settimana. “Siamo effettivamente un po’ sorpresi noi stessi del risultato” commenta il portacolori della Meteco Corse, che alla terza delle sei gare è nono assoluto, primo di Classe N4-FN4, “perché siamo novizi sia della terra sia della Mitsubishi Lancer EVO X”. Il primo incontro con le strade bianche in una prova speciale di rally (dopo l’esperienza con la Panda della mamma nell’adolescenza) Luca Roggero e la sua navigatrice Erika Riva l’ha avuta poco più di un anno fa al Prealpi Master Show di Sernaglia della Battaglia (TV) del dicembre 2012. Una prima presa di contatto che ha subito indirizzato l’equipaggio Roggero-Riva verso questa specialità delle corse automobilistiche continuando a lottare e divertirsi prima con la Twingo e poi con la Clio RS. “Siamo andati bene ed abbiamo ottenuto ottimi risultati, vincendo anche la classe, ma a fine Raceday 2012-2013 avevamo un piccolo sassolino nella scarpa, qualcosa che non ci permetteva di essere pienamente soddisfatti. Per divertirsi ed andare veramente forte sulla terra ci vuole una quattro ruote motrici”.

31roggero4Detto fatto ed in estate, tramite Riccardo Miele di Chiusa Pesio (CN), arriva la Mitsubishi Lancer Evo X, sulla quale esordiscono alla Ronde della Val d’Aveto (GE) lo scorso settembre. “Quella è stata solo e semplicemente una presa di contatto. Un po’ come quando si prova il vestito della cerimonia. Abbiamo fatto la gara senza altre ambizioni che capire la Mitsubishi e cucircela addosso in vista delle successive uscite sulla terra”. Le cose cambiano alla Ronde del Val d’Orcia a Radicofani (SI), il 27-28 ottobre, gara nella quale Roggero-Riva conquistano il 19° posto assoluto, terzi di trofeo in Classe N4. “Avevo già disputato l’anno precedente la Val d’Orcia ma lo scenario era completamente cambiato diverso. Essendo stata anticipata da gennaio ad ottobre, non c’erano più i 50 centimetri di neve che hanno sempre contraddistinto le precedenti edizioni della gara senese”. Un risultato che conforta subito Riva-Roggero che dimostrano di essere assolutamente padroni di una vettura massiccia, impegnativa, ma velocissima come la Lancer EVO X. Il secondo impegno della stagione invernale vede Luca Roggero affiancato temporaneamente da Luca “Pupo” Saglietti, per l’indisponibilità di Erika Riva, causa impegni di lavoro. Al Balcone delle Marche a Cingoli (MC) Roggero inizialmente deve soffrire. “La prova è la stessa che viene sfruttata nella gara di Campionato Rally. Stretta, impegnativa e fangosa, con un pezzo di sottobosco dove un paio di anni fa Alessandro Bosca fu protagonista di una terribile uscita di strada. Con queste premesse abbiamo affrontato la gara con circospezione, ma ancora una volta siamo arrivati al traguardo con onore”, ottenendo i punti del quinto posto di classe di Raceday, risultato che consente a Luca Roggero di prendere il comando della classifica. E per mantenerlo decide di giocare il jolly nella gara successiva, il Prealpi Master Show, che vede Erika tornare al suo sedile di navigatrice, risultato centrato in pieno grazie al 18° posto assoluto, terzi di classe nel RaceDay. “Questa è una gara assolutamente atipica, secondo i normali standard del trofeo Pirelli. Si svolge su strade pianeggianti con curve secche a 90° che raccordano una strada all’altra. Una gara che però ha il suo grande fascino dall’interno della vettura e che richiama un elenco iscritti ed un un numero di spettatori da rally mondiale di altri tempi. Inoltre la tipologia di terreno, senza duri ostacoli a bordo strada, ti permette di osare maggiormente rispetto alle altre gare, in cui un lungo o una sbandata il più delle volte significa ritiro assicuratoanalizza Luca Roggero concludendo la rassegna delle gare fin qui disputate

31roggero5Il risultato di Sernaglia della Battaglia di inizio dicembre ci ha consentito di passare due mesi con i galloni di primi della classe festeggiando assieme a nostro figlio Lorenzo, che compirà 3 anni il prossimo 25 febbraio. Con la gara di Palmanova, la Ronde Terra del Friuli, inizia il girone di ritorno di Raceday Pirelli. Non ci facciamo grandi illusioni di rimanere al comando sino al termine, anche perché in classe ci troviamo a lottare con mostri sacri come Bruno Bentivogli e Pucci Grossi, o giovanissimi veramente veloci come Francesco Fanari, oltre ai soliti locali che a casa loro sono velocissimi. Però era importante uscire dalla normalità delle gare di zona. Io ho disputato 50 gare ed avevo veramente voglia di qualcosa di nuovo. Le gare del Raceday ti obbligano a confrontarti con classi da 18-20 iscritti fra i quali c’è sempre un outsider a sorpresa che va fortissimo. Inoltre se ti piazza bene, grazie agli sponsor come Pirelli e Sparco riesci a portare a casa qualche soldino, cosa che aiuta a continuare. E poi si cerca di migliorare. Io ho ridotto il mio distacco al chilometro da Bentivogli in modo sensibile e questo è già una bella soddisfazione. Inoltre ho avuto la fortuna di correre con gente come Tiziano Trentin, un pilota che va fortissimo, “Pucci” Grossi ed addirittura mi sono ritrovato in classe con Renato Travaglia, uno dei miei idoli. Vincere la classe N4 in gara? Perché no. Per il momento ci stiamo avvicinando, accumuliamo esperienza e nel futuro saremo ancora più competitivi”.

31roggero7Luca Roggero è un pilota che ha compiuto il percorso pilota organizzare in senso inverso, cioè è stato prima organizzatore e poi pilota. “In realtà io ho fatto il percorso andata e ritorno. Ho iniziato come pilota, sono diventato organizzatore, e sono tornato a correre. La spinta ad organizzare è sempre molto forte e sembra sempre di poter fare delle cose eccelse, di dare quell’ondata di novità che il mondo del rally richiede. In realtà l’impegno che richiede l’organizzazione di una gara è immenso. Ci si scontra quotidianamente con una burocrazia dilagante, senza mai avere la certezza che tutto sia a posto, se non quando la gara è finita. Bisogna dedicare ore ed ore, trascurando il lavoro e la famiglia, perché quando si è convocati dalle autorità non si può passare di mano. I rischi che si corrono in qualità di organizzatore, a tutti i livelli, sono altissimi. No , è decisamente meglio sedersi al volante ed andare a correre in prova speciale” se poi questa è sulla terra è più bella ancora.

Tamara Molinaro

Tamara Molinaro: Una stella rosa si accende al Monza Ronde by Vedovati

La kermesse sull’autodromo brianzolo mette in risalto la sedicenne pilotessa di Moltrasio (CO), che ha per idolo Gigi Galli e vuole diventare una pilotessa nel mondiale rally. Velocissima, vincitrice del femminile, e molto pulita nella guida (nemmeno un birillo abbattuto) dimostra appieno le sue doti che confortano i suoi sogni. Diventare una pilotessa nel mondiale rally. Abituata a spazzolare con una Mitsubishi Lancer da 300 cavalli, deve superare l’emozione della gara con tanto di regole e di cronometro. E lo fa nel migliore dei modi. Iniziando un percorso che potrebbe portarla ai vertici della specialità. Di Tommaso M. Valinotti, foto di Elio Magnano e Tommaso M. Valinotti

Tamara_Molinaro_2013_001MONZA – Bionda con luminosi occhi azzurri, sorriso affascinante come un’attrice delle baby sit-comedy americane, ed altrettante carina, se non di più. A differenziarla dalle ragazzine che spariscono nell’arco di poche stagioni sono le idee chiare che ha in testa ed una passione di ferro nel cuore: i rally. Tamara Molinaro, sedici anni compiuti il 10 ottobre scorso esordisce (ma solo ufficialmente), nel mondo dei rally e lo fa con uno scoppio scintillante, di quelli che lasciano il segno. Vince il femminile autorevolmente, è quarta fra gli Under (concedendo agli avversari un pugno di anni di differenza e di esperienza in prova speciale e sulle piste) ed è quarta in una delle classi più difficili: la A6, oltre che 53esima assoluta, in una gara che ha presentato una vera compilation di vettura dai muscoli d’acciaio.

Tamara_Molinaro_2013_000Emozionatissima, ma senza darlo a vedere, alle 11,11 di domenica 10 novembre ha scatenato l’acceleratore per la prima volta in una prova speciale, la Vedovati-1, della Monza Ronde. Ma non era assolutamente la prima volta che si metteva al volante. “Il mio esordio è avvenuto quando avevo undici anni a Livigno” informa la studentessa di Moltrasio. “Ero al volante di una Mitsubishi Lancer” aggiunge con una semplicità quasi fosse normale a quell’età guidare la potentissima berlinona giapponese. “Mio padre Giorgio, titolare della G-Car Sport mi ha trasmesso la passione ed anche mia madre Nadia ama il mondo delle corse”. Ci pensa un attimo e poi aggiunge “Non è stato facile allora, perché hanno dovuto tirarmi il sedile tutto avanti e raggiungevo i pedali appena, comunque è stato divertente”. Sicuramente quella giornata sul ghiaccio nell’Alta Valtellina ha scatenato la passione che era disegnata nel suo DNA. Da allora la nera Mitsubishi Lancer è stata una compagna fedelissima che le ha dato gioie immense in sbandate controllate degne dei più quotati drifter ed insegnato un controllo della vettura in velocità che richiede nervi di acciaio. In un’epoca in cui tutto è mediatico, i suoi filmati non potevano che spopolare su you-tube ed oltre a far nascere una schiera di tifosi, Tamara è finita nel mirino di gente che se ne intende, diventando un’osservata speciale.

Tamara_Molinaro_2013_002Ed è così che a Monza ha sfoggiato (con tutti i diritti), gli adesivi del FIA Women in Motorsport, il progetto della federazione mondiale per portare (e se si parla di rally dobbiamo dire riportare), una donna ai vertici del motorismo mondiale. E così appena compiuti i 16 anni Tamara Molinaro ha potuto schierarsi in una competizione ufficiale. E la musica è cambiata. Senza più la spensieratezza del traverso, ma con la necessità di dimostrare, cronometro alla mano, che la stoffa c’è ed è di quella buona. “Ho cercato di prepararmi alla gara facendo il possibile per rimanere calma” dice al Controllo Orario di fine PS-1 dove arriva con un sorriso che nasconde la tensione. “Le maggiori difficoltà le ho trovate nelle inversioni, ma sto imparando”. Aspettando che la sua navigatrice, l’esperta Lisa Bollito, timbri il cartellino la giovane Molinaro prosegue. “Mi ero iscritta con Roberto Mometti, poi però mi hanno consigliato di cercare una navigatrice per mettere insieme un equipaggio femminile. È stato facile scegliere Lisa che conosco da un’eternità (anche un po’ meno, vista la sua giovane età). È la fidanzata di Luca Cantamessa, che correva con le macchine di mio padre quando io avevo quattro anni”. Tamara Molinaro chiarisce anche altri punti suo pensiero. “Il mio esordio è in un rally che si disputa in pista, ma a me interessano solo i rally, esclusivamente i rally, quelli veri che si corrono sulle strade delle prove speciali, con curve ed allunghi. Sono qui perché questa è l’unica possibilità che una sedicenne in Italia ha di correre. Ed il mio idolo è Gigi Galli” e lo dice con tale convinzione che sembra quasi che le lettere del nome del pilota valtellinese diventino maiuscole scolpite nella roccia. Su un’altra cosa la giovane pilotessa ha le idee chiare. “Non fa differenza correre su asfalto, terra o ghiaccio, nel senso che ogni tipo di terreno  ha le sue caratteristiche e offre le sue soddisfazioni. L’asfalto dà la sensazione della velocità, la terra ed il ghiaccio il piacere di controllare la macchina che sembra scapparti da tutte le parti. Ed è bellissimo su entrambi i fondi, perché stai guidando in prova speciale” sostiene con convinzione la bionda teen-ager pilota.

Tamara_Molinaro_2013_003E le prove speciali si susseguono e lei è sempre più sorridente e disponibile, e con il passare delle prove senza più sicura di sé, sia nelle chicane disseminate lungo la pista di Monza, sia nel rispondere alle domande che le vengono rivolte ogni volta che si ferma al Controllo Orario o arriva nel suo box. “Alla mia età ho molti sogni ed ambizioni” afferma con convinzione. “Anzi, in realtà di sogni ne ho uno solo. Diventare pilota professionista nei rally. Nel mondiale rally” precisa. “Voglio correre ad altissimo livello; anche nel rally-cross o misurarmi negli X-Game. Sognare è bello ed è una delle poche cose gratis” sostiene con quel sorriso capace di convincere il mondo. Anche se Tamara sa benissimo che non basta un sorriso nella vita per avere successo. “Mi piace la meccanica, è quasi scontato vista la mia famiglia; frequento l’IPSIA Leonardo Da Vinci a Como. Non mi piace molto studiare, ma come tutti i genitori se non vado bene a scuola…..” e lascia la frase in sospeso facendosi immediatamente intendere con tutti quelli che della scuola sono rimasti vittime nel corso della loro carriera. “Vado d’accordo con i miei compagni di scuola” che debbono essere rimasti parecchio frastornati quando hanno scoperto su You-Tube che quella biondina da corteggiare è così brava a domare fra nuvole di terra e ghiaccio i 300 cavalli ed anche più di una Mitsubishi Lancer tutta nera. “A scuola devi imparare subito a farti rispettare, altrimenti ti mettono i piedi in testa. Su 400 allievi dell’istituto ci sono solo tre ragazze. Però ormai andiamo d’accordissimo e sto bene con i miei compagni”. La giornata trascorre veloce e le prove si susseguono fino al punto in cui il sole tramonta ad ovest dietro le tribune che si affacciano sul rettilineo di arrivo e la quarta prova è meglio disputarla con i fari di profondità.  Ed anche per Tamara Molinari-Lisa Bollito arriva la fine della giornata intensa ed esaltante. “È stato veramente figo” dice con entusiasmo ed occhi luminosi di gioia. “Ho capito come funziona il mondo dei rally ed ho capito che avrò un futuro. Ho migliorato le mie prestazioni passaggio dopo passaggio, togliendo fra la prima e la terza manche 18”8. Ho gareggiato per la prima volta di notte e mi sono divertita moltissimo. Ed ho capito che il mio futuro è proprio diventare pilota di rally”. Tamara Molinaro è stata bravissima, non solo veloce. In una gara che ha visto gran parte dei concorrenti sommersi dalle penalità, a cominciare dal vincitore Franco Uzzeni, anche lui vittima dell’abbattimento di un birillo, la giovane pilotessa di Moltrasio non ha sbagliato nulla.

E nell’aria si diffonde una certezza. Una nuova stella dei rally si è accesa. Si chiama Tamara Molinaro

4 Moschettieri al Rally Legend

Donetto, Miotto, Conti e Tortone: Quattro moschettieri a RallyLegend

Si era capito fin dalla prima edizione che la kermesse del Titano era e sarebbe stata per sempre una gara cult per tutti gli appassionati di rally. Ora, per partecipare, bisogna mettersi in coda. E così hanno fatto numerosi piloti e navigatori del Nord Ovest. Quattro di loro ci raccontano come è andata la loro missione attorno alla rocca della libertà nel fine settimana dal 10 al 13 ottobre. Di Tommaso M. Valinotti; foto di Elio Magnano

SAN MARINO (RSM) – È stata la cosa più facile del mondo. Un incontro in trattoria e subito tutti d’accordo per partecipare a RallyLegend. Se per Marcello Miotto e Gianfranco Conti l’appuntamento attorno a San Marino è un classico da alcuni anni, per Oscar Donetto era la seconda occasione, mentre per Enrico Tortone era l’esordio da pilota, dopo aver assistito due anni anni fa alle evoluzioni dello zio Maurizio. E mentre il carmagnolese Miotto ed il saluzzese Conti si godevano una gara fantastica, per il pilota di Casalgrasso (CN) Donetto e il chierese Tortone era una dura lotta. Che lasciava in tutti una gran voglia di tornare, visto che la parola d’ordine, per i quattro moschettieri è: “Il prossimo anno ci saremo

Oscar Donetto: “Se rovesciate la classifica ho vinto io

Donetto_Verna_DSC_0711_01L’aveva detto prima della gara, che sarebbe arrivato ultimo, facendo però tanta pretattica. In realtà Oscar Donetto è 17° assoluto nella gara riservata alle WRC, dimostrando però una tenacia veramente encomiabile. Due volte bloccato da guasti in prova speciale, il pilota di Casalgrasso (CN), affiancato dal navigatore di Dronero Federico Verna, è ripartito il giorno dopo con il SuperRally. “L’ho fatto per i meccanici di Fabrizio Colombi che per due notti hanno viaggiato per l’Italia e lavorato per permettermi di ripartire. Davanti una simile abnegazione era doveroso ripartire tutte le volte” Se il buon giorno si vede dal mattino, il portacolori della NordWest ha subito capito che a RallyLegend 2013 la situazione sarebbe stata difficile. “Giovedì abbiamo fatto un giro sulla prova disturbati da un fastidioso rumore alla trasmissione. Siamo tornati in parco assistenza, i meccanici hanno risolto l’inconveniente, ma quando ci siamo ripresentati al via della prova test il tempo era scaduto”. Superato senza problemi il disguido dello Shake Down, Donetto-Verna si presentano fiduciosi al semaforo verde delle quattro prove del venerdì. Le cose vanno abbastanza bene per le prime due speciali, poi nella terza, il secondo passaggio della “Laghi” si rompe il cambio alla Ford Focus WRC, costringendo il presidente della scuderia carmagnolese a chiudere a rilento ed a rinunciare alla successiva speciale di Domagnano. “Con i meccanici neanche a discuterne. Appena rientrato in parco assistenza si sono messi all’opera ed hanno smontato il cambio iniziando l’opera di sostituzione. Lavoro facile a dirsi, ma in realtà hanno impiegato gran parte della notte”. Con sul groppone una pesante penalizzazione Oscar Donetto non si arrende e riparte per le prove  del sabato e prosegue di buon passo per cinque delle sei speciali, staccando addirittura un sesto tempo assoluto su “La Casa” penultimo impegno della giornata. Ma è il canto del cigno. A rompersi, questa volta, è la trasmissione ed ancora una volta Donetto-Verna rientrano a passo d’uomo in parco assistenza. “Per me era finita lì, ma ancora una volta i meccanici non erano dello stesso parere”. Questa volta la situazione è ancora peggiore. Infatti manca il ricambio che viene reperito a Manfredonia, in provincia di Foggia, a quasi 500 chilometri di distanza.

Donetto_Verna_DSC_9618_01Un furgone parte dal Gargano con l’albero di trasmissione a bordo e risale l’Adriatico fino ad Ancona dove incontra la squadra dei meccanici che prende in consegna il particolare, volta il furgone e riparte alla volta di San Marino. “Siamo ripartiti ancora una volta e con una gran voglia di fare bene almeno l’ultima tappa” ed i risultati si sono immediatamente visti. In tre delle quattro prove dell’ultimo giorno Oscar Donetto e Federico Verna staccano il sesto tempo assoluto, a dimostrazione di una competitività che le rotture non hanno permesso di dimostrare in classifica. “Senza le penalità pagate avrei potuto lottare per una buona posizione in classifica generale in una gara che ha visto il successo del campione del mondo Didier Auriol. Quest’anno è già andata meglio della volta scorsa, quando avevo fatto due sole prove speciali. Ma non è certo finita qui. Il prossimo anno ammetteranno nella categoria WRC le vetture costruite nel 2004. ed allora tornerò con la mia Škoda Fabia WRC e sarà tutta un’altra storia”.

Marcello Miotto: “Secondo dietro un giovane promettente

Miotto_Verna_DSC_1591_01Marcello Miotto è ormai un habitué di RallyLegend. Ha scalato la Rocca del Titano la prima volta nel 2005 per affrontare la kermesse sammarinese con una Lancia Delta S4, per presentarsi l’anno successivo al volante della sua Lancia Delta HF nei colori Martini per poi mai mancare un’edizione. “Sono molto soddisfatto per come sono andate le cose” commenta il pilota carmagnolese, affiancato quest’anno dal navigatore di Dronero Alessandro Verna. “Abbiamo chiuso quinti assoluti nella categoria MITH (quella che raggruppa le regine dei rally dell’epoca d’oro) e secondi di classe dietro un equipaggio di giovanissimi che farà sicuramente strada” afferma Miotto riferendosi ai vincitori, i sudamericani Gustavo Trelles-Jorge del Buono, che possono vantare nel loro palmares, fra l’altro, quattro titoli mondiali Gruppo N. “In realtà il risultato è ciò che interessa meno in una manifestazione simile. Chi partecipa al Legend puntando al risultato non ha capito nulla.

Miotto_Verna_DSC_0659_01Questa è kermesse, è spettacolo allo stato puro” sostiene il portacolori della scuderia NordWest, “e se così non fosse non si capirebbe il successo di RallyLegend che da 11 anni registra una crescita continua di numeri e spettacolo”. Tre giorni di gara, da venerdì 11 a domenica 13 ottobre saziano la voglia di “traversodei partecipanti e mandano alle stelle l’adrenalina del pubblico. “Chi non ha mai partecipato al Legend, da pilota o da spettatore non importa, non può capire il fascino di questa manifestazione. Sei a stretto contatto con i piloti che hanno fatto la storia dei rally, è pressoché impossibile contare quanti titoli si schierano al via, ma sopratutto si corre fra due ali di folla; è un ritorno al passato, alle immagini del Rally del Portogallo anni Ottanta quando le macchine dividevano al loro passaggio la folla degli spettatori come le acque del Mar Rosso. In quel caso devi mettere tu, pilota, un po’ di saggezza e se hai lo spazio tiri la spazzolata al limite e fai magari due tondi. Così facendo hai perso 20”, ma della classifica importa poco”.

Miotto_Verna_DSC_1136_01L’universo RallyLegend si vive anche in parco assistenza e negli intensi momenti che dovrebbero essere di riposo. “C’è gente da tutto il mondo. Non ho la più pallida idea di quante persone ci fossero sul tracciato. Decine di migliaia sicuramente, forse centinaia. Non lo so. Comunque era folla. E ci si ritrova tutti insieme al parco assistenza. Sono venuti a trovarci dei ragazzi del Lancia Delta Club New Zealand che ci hanno regalato le magliette ufficiali del club con tanto di Kiwi (l’uccello simbolo dell’isola australe) stampigliato. Abbiamo stretto mille mani, posato in milioni di foto. É stata vera festa” sottolinea ancora il pilota della Delta.  Un Legend che ha mille lati positivi, ma sicuramente avrà qualche rovescio di medaglia. “Il primo è stato che abbia stretto una joint venture con Harri Toivonen, il fratello del mitico Henri, che ci ha nominati testimonial ufficiali della sua bevanda energetica, la IONI. A quel punto, per problemi di immagine, non potevamo certo farci beccare in giro con fiaschi di Lambrusco come negli anni scorsi. Molto più seriamente il vero problema di RallyLegend è la progressiva asfaltificazione delle strade che attorniano San Marino. Una volta il Legend era tutto su terra ed era goduria pura. Oggi rimangono solo due prove speciali sterrate e Vito Piarulli, l’organizzatore, vive nel terrore che gli asfaltino pure quelle. Ma non importa: poter volare sui dossi di Domagnano e Piandavello, con un pubblico da stadio che ti incita non ha pari”. Tornato dal Legend Marcello Miotto si è dedicato nelle settimane scorse a due manifestazioni-spettacolo sui piazzali. “Adesso abbiamo alcuni mesi di riposo. A gennaio andremo a Serre Chevalier per una gara su ghiaccio. Sarà spettacolo puro. Naturalmente prima di lasciare San Marino mi sono già iscritto a RallyLegend 2014. Così potrò sistemare la giovane promessa Gustavo Trelles”. Una promessa o una minaccia?

Gianfranco Conti: “Lo spettacolo è il pubblico

Conti-PerinoGianfranco Conti ha chiuso la sua quinta partecipazione a RallyLegend sesto assoluto e terzo di classe nella categoria MITH, subito dietro al compagno di squadra Marcello Miotto. Tutto ciò nonostante una fastidiosa ed ancor più dolorosa slogatura al polso destro subita dal saluzzese durante l’ultima prova speciale del sabato sera. “Se vogliamo è stata la mia fortuna. Con il posto destro bloccato non ho potuto dedicarmi alla mia figura preferita: il controsterzo con il freno a mano. E così guidando decisamente più pulito le mie performance sono molto migliorate nelle quattro prove di domenica risultando più veloce dei miei standard precedenti”. Affiancato dal navigatore di Germagnano, nella Valle di Lanzo, Samuele Perino, Gianfranco Conti torna dalla sua quinta esperienza a RallyLegend con la soddisfazione che illumina gli occhi e la mente.

Conti-Perino_DSC_0613_01Tutto è andato alla perfezione, la mia Delta Repsol ha funzionato alla perfezione anche nelle difficili prove di RallyLegend, nelle quali non si risparmia nulla. Ed io non sono certo uno che risparmia la vettura, con la mia mania del freno a mano ad ogni curva, anche la meno impegnativa. Ma RallyLegend è assolutamente questo. Lo spettacolo allo stato puro, dove il risultato è decisamente meno importante che in altre gare. Qui il pubblico non viene per festeggiare chi vince. Viene per vedere i grandi piloti di tutti i tempi dare spettacolo e ti inneggiano se arrivi in curva è ‘butti’ la tua vettura come oggi si vede raramente nei rally con le macchine moderne”. Gianfranco Conti in quello è un maestro e nella kermesse della Repubblica del Titano si trova perfettamente a suo agio. “RallyLegend è una grande manifestazione, con delle prove speciali di grande bellezza ed emozione sia per il pubblico che per chi guida. Personalmente la prova che preferisco di più è quella di Serravalle, ma è veramente difficile stilare una classifica dei tratti più affascinanti” sottolinea Gianfranco Conti che, oltre ad essere un pilota spettacolare, è anche co-organizzatore ed ideatore del Saluzzo Master Show, una delle manifestazioni-spettacolo più riuscite e seguite non solo del Piemonte, ma anche a livello nazionale. “Però RallyLegend è diventato un grande business, costringendo gli spettatori a pagare per vedere le prove speciali, per entrare in parco assistenza, per ogni cosa che fa o cui vuole assistere. Il tutto mi sembra francamente eccessivo, ma hanno ragione gli organizzatori,visto il successo che la manifestazione ottiene, sia a livello di partecipanti, che fanno la fila per esserci e si precipitano ad iscriversi appena aprono le adesioni, sia a livello di pubblico, che per tre giorni affolla le prove speciali formando un vero e proprio muro a bordo strada che riporta la memoria ai grandi rally dell’epoca d’oro. Quella degli anni Ottanta. Ed è per questo spettacolo che la gente continuerà ad esserci anche nelle prossime edizioni, ed io sarò sempre lì cercando di dare spettacolo con la mia Delta, tirando sempre più il freno a mano, sia con il polso sano, sia con il polso slogato” asserisce ancora Conti, che tanto per non smentirsi quindici giorni dopo il RallyLegend, si è presentato nei piazzali del Torino Motor Show, risultando ancora una volta fra i piloti più spettacolari ed applauditi dal pubblico. Tanto per non smentirsi, tanto per non sentire il polso slogato.

Enrico Tortone: “Il divertimento è rimandato al prossimo anno

Tortone_Giovo_DSC_9804_01Mi sono divertito solo sulla prova ‘Laghi’, la prima del primo giorno, poi non se ne è fatto più nulla”. L’esordio di Enrico Tortone a RallyLegend non è stato dei più fortunati. Affiancato dall’esperto navigatore astigiano Cristiano Giovo, Tortone è partito subito molto forte nella speciale Laghi, segnando il settimo tempo assoluto, poi ha dovuto subire gli inconvenienti tecnici della sua Mitsubishi Lancer EVO VI che ha cominciato a manifestare problemi ai freni, per poi accusare problemi alla centralina, per finire di rompere la cinghia di distribuzione nella seconda prova della domenica, chiudendo anzi tempo e in modo mesto il sogno del pilota chierese. “Io non ho molto tempo da dedicare alle corse e per questo motivo debbo selezionare le gare più interessanti ed avvincenti. E RallyLegend è sicuramente una di queste” afferma il 34enne imprenditore alimentare. “La mia avventura  è nata nell’estate scorsa, quando parlando con Oscar Donetto abbiamo deciso di disputare la gara della Repubblica di San Marino. Il progetto era interessante e divertente. Abbiamo messo insieme un pacchetto di amici, comprendente due veterani del Legend con Marcello Miotto e Gianfranco Conti, e la baldoria era assicurata. In effetti siamo stati bene fuori dall’ambito di gara, ma in prova speciale per me è stata una gran delusione” dice sconsolato Enrico Tortone.

Tortone_Giovo_DSC_9822_01Era il mio esordio in questa manifestazione, ed era una grande emozione correre a fianco di grandi campioni quali Didier Auriol, che ha vinto la mia categoria, Miki Biasion, Markku Alen e Carlos Sainz, e sentire il tifo della folla che sta a bordo strada e che spinge più del turbo. Una passione che era esplosa due anni fa quando avevo seguito RallyLegend da spettatore particolarmente interessato seguendo l’avventura di mio zio Maurizio che aveva chiuso secondo assoluto nella categoria WRC con la stessa Mitsubishi Lancer che ho usato io”. Enrico Tortone cancella immediatamente la delusione e guarda al futuro. “I rally sono così. Vanno e vengono come vogliono loro, anche se li prepari attentamente come ho fatto io in questa occasione” conclude cancellando la delusione e già pregustando il doppio appuntamento all’autodromo di Monza che il pilota chierese affronterà il 9-10 novembre (Ronde di Monza) e 23-24 dello stesso mese (Monza Rally Show).

Sergio Maiga

Sergio Maiga ed il Rallye Sanremo: Fra prove speciali e rincorsa budget una storia lunga quarant’anni.

L’ex navigatore, ora al timone dell’organizzazione della gara, fa il punto della situazione, fra difficoltà di trovare un budget importante e sogni iridati mai sopiti, oltre a raccontare come si mette in cantiere una delle prove speciali più lunghe ed impegnative, non solo per gli equipaggi, dell’intero panorama rallistico europeo. Foto Max Bianchi ed archivio Maiga

maiga2SANREMO (IM) – Parte da lontano la storia fra Sergio Maiga e il Rallye Sanremo. Il primo incontro avviene nel 1973, l’anno in cui il futuro architetto cresciuto in una famiglia di navigatori (il fratello Silvio all’epoca è uno degli astri emergenti, destinato a salire sul sedile di destra della Stratos di Sandro Munari con cui nel 1977 vincerà il Montecarlo) detta le note a Orlando Dall’Ava sulla Fulvia HF; l’anno successivo ripete l’esperienza, sempre con Dall’Ava, sull’Alfa Sud Gruppo 2 che difendeva i colori ufficiali dell’Alfa Romeo. Ma la grande soddisfazione arriva due anni dopo, alla terza partecipazione, quando, al fianco di Amilcare Ballestrieri, Sergio Maiga si classifica sesto assoluto: davanti a loro solo cinque equipaggi su altrettante Lancia Stratos, le vere mattatrici dei rally dell’epoca.

A quel tempo pensavo che fosse molto più difficile navigare in prova speciale e trasferimento che organizzare un rally”, commenta Sergio Maiga, oggi a capo dell’organizzazione del Sanremo. “Non è così anche se debbo ammettere che la macchina su cui “viaggia” il Rallye Sanremo è talmente ben oliata e rodata che quasi va avanti da sola”. Maiga ci pensa un attimo e poi precisa. “Quasi, perché al giorno d’oggi è difficile riuscire a reperire il budget necessario per effettuare la gara al livello che il blasone e la storia di questo richiedono. E l’edizione del 2013 è stata ancora più difficile di quelle passate, al punto che in alcuni momenti abbiamo tenuto di non riuscire a coprire tutti i costi rischiando addirittura di non effettuare la gara”.

maiga3Sceso dal sedile di navigatore, per Sergio Maiga fu quasi d’obbligo entrare nella macchina organizzativa della gara della sua città, fatto che avvenne nel 1978. “Dal 1996 sono presidente di ACI Sanremo, l’ente che è titolare dell’organizzazione dell’evento e quindi sono stato sempre più coinvolto. Ma il vero impegno in prima persona cominciò nel 2004, il primo anno in cui il Sanremo non ebbe la titolazione mondiale”. L’uscita dal circus iridato sembrava dover tarpare le ali alla gara della Città dei Fiori che invece è riuscita a mantenere elevatissimo il suo livello qualitativo, restando la gara italiana più importante a livello internazionale dopo la prova del mondiale rally. “Verrebbe da dire “perché Sanremo è Sanremo” e tutto questo rende facili le cose. In realtà bisogna lavorare duro per mantenere simili livelli. Il Sanremo è uscito dal giro mondiale né per incapacità organizzativa né per mancanza di idee. Semplicemente, come dimostrato da più parti, un Automobil Club di provincia, pur con il supporto di una città che però non è una metropoli, non è più in grado di organizzare un evento di questa portata e di questo impegno economico. Ma il Sanremo piace: per le sue spettacolari prove speciali, per l’ospitalità della gente, per il fatto che il parco assistenza è collocato su piazzali ariosi in riva al mare, dove piloti, meccanici, team manager ed anche spettatori possono muoversi con facilità e piacevolmente”.

maiga4Organizzare il Sanremo significa al giorno d’oggi, innanzi tutto, affrontare le enormi difficoltà di reperire il budget per mettere in scena la gara, ovvero trovare la considerevole cifra di 400.000 €. “Abbiamo sperato fino all’ultimo di esserci e ora possiamo dire che ci siamo. Nonostante tutte le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e superare. Confesso che tutto ciò dà uno stress che ogni anno diventa più difficile affrontare. Abbiamo avuto problemi di budget fino a pochi giorni fa, quando le iscrizioni erano già aperte e cominciavano ad arrivare le prime richieste di partecipazione. Ma la copertura di spesa non era completata e la direttrice di ACI Sanremo, la dottoressa Brunella Giacomoli, non poteva dare il disco verde alla gara” commenta ancora Sergio Maiga, finalmente rilassato. “Siamo riusciti a mettere insieme la cifra necessaria grazie al contributo della Federazione, arrivato proprio all’ultimo momento, e grazie anche ad Eurosport Event, che ha ridotto drasticamente il suo cachet, ben comprendendo che il Campionato Europeo Rally avrebbe perso molto del suo prestigio senza la gara italiana”. Fare un flashback sul passato è anche un modo per guardare al futuro. “Quando abbiamo perso il mondiale ci siamo ritrovati ad avere a disposizione un budget addirittura superiore alle nostre necessità. Il Comune di Sanremo contribuiva con 250.000 € ed eravamo nel 2004; oggi siamo riusciti, dopo infinite riunioni ad ottenerne 145.000, ma è stata una lotta faticosa. Inoltre sponsor tradizionali, come il Casinò di Sanremo non sono più assolutamente in grado di sostenerci, perché sono loro stessi in grosso difficoltà”. Eppure il Rallye Sanremo porta un deciso contributo all’economia locale. “Nei giorni della gara gli addetti ai lavori effettuano circa 4500 pernottamenti che significano circa 700.000 € di giro d’affari per bar, ristoranti ed alberghi. Oltre naturalmente le spese che queste persone effettuano nei negozi di Sanremo e nelle località limitrofe. Non voglio considerare poi gli spettatori. Secondo alcuni rilevamenti vi sono almeno 15.000 persone sulle prove speciali del venerdì e altrettante su quelle del sabato. Non tutte scendono a Sanremo, ma molti soggiornano in alberghi e pranzano in ristoranti della zona”. Il momento difficile dell’economia colpisce indubbiamente anche Sanremo, ma Sergio Maiga è molto attento al significato che il rally ha per Sanremo ed il Ponente Ligure. “Dalla Regione Liguria non riceviamo più nulla; oggi ottenere soldi per manifestazioni fuori Genova è pura utopia. Il comune ci aiuta ancora, ma a livelli decisamente inferiori rispetto a dieci anni fa. Eppure il Rallye Sanremo è la seconda manifestazione per importanza e redditività per la Città dei Fiori dopo il festival. La Milano-Sanremo ha indubbiamente più risonanza, ma quanti soldi porta? I corridori arrivano al pomeriggio e la maggior parte prima di sera è già salita sul pullman per andarsene. Spettatori, addetti ai lavori e giornalisti arrivano il giorno precedente la corsa, nella migliore delle ipotesi, ma se ne vanno molto in fretta. Ci sono altre manifestazioni importanti, come ad esempio ‘Carri Fioriti‘, che dicono porti 35.000 spettatori. Ma anche loro arrivano con i pullman al mattino, e finita la manifestazione sono sulla strada del ritorno” afferma con convinzione Sergio Maiga leggermente contrariato. “E così ad essere redditizi per le attività commerciali restano solo il Festival della Canzone ed il Rallye Sanremo. Ma se il prossimo anno dovrò affrontare un simile stress per il reperimento del budget, il rally lo organizzerà qualcun altro. Oppure non sarà organizzato affatto”. E se lo dice l’uomo che pur nella difficoltà vede sempre il bicchiere mezzo pieno, c’è da preoccuparsi per il futuro.

maiga5Una delle caratteristiche del Rallye Sanremo, dal 2006 a questa parte, è quella di proporre la “Ronde”, la prova che unisce le prime tre in linea del venerdì pomeriggio e che, per la sua lunghezza, si pone ai vertici delle speciali europee. “Anche quest’anno avremo la ronde notturna e, a differenza delle scorse edizioni, sarà una prova quasi ad anello che partirà da Coldirodi ed arriverà fino a Badalucco. Questo per poter effettuare senza soluzione di continuità i 55 chilometri che ci eravamo prefissi”, spiega ancora Sergio Maiga. L’idea dei 55 chilometri è venuta ai vertici di Eurosport Event e noi abbiamo immediatamente preso la palla al balzo ed abbiamo trovato quella dozzina di chilometri in più per dare alla ronde la lunghezza che strizzasse l’occhiolino al numero di edizioni della gara”. Una prova così lunga e impegnativa, per di più corsa di notte, richiede una preparazione non indifferente “Per la speciale ronde avremo oltre 400 persone sul percorso, fra commissari, medici e infermieri supportati da autoambulanze di rianimazione, mezzi di soccorso posizionati nei punti strategici, sette vetture di pronto intervento e carri attrezzi. Quasi tutti i commissari di percorso saranno collegati con la direzione gara mediante radio trasmittenti in modo da sapere in tempo reale cosa sta accadendo in ogni tratto della prova”. Maiga ci pensa un attimo e con una battuta chiarisce bene quanto avverrà quella notte. “Le vetture in gara saranno praticamente a vista di un commissario con la radio su tutto il percorso. Se non fosse che le voci di quaranta commissari che parlano contemporaneamente si accavallerebbero, potremmo fare la radiocronaca in tempo reale di tutti i passaggi di tutte le vetture”. Una delle difficoltà di gestione di una prova così lunga è il rischio di interruzione a causa di incidenti o uscite di strada. “A questo proposito abbiamo previsto più apripista in modo di avere sempre allo start e lungo il percorso una vettura pronta che, sgombrato il percorso, possa riaprire la strada. Un altro problema che abbiamo dovuto affrontare è stato quello di pensare alla tenuta degli pneumatici per una speciale così impegnativa. Nel 2008 abbiamo avuto problemi. Fortunatamente in questi cinque anni le gomme hanno fatto notevoli progressi, non solo a livello di performance, ma anche a livello di affidabilità, ed oggi sono in grado di coprire senza problemi tutti i 55 chilometri della nostra prova speciale”.

maiga1Quando ormai mancano meno di dieci giorni settimane alla bandiera tricolore sulla pedana di partenza, Sergio Maiga guarda con il sorriso compiaciuto dell’artigiano che mette in vetrina la sua creatura. “È inutile nascondercelo: il sogno recondito di tutti quelli che amano Sanremo ed il Sanremo è quello di vederlo tornare nel giro mondiale. E non ci sarebbero problemi tecnici. Le strade dell’entroterra potrebbero accogliere le prove su asfalto e tornare in Toscana per le prove su terra non è affatto impossibile. Come il Montecarlo insegna, si possono ottenere deroghe alle regole ed impostare una gara di altissimo livello ed altissima spettacolarità”. Ed allora qual è il problema? Sergio Maiga strofina semplicemente in modo ritmico e ripetitivo fra loro il pollice e l’indice della mano destra: “Il budget. O in termini ancor più semplici: i soldi”.

 

Pasquale Madonna

Pasquale Madonna: Il Signore della Terra.

Il pilota carmagnolese ormai corre quasi esclusivamente sulla terra, perché è bello correre su strade dove le ruote ‘non tengono un c***’. Ha esordito al Rally di Carmagnola del 1990 quando aveva 19 anni, ma la vera rinascita è stata cinque anni fa quando ha scoperto le strade bianche. Di cui è talmente appassionato da coinvolgere anche un collega di lavoro e trascinarlo a San Marino

26madonna1CARMAGNOLA (TO) – Se la ride Pasquale Madonna al ritorno del Rally di San Marino, che si è svolto dal 12 al 14 luglio, dove ha vinto la classifica assoluta del Rally Nazionale (sette prove speciali, per 72,69 km cronometrati, circa la metà della gara top), che faceva da corollario alla gara di Campionato Italiano Rally, Trofeo Rally, Campionato Europeo FIA. “Siamo partiti in cinque e siamo arrivati in due. Vincere così non è bello, ci vorrebbe più battaglia. Ma alla fine siamo arrivati primi, di una gara organizzata dalla FAMS, ma in pedana quasi non ci hanno presentato” commenta portacolori del Provincia Granda Rally Club.

26madonna3Per la prima volta il pilota carmagnolese è stato affiancato da Simone Beviacqua, 38enne di Borgo Feglino (SV), una cittadina adagiata sulle colline liguri sopra Finale Ligure. “Madonna-Beviacqua. Meno male che non abbiamo corso in Toscana altrimenti con la fantasia che contraddistingue i tifosi e gli organizzatori di quelle zone chissà cosa si sarebbero inventati” commenta con ironia ancora Pasquale Madonna, che ha “trascinato” il collega di lavoro in questa avventura. “È nato tutto pochissime settimane fa. Ero in un cantiere in Liguria e con Simone non facevamo altro che parlare di rally e macchine da corsa. Una parola tira l’altra ed ad un certo punto gli ho detto: ‘Perché non vieni con me a fare il Trofeo Rally Nazionale a San Marino’. In men che non si dica ha fatto visite mediche, pagato licenza, compilato moduli e siamo partiti per la gara, senza che lui fosse salito almeno una 26madonna4volta su una macchina da corsa”. Una corsa contro il tempo per Beviacqua, che ha terminato l’iter burocratico con il ritiro della licenza presso l’ufficio sportivo dell’ACI di Savona nella mattina di mercoledì 10 luglio, giusto in tempo per saltare in macchina e fiondarsi verso San Marino per partecipare alle verifiche della gara, con alle spalle solo i racconti del padre, che in gioventù aveva partecipato a qualche gara.

26madonna5Simone se l’è cavata nel migliore dei modi, qualche piccolo problema all’inizio, ma poi ha trovato il passo giusto e credo si sia divertito. C’è ancora un bel margine di crescita, ma nessuno nasce ‘imparato’. L’esperienza è importante” dice il pilota della Peugeot 205 FA5, che ormai corre quasi esclusivamente sulla terra. “La prima esperienza terraiola l’ho vissuta cinque anni fa in Toscana alla Coppa Liburna. E da allora corro quasi esclusivamente sulla terra al Raceday Ronde, una serie di gare che si corre fra novembre ed aprile esclusivamente sulla terra”. Belle e spettacolari, le gare della serie voluta da Alberto e Nicolò Pirelli sono ormai il quasi unico impegno di Pasquale Madonna, con il loro fondo sdrucciolevole su terra, che il più delle volte si trasforma in fango e neve. “È il fascino del non tiene un cazzo” commenta Madonna, “ed è anche la possibilità per uno come me che non ha grandi possibilità di guidare una top car di fare risultato e mettersi dietro delle vetture ben più potenti”. E nella Raceday Ronde Pasquale Madonna, in cui si è aggiudicato due volte la categoria riservata alle Gruppo A più piccoline, chiudendo una terza volta secondo, ha trovato un degno avversario in Fabrizio Morgantini. “Ingarellandoci uno contro l’altro finiamo spesso nelle parti alte della classifica, riuscendo a chiudere spesso fra i primi cinquanta della classifica assoluta con una piccola Peugeot 205 Rallye Gruppo A che arriva appena a sfiorare i 130 cavalli”. E più le condizioni sono difficili, più c’è possibilità di arrivare in alto nella classifica assoluta, come ad esempio al Prealpi Master Show di Farra di Soligo, in provincia di Treviso dove Pasquale Madonna, allora in coppia con Danilo Pipino riuscì a chiudere 62° nell’assoluta lasciandosi dietro vetture decisamente più potenti e prestazionali, e soprattutto ha trovato la sua prova, quella di Ulignano su cui si confrontano i concorrenti della Coppa Liburna. “Correre sulla terra è una sensazione incredibile, una vera libidine che conquista tutti quelli che ci provano per la prima volta” sottolinea Madonna. “Io ho cominciato a correre nel 1990 al Rally di Carmagnola, quando avevo appena 19 anni. Ma la vera scoperta è stata la terra di cinque anni e da allora non l’ho più abbandonata” confessa il pilota carmagnolese, padre di Tommaso di un anno e mezzo. “Per chi come me non ha grandi risorse correre è un grande impegno, sopratutto se si segue una serie che ha tutti gli appuntamenti lontano oltre 200 chilometri da casa. Ma disputare meno gare, me decisamente più divertenti” conclude il pilota della Peugeot 205 Rallye Gruppo A che non sa contare quante gare ha disputato “Un giorno farò un elenco delle gare disputate e dei risultati ottenuti. Ed il giorno dopo appenderò il casco al chiodo. È una mia idea fissa”. Un’idea un po’ matta, ma sicuramente controcorrente affascinante, come è affascinate andare veloce fino al limite dell’aderenza su una  strada in cui le ruote ubbidiscono solo più al “fattore non tiene un cazzo