Giovanni Michelotti, compie cent’anni

TORINO (6 ottobre 1921 – 23 gennaio 1980). Fa bene il Museo dell’Automobile di Torino a dedicare una mostra a Giovanni Michelotti, che proprio oggi compirebbe cento anni, uno dei maggiori designer che la scuola torinese produsse nel corso del XX secolo. Grande, grandissimo, pressoché sconosciuto in Italia, idolatrato all’estero, anche se alcune delle sue creazioni sono diventate un mito per gli appassionati di automobili come l’Alpine A108 e le Triumph degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta.

Michelotti entrò a lavorare ad appena sedici anni (ma allora era una normalità) presso gli Stabilimenti Farina, a quel tempo una delle più importanti carrozzerie torinesi. Lì, mentre lavorava come garzone nell’ufficio disegni (stendendo i fogli sul tecnigrafo e temperando matite) ebbe moto di cominciare ad abbozzare i suoi primi disegni di vetture che furono apprezzati da Attilio Farina, figlio del titolare, che lo alzò di grado commissionandogli il disegno in scala 1:1 da adottare su un telaio Alfa Romeo 6C 2500. Agli Stabilimenti Farina Michelotti prese coscienza dell’importanza del designer automobilistico, fino a quel tempo dipendente ed esecutore delle volontà e idee del titolare della carrozzeria. Fu così che nel 1949 decise di mettersi in proprio aprendo uno studio professionale a Torino, prima in Via Ormea, quindi in Corso Duca degli Abruzzi infine in Corso Francia 35. Michelotti fu il primo disegnatore a uscire dagli uffici delle carrozzerie per proporsi in prima persona agli stessi carrozzieri iniziando a collaborare con Vignale, Bertone, Allemano e Ghia, solo per citare i torinesi. Con l’espandersi dell’attività Michelotti ebbe la necessità di prendere un’officina per poter realizzare le maquette in scala 1:1. Velocissimo nel realizzare i bozzetti, Michelotti riusciva a tradurre in pochissimo tempo il figurino in prototipo funzionante, spesso in pochissime settimane.

Se i carrozzieri torinesi avevano trovato in Michelotti un valido partner che disegnasse i prototipi da esporre nei saloni o modelli unici per facoltosi clienti, anche le Case automobilistiche si affidarono al genio di Michelotti per dare eleganza alle loro vetture. A cominciare dalla BMW, per la quale disegnò l’Isetta, la piccola 700 del 1958 (che consentì alla Casa bavarese di uscire da un pesante momento di crisi) la 1500 del 1961, la 1602 del 1966, la 2500/2800 del 1968 e la coupé 2800 CS del 1969.

Altro affezionato cliente fu la Triumph per la quale disegno la Herald del 1959, la TR4-TR5 del 1961, la spider Spitfire del 1963, la 2000/2500 dello stesso anno, la coupé GT6 del 1966, la Stag del 1970 (vettura usata da James Bond nel film ‘Una cascata di diamanti’ per recarsi ad Amsterdam), oltre alle berline della Casa inglese degli anni Sessanta e Settanta quali Toledo e Dolomite, avvicinandosi per primo alle Case giapponesi a cominciare dalla Hino Motor Company. Oltre a disegnare l’Alpine A108, la sua matita creò vetture per FIAT, DAF e Matra fino alla sua ultima creazione, la Reliant Scimitar SS1 del 1979.

I lavori di Michelotti furono molto apprezzati dai dirigenti delle Case automobilistiche perché sapeva cogliere e riproporre l’anima stilistica di ognuna di esse presentando sempre veicoli di versi fra una marca e l’altra, conservando sempre l’identità stilistica del marchio. Geloso della propria indipendenza, rifiutò sempre le proposte di assumere le direzioni di Centri Stile delle Case, giustificandosi con la metafora del cammello: “Il cammello è un cavallo progettato dai designer dopo una riunione di direttori”.

Nel corso della sua lunga attività Michelotti ha disegnato ben oltre il migliaio di vetture (alcuni schizzi sono stati rinvenuti sulle pagine de ‘La Settimana Enigmistica’ di cui era attento lettore) ma una stima precisa è impossibile da effettuare in quanto spesso Michelotti non chiedeva alle case automobilistiche di coniugare le vetture prodotte al suo nome.

Michelotti fu protagonista di numerosi aneddoti di carattere automobilistico. Ad esempio negli anni Cinquanta Michelotti disegnò una Ferrari 250 MM per un facoltoso cliente di Luigi Chinetti, l’importatore americano della Ferrari. Approvato il design, la vettura venne consegnata al cliente con una serie di figurini che ritraevano la Ferrari affiancata da figure femminili in abiti eleganti. Il proprietario della Ferrari 250 MM, titolare della Lily Ann Corporation. Una catena di negozi di abiti femminili, non si lasciò sfuggire l’occasione e mise immediatamente in vendita quegli abiti che riscossero un sensazionale successo.

È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.