Il Rallye Sanremo più difficile della sua storia

Mai era successo che la gara del Ponente Ligure fosse annullata. Dal 1961 allo scorso anno, tutte le edizioni sono state portate a termine con successo. Il nubifragio che si è abbattuto nel Ponente Ligure e in Costa Azzurra è stato così violento che in pochissime ore ha sconvolto il territorio, provocato tali e tanti danni da rendere impossibile l’avviamento dei motori. Cronaca di un evento vissuto dall’interno, fra speranze e delusioni per gli organizzatori, lavorando sodo e continuando a crederci fino all’ultimo momento. Di Tommaso M. Valinotti, foto di Elio Magnano

SANREMO (IM), 3 ottobre ore 11.21 – Ha ragione Sergio Maiga quando dice che questa è l’edizione più amara della storia del Rallye Sanremo. Che di momenti difficili, dall’atto della sua nascita nel 1928, e stagioni contrastate ne ha vissute parecchie. Per molti anni a Sanremo non si è corso. Dopo le prime due edizioni si è dovuto attendere il 1961, anno di grandi entusiasmi a 360 gradi per riprendere, ma da allora tutte le edizioni si sono regolarmente disputate, con i loro momenti drammatici e disavventure regolamentari che caratterizzano la vita delle gare e, se vogliamo, quella delle persone.

Per me l’edizione del 2020 del Rallye Sanremo comincia praticamente un anno fa, quando Sergio Maiga, l’uomo che da oltre mezzo secolo è ai vertici dell’organizzazione della gara, comunica in via ufficiosa a noi dell’ufficio stampa (Carlo Cavaglià e Sergio Zaffiro) che l’evento rallistico del Ponente Ligure si sdoppierà nuovamente (come non accadeva dal 2013); in aprile la gara storica (e il rinato Rally delle Palme) e in ottobre il 67° Rallye Sanremo, valido per il Campionato Italiano Rally e il suo tradizionale scudiero, 12° Sanremo Leggenda.

A fine gennaio, sulla scenografica Terrazza Colombo di Genova, con Maiga cominciamo a imbastire i comunicati riguardanti soprattutto lo storico che dovrebbe andare in scena due mesi dopo. Tutto gira alla perfezione sino a quando cominciano a circolare le voci sulla diffusione del Coronavirus, che inizialmente crediamo sia un affare privato dei cinesi, che anche da noi sarà contagio.

E la prima botta arriva a inizio marzo, quando si deve fare necessità virtù e riaccorpare lo storico con il moderno. Comunicato stampa camminando sulle uova e con la famiglia Maiga (fondamentale l’apporto della figlia Micol e il tocco di grazia come sempre dato dalla moglie Chiara alla sala stampa e al palco premiazioni) ci si aggiorna ad agosto, per un incontro informale, ma estremamente produttivo. Per quanto ci riguarda il Rallye Sanremo parte e iniziamo a scandire il tempo verso quelle ore 7.10 di sabato 3 ottobre che sancirà l’accensione del semaforo verde.

A una settimana dalla gara, quando inizio a pensare che devo preparare i bagagli, scorro i siti Internet per capire la situazione meteo, tanto per sapere se mettere in valigia giubbino e cappellino anti-pioggia, particolarmente utili quando si sale in pedana per le premiazioni (da tradizione a me tocca lo storico e la regolarità) comincio a infastidirmi. Il meteo dice che scenderà pioggia per tre giorni ma ci vuole altro a spaventarci.

L’allegra brigata piemontese arriva a Sanremo giovedì 1 ottobre nel tardo pomeriggio. Allestiamo la sala stampa nella splendida location dell’hotel Royal, mi faccio i braccioscatti (detti volgarmente selfie) nella sua terrazza che guarda a mare fra uno scroscio d’acqua che rischia di annegarmi Toshiba alternato a un sole caliente che invita a un tuffo in piscina. C’è però poco tempo per godere degli ozi del lussuoso albergo perché Sergio Maiga mi chiede di scrivere il primo comunicato in diretta della gara.

Alle ore 17.31 di giovedì 1 ottobre emettiamo un comunicato in cui si dice che in seguito alla decisione del sindaco di Sanremo, Alberto Banchieri, di chiudere scuole e attività varie, lo shake down del 67° Rallye Sanremo, dello storico e del Leggenda sono annullati. L’allerta per venerdì pomeriggio è arancione, ma si teme possa colorarsi di rosso. Preparo inoltre il comunicato in cui si dice che il Collegio dei Commissari Sportivi si adegua all’ordinanza del sindaco, e che altro può fare di diverso, ben prima che si riunisca e alle 22.01 lo diffondiamo agli organi di stampa. Osservo l’atteggiamento di Sergio Maiga, che nonostante la situazione oggettivamente difficile non perde il suo britannico aplomb, vivendo attaccato al suo telefonino con il quale coordina le squadre che già stanno lavorando sulle prove speciali (prezioso collaboratore il figlio Mattia, armato di tutto quanto serve a mettere le prove speciali in sicurezza).

L’ufficio stampa al completo, con l’integrazione di Elio Magnano (fotografo ufficiale della manifestazione) e del suo staff si trasferiscono nell’abituale pizzeria per cenare, incontrando piloti e preparatori, team manager e altra gente del rally, in un’atmosfera di tranquillità che non fa presumere nulla di particolarmente inquietante per il giorno. Birra e fritto di acciughe, un goccio di grappa, oltre a scambio di battute e sfottò, rendono la serata piacevole.

La giornata di venerdì 2 ottobre inizia con il cielo plumbeo e il parco assistenza umido della pioggia della notte. Faccio un giro per vedere se riesco a incontrare qualcuno dei piloti che caratterizzeranno la gara per fare un comunicato con le loro opinioni, ma sono tutti rintanati nei rispettivi alberghi in attesa che capiti qualcosa. Perché venire sul lungomare a prendere freddo e umido se non c’è nulla da fare? I meccanici lavorano per preparare le vetture, i commissari tecnici esaminano le auto da gara e la documentazione, sempre più spessa, prima della partenza.

Sergio Maiga continua a essere al telefono alternando chiamate a sindaci, prefettura, questura, protezione civile, direzione gara e squadre di lavoro che sono sulle prove speciali e trasferimenti per avere esattamente il polso della situazione in tempo reale. Ci incrociamo un paio di volte e l’organizzatore non perde il suo sorriso nonostante la situazione non sia facile, ma lui è un ottimista propositivo di natura, quindi lavora sodo per andare avanti.

Alle 15.43 di venerdì 2 ottobre emettiamo un comunicato in cui si dice che le quattro gare sono confermate, anche se scatteranno con un’ora di ritardo per consentire all’allerta rossa di impallidire in arancione e lasciare la possibilità ai concorrenti di gareggiare in condizioni di sicurezza. Contrariamente a quanto accadeva nel passato chiedo a Maiga e al direttore di gara, Simone Bettati, di leggere approvare o modificare il comunicato prima di diffonderlo. In questo momento ogni parola ha un significato ben preciso, e il testo non deve presentare la minima possibilità di interpretazione sbagliata.

Il cielo si scurisce sempre più e le bordate di pioggia si fanno sempre più frequenti e violente.

Con Sergio e Carlo, nel frattempo, prepariamo la scaletta di lavoro per domani che a grandi linee abbiamo tutti in testa, ma ora dobbiamo scriverla per fissarla con gli orari precisi. Il mio compito per domani sarà quello di fare da trampolino delle informazioni intervistando i piloti in ingresso riordino, Carlo scriverà i testi e diffonderà i comunicati, occupandosi, come già sta facendo della pagina Facebook, Sergio, come sempre, gestirà la sala stampa.

Verso sera di sabato inizieranno gli arrivi dello storico, del Leggenda e della Coppa dei Fiori. Il mio compito sarà di annunciare il passaggio sulla pedana dei concorrenti, senza intervistarli, senza fare festa. Ovviamente non ho l’entusiasmo degli anni scorsi, quando il rischio di essere inondato di spumante era reale e c’era la gioia del risultato conquistato. Maledetto Coronavirus.

Finiti gli arrivi di queste tre gare via di corsa in sala stampa per scrivere il comunicato finale, mentre Sergio prenderà il testimone (o meglio il microfono) e annuncerà ai pochissimi spettatori i concorrenti che hanno concluso il rallye e la loro posizione in classifica. Due valletti e nemmeno affascinanti come le girls televisive.

Alle 20.01 di venerdì 2 ottobre emettiamo un comunicato dal titolo fin troppo ottimistico, in cui si annuncia che la gara si farà, che hanno verificato 177 equipaggi e i nuovi orari dell’evento. Sergio Maiga legge il testo e rimane un attimo perplesso su quel titolo “il sole si prepara a scaldare il 67° Rallye Sanremo”. Ci pensa su un attimo poi approva, mormorando “speriamo che tu abbia ragione”, mentre il direttore di gara Simone Bettati, non fa obiezioni, anche se in cuor suo pensa che questo giornalista sia un po’ fuori di testa.

Tutti noi abbiamo controllato il meteo sui vari siti Internet che concordano su una notte di bufera (con tanto di allerta rossa, che se si potesse diventerebbe violacea) e miglioramenti a partire dalle sei del mattino di sabato. Riesco a farmi una doccia e ad arrivare con il mio proverbiale ritardo (per una volta giustificato), alla cena ufficiale all’interno del casinò. Ancora una volta il mio interesse primario è osservare le facce di Sergio Maiga e Simone Bettati, gli unici due che abbiano in questo momento chiara la situazione. Imperturbabili come due giocatori di poker, Maiga addirittura sorridente, senza però staccarsi di un millimetro dal telefonino per continuare a monitorare quanto sta succedendo sui monti.

A fine cena l’organizzatore mi saluta con una pacca sulle spalle di cui entrambi sappiamo il significato: “Speriamo che il titolo del tuo ultimo comunicato stampa sia profetico”.

Quando alle 6.25 di sabato 3 ottobre compare sullo schermo del telefonino il nome di Sergio Maiga so che non ci sono buone notizie. In effetti mi chiede di fare un comunicato in punta di penna per dire che la partenza della gara è sospesa, mentre lui continua da una parte a trattare con le autorità e dall’altra a monitorare la situazione rimanendo in contatto con i ragazzi che da ieri sera sono sul Passo Teglia, sul Langan e a Vignai a cercare di liberare la strada. Mi precipito in sala stampa, redigo il comunicato, lo passo a Bettati per l’approvazione, mentre sul telefono e sullo schermo del televisore compaiono immagini sempre più inquietanti di cosa è accaduto nella notte e in parte sta ancora accadendo nell’entroterra, nella Valle del Roja e nella Valle del Tanaro.

Ovviamente il destino (il fato, il meteo, chiamatelo come volete) ci sta prendendo in giro. Il sole esce vigoroso e la temperatura sale con una velocità di un razzo Saturno e alle otto del mattino sono sudato come un bagnino a ferragosto. Come sempre le voci incontrollate si diffondono e danno per certo l’annullamento della gara. Probabilmente la logica è questa, ma Maiga, Bettati, i ragazzi sulle prove, stanno lavorando ognuno per quanto loro compete per renderla fattibile. Non ho nulla di concreto da fare se non tornare a far colazione al bar Mille Luci e farmi la doccia che non sono riuscito a fare quando mi sono catafottuto giù dal letto.

Torno in sala stampa e dalla terrazza del Royal si ammira un mare fatto di onde impetuose di acciaio, mentre giornalisti, fotografi e quant’altri stanno discutendo su cosa sarà di questa 67esima edizione del Rallye Sanremo.

E alle 11.20 di sabato 3 ottobre arriva puntuale la notizia ufficiale che la gara è annullata o, per dirla con il linguaggio burocratese, definitivamente interrotta. Mentre la conferenza stampa di Sergio Maiga e Simone Bettati va in scena scrivo il comunicato stampa attenendomi rigorosamente e doverosamente alle loro parole. Nel frattempo mi chiedo cosa avrei fatto io al loro posto. Sicuramente non avrei avuto il sangue freddo e la ferrea volontà di andare avanti come hanno avuto questi due personaggi. I commenti intorno a me si sprecano. I profeti del giorno dopo pontificano sulle soluzioni possibili. Troppo facile. Sicuramente Sergio Maiga, Simone Bettati e le decine di altri uomini impegnati senza risparmiarsi affinché la gara si potesse fare ci hanno creduto sino all’ultimo momento utile. Le squadre che operavano su in quota non si sono mai fermate e hanno continuato a lavorare, già che c’erano, per ripristinare una viabilità martoriata, che non serviva più al rally, ma a dare fiato alle popolazioni di paesini che rischiano di rimanere tagliati fuori dal mondo. Sul comunicato finale mi sono permesso di cambiare una piccola frase di Maiga che dava arrivederci al futuro, mentre io ho scritto “appuntamento al 2021”.

Sergio Maiga ha avuto un attimo di riflessione prima di congedare il testo. Un cenno del capo e va bene così. Anche perché è lui il primo a crederci.