Monica Galesi, racconta un’esperienza mondiale!
ALGHERO (SS) – Il Rally di Sardegna (WRC) non è solo rombo dei motori e passione, è anche l’evento più amato dagli appassionati di sport motoristici; l’evento che è diventato capofila anche del progetto Co-Marketing territoriale in stretta collaborazione con la regione Sardegna. La tappa di campionato del mondo nell’Isola, è stata una bella realtà di promozione mirata del sistema turismo. Il Rally d’Italia Sardegna (nel suo nome completo) si è svolto sulla bellissima isola italiana ed è nota ai piloti per le sue difficoltà che è solito riservare. Tantissime le persone che ogni anno arrivano da tutto il mondo per non perdersi questo appuntamento straordinario. E poi c’è l’altra parte del rally, il “backstage” con migliaia di persone addette ai lavori insieme al comitato organizzatore. Tra queste, nell’edizione 2015, non mancava la piacentina Monica Galesi che, insieme allo staff di commissari di percorso “Pavia Auto Sport” accorpati a quelli di Reggio Emilia, hanno formato, solo loro, una squadra di ben venti persone pronte a garantire la massima sicurezza lungo le insidiose e velocissime prove speciali. Nei giorni scorsi, abbiamo raggiunto telefonicamente Monica Galesi mentre rientrava dalla Sardegna per farci raccontare in maniera diretta questa esperienza che sicuramente rimarrà indelebile nel suo cuore.
Monica, sei organizzatrice di gare nella Rally & Promotion, navigatrice e ora anche commissario di percorso e verificatrice sportiva. Come è nata questa opportunità di poter fare la valigia e andare in Sardegna una settimana? “In quanto commissario di percorso c’era questa occasione di andare al Rally d’Italia e non me la sono lasciata scappare. Prestare servizio in un mondiale rally è diverso che da una gara di casa, senza nulla togliere, ma le responsabilità sono più grandi: d’altronde sei in un campionato del mondo”.
Nel mondo dei rally sei una figura piuttosto conosciuta, come dicevamo nelle prime battute, organizzi gare di alto livello nel territorio piacentino, ma ancora prima di diventare organizzatrice, spesso e volentieri sin da giovanissima quasi tutti i week-end indossavi tuta e casco. Ti si vedeva già allora, spesso e volentieri, in prova speciale ma in veste di protagonista vera e non a bordo strada con una pettorina. Questa dunque è stata un’opportunità che ti ha permesso di unire l’utile al dilettevole, giusto? “Sì, prima di qualsiasi altra cosa viene la passione e l’amore per questo sport. C’è chi dice che sia una droga e non escludo nemmeno questa ipotesi. Sinceramente non credevo nemmeno io, all’inizio, di esserne così dipendente. In Sardegna ho unito sì l’utile al dilettevole, abbiamo lavorato intensamente ma ciò non precludeva il fatto di non vedere la gara, anzi essendo commissario di percorso nel mio cervello sono memorizzati grandi passaggi da parte di molti piloti”.
Chi è andato davvero forte secondo te? “Per chi non è abituato a un mondiale rally anche l’ultimo assoluto è fortissimo. Sicuramente è stato a gran velocità il vincitore, ma non voglio escludere anche l’italiano Paolo Andreucci che insieme ad Anna Andreussi sulla Peugeot 208 hanno portato a casa una bellissima posizione nella classifica finale, giù il cappello! Bravo anche Paddon che è entrato nel mondiale da poco e ha dominato la prima tappa con passaggi a pari dei più noti Ogier e Latvala”.
Sei cresciuta tra Piacenza e la Sardegna, la tua famiglia ha le radici nell’isola. Scendere dalla nave e realizzare di essere in un posto dove hai passato parte della tua infanzia cosa ha rappresentato per te? “Quando dicevo che ho unito l’utile al dilettevole intendevo anche questo. La Sardegna per me rappresentata tanto, mia mamma è sarda e nell’isola ho ancora tanti parenti che vivono il mare quotidianamente. Abbinare l’affetto per questa terra ai motori è stato qualcosa che non scorderò mai, anzi, da rifare! Colgo l’occasione per fare i complimenti agli organizzatori di questa gara e alla Pavia Auto Sport che mi ha regalato questa occasione”.
Una settimana che Monica Galesi difficilmente toglierà dalla sua mente e che si porterà dentro per sempre con la consapevolezza di aver vissuto un mondiale rally a trecentosessanta gradi e in una Sardegna che merita da chiunque di essere vissuta anche solo per poco.