Le sei serie dell’Aurelia B20 protagoniste di Lancia Aurelia 1950 – 2020 mito senza tempo nei padiglioni (chiusi al pubblico) del Museo dell’Auto di Torino
Il museo è temporaneamente chiuso per l’emergenza Coronavirus, ma visitiamo idealmente la mostra attraverso le immagini realizzate per Kaleidosweb. Servizio di Tommaso M Valinotti
AURELIA B20 I Serie, telaio 1404 (1951) Coupé due porte destinata a soddisfare il nascente segmento di mercato delle “Gran Turismo”. La vettura era quasi imbattibile soprattutto nelle corse in salita, grazie alla notevole coppia del suo motore sei cilindri. Realizzata in 498 esemplari tra il 1951 e il 1952. (Motore 6 cilindri a V di 60°. Cilindrata 1991 cc. 75 CV)
AURELIA B20 II Serie, telaio 1768 (1952). L’auto subisce modifiche alla carrozzeria e il cruscotto ridisegnato ospita ora il contagiri. La linea della fiancata culmina ora in un terminale a pinna più pronunciato. Viene inoltre incrementata la potenza, con l’aumento del rapporto di compressione. Realizzata in 673 esemplari tra il 1952 e il 1953. (Motore 6 cilindri a V di 60°. Cilindrata 1991 cc. 80 CV)
AURELIA B20 II Serie, telaio 1877 (1952) L’auto esposta ha partecipato alla Mille Miglia del 1953 nella configurazione attuale. La carrozzeria ha subito un aggiornamento anche nei paraurti, che sono adesso privi dei rostri presenti nella serie precedente. In questa versione i freni vengono maggiorati. (Motore 6 cilindri a V di 60°. Cilindrata 1991 cc. 80 CV)
AURELIA B20 III Serie, telaio 2660 (1953) Nel 1953 è presentata la nuova coupé, con sostanziali modifiche alla carrozzeria. La meccanica subisce importanti variazioni, con aumento della corsa e alesaggio; sono novità anche il profilo dell’albero a cammes, il carburatore e le fusioni del blocco motore e delle testate. Viene allungato il rapporto al ponte, consentendole una velocità massima di 185 km/h. realizzata in 7209 esemplari tra il 1953 e il 1954. (Motore 6 cilindri a V di 60°. Cilindrata 2451 cc. 118 CV)
AURELIA B20S IV Serie, telaio 1218 (1954). Vengono eseguite lievi modifiche esterne, come l’inserimento del faro di retromarcia e dello spruzza vetri. Nuova è la sospensione posteriore, ora a ruote semi indipendenti tipo “De Dion”. Dal 1955 sono presenti i cristalli polarizzati ed è disponibile la guida a sinistra. Le vetture così equipaggiate sono identificate dal suffisso “S” che precede il numero del telaio. Realizzata in 1.000 esemplari tra il 1954 e il 1955. (Motore 6 cilindri a V di 60°. Cilindrata 2451 cc. 118 CV)
AURELIA B20 V Serie, telaio 3745 (1956) La carrozzeria rimane inalterata, è differente la colorazione del cruscotto e vengono introdotti nuovi strumenti Jaeger. Scompare il faro di retromarcia. Cambiano i coprimozzi delle ruote. Il motore viene depotenziato, con la riduzione della velocità massima. I ceppi dei freni sono più grandi; il comando della frizione è idraulico. Realizzata in 299 esemplari nel 1956. (Motore 6 cilindri a V di 60°. Cilindrata 2451 cc. 118 CV)
AURELIA B20 VI Serie, telaio 1772 (1957) Si aggiungono i deflettori ai vetri laterali, viene eliminato il baffo cromato al centro del cofano. La meccanica rimane sostanzialmente invariata, ma vengono rafforzate le balestre posteriori e vengono apportate nuove modifiche ai frani anteriori. Realizzata in 621 esemplari tra il 1957 e il 1958. (Motore 6 cilindri a V di 60°. Cilindrata 2451 cc. 118 CV)
TORINO – Vincenzo Lancia aveva una predilezione per i nomi latini. Anche dopo la sua morte la casa torinese continuò per un certo periodo questa tradizione. Fu così che nacque “Aurelia” bellissimo nome che deriva da oro. Aurelia era il nome della madre di Giulio Cesare. Aurelia è il nome di una splendida vettura prodotta dalla Lancia dal 1950 al 1958. È stata la vettura protagonista del road-movie “Il sorpasso” del 1962 di Dino Risi con Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant, palcoscenico di un memorabile bacio sul suo cofano della conturbante Brigitte Bardot a Jean Louis Trintignat nel film “E Dio creò la donna” di Roger Vadim del 1956. Fu l’auto amata da Ernest Hemingway, Fausto Coppi e addirittura dal campionissimo Manuel Fangio. Carrozzata dai migliori stilisti dell’epoca come Pinin Farina, Bertone, Balbo e Viotti. Che portò a teatro la bella gente dell’Italia che rinasceva e ottenne risultati sportivi eclatanti, come il secondo posto di Giovanni Bracco alla Mille Miglia del 1951. Ai settant’anni dell’Aurelia è dedicata una stupenda mostra al Museo dell’Auto in programma sino al 30 maggio (orario 10-19, lunedì 10-14; biglietto 12€) per ora chiusa a causa del Coronavirus. Quando riaprirà sarà da vedere in ogni suo dettaglio.