Città di Arezzo, dal sogno all’incubo di Sandrin

Il pilota di Povegliano, desideroso di calcare i magici sterrati ex Sanremo, si vede costretto ad un rocambolesco ritiro anticipato, dopo la prima prova speciale. Mario Leonelli/Actualfoto

Povegliano (TV), 09 Agosto 2021 – Il classico sogno da trasformare in una splendida realtà non è andato in porto per Andrea Sandrin, reduce da un Rally Città di Arezzo, Crete Senesi e Valtiberina che si è trasformato in un autentico incubo, già dopo la prima prova speciale.

Una trasferta tanto attesa, quella valevole per il Campionato Italiano Rally Terra, per l’opportunità di calcare sterrati che hanno reso celebre, in tutto il globo, il Sanremo mondiale ma anche per il debutto sulla Skoda Fabia R5 di Motor Team, condivisa con Manuel Menegon.

Buono il feeling del portacolori di Hawk Racing Club, già durante la sessione di shakedown.

Correre su queste strade è un sogno per noi piloti” – racconta Sandrin – “e poterlo fare con vetture da assoluto è qualcosa di impagabile. Lo shakedown era andato molto bene ed il feeling con la Skoda Fabia R5, vettura che non avevo mai usato prima, era positivo. Mi sentivo bene al volante e non vedevo l’ora di iniziare ad affrontare le speciali storiche del Sanremo.”

Il primo passaggio sulla “Alpe di Poti”, unica prova in programma per il Sabato, vedeva il pilota di Povegliano in ritardo, in difficoltà per la tanta ghiaia presente e per una coltre di polvere che, a molteplici tratti, rendeva la visibilità nulla ed alzava l’asticella del rischio in modo notevole.

Credevo che la ghiaia trovata durante le ricognizioni” – sottolinea Sandrin – “se ne sarebbe andata via al passaggio dei primi ed invece nulla. La scelta di gomme che avevamo fatto si è rivelata troppo dura, vista la situazione del fondo. Abbiamo anche trovato molta polvere, veri e propri banchi che ci oscuravano la strada. Ci siamo fermati per due volte perchè avevamo di fronte a noi un muro e non si capiva la distanza dalla curva successiva. Sentendo altri piloti le voci erano discordanti ed abbiamo capito che il vento era l’elemento discriminante. Anche di setup non eravamo a posto, dovevamo ammorbidire e tutto era pronto per il parco assistenza.”

Usciti dal riordino iniziava il thriller di Sandrin, alla fine costretto ad alzare bandiera bianca.

Usciti dal riordino” – aggiunge Sandrin – “ci siamo diretti, in trasferimento, verso il parco assistenza. Arrivati ad un incrocio dovevamo imboccare una strada a quattro corsie, svoltando a sinistra. Davanti a noi avevamo cinque vetture stradali che dovevano girare a sinistra, come noi, ed abbiamo aspettato, come tutti, il verde. Scattato il semaforo le quattro davanti a noi hanno girato, avendo il rosso che bloccava chi proveniva dal senso opposto, mentre la quinta è rimasta ferma, in mezzo all’incrocio. Vedendola bloccata abbiamo svoltato a sinistra e ci siamo immessi nella quattro corsie. Dopo circa un chilometro e mezzo siamo arrivati ad una rotatoria e, improvvisamente, ci è balzata davanti una pattuglia dei Carabinieri che ci ha bloccato con l’accusa di aver effettuato un sorpasso in prossimità di un incrocio. Ogni tentativo di spiegazione è stato invano e ci siamo visti costretti a ritirarci, senza possibilità di appellarci.”