Rallisti ai tempi del Coronavirus. Pierluigi Capello: “Tutto cominciò con una caccia al tesoro”
Seconda parte – Dopo l’impegno in svariati sport nel 1981 arriva nel mondo dei motori con una caccia al tesoro automobilistica che fece epoca. Non più ripetuta perché l’anno successivo nacque il Rally di
Carmagnola. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano
CARMAGNOLA – Per Pierluigi Capello non esiste mai un punto di
arrivo ma sempre un punto di partenza per una nuova avventura. Appassionato di rally, senza fantasticare una partecipazione attiva come invece accadeva concretamente in altri sport, l’organizzatore carmagnolese seguiva in quegli anni le gare in prova speciale, ma soprattutto dietro le transenne delle partenze e arrivi. A cominciare dal 100mila Trabucchi, gara saluzzese che negli anni Settanta era valida per il campionato italiano che vedeva al via gente come “Tony” Fassina, un promettente Dario Cerrato con l’Opel Kadett GT/E, Mauro Pregliasco, Federico Ormezzano e vetture come la Stratos, Opel Ascona 400, 131 Abarth, Porsche Carrera. E Piero Capello dietro le transenne a pensare quanto sarebbe stato bello portare quella pedana in Piazza Sant’Agostino a Carmagnola, con quelle macchine da sogno e la gente festante ad applaudire. Sembrava un sogno, anche perché allora non conosceva nessuno dell’ambiente, non aveva mai incontrato un pilota e non sapeva nemmeno che faccia avessero gli organizzatori del Trabucchi. Inoltre, in quel momento, bisognava pensare al negozio e alle attività di promozione delle sue attività.
Ma, a volte, il destino ci mette lo zampino. Un mercoledì sera, alla settimanale riunione della podistica per decidere le attività future, si presentarono due personaggi appassionati di rally: Roberto Stassio e Beppe Mandarino. I due, con un gruppo di amici organizzavano tutti gli anni nel periodo natalizio una gimkana automobilistica (allora si poteva, non c’erano i limiti di velocità e gli autovelox) e avevano bisogno di qualcuno che si occupasse professionalmente della parte organizzativa per realizzare qualcosa di più importante. Chi meglio di Capello poteva rispondere alle loro esigenze?
E così il 28 gennaio 1981 si realizzò la prima Caccia al tesoro automobilistica di Carmagnola con la partecipazione di numerosissimi equipaggi attratti non solo dalle sfide culturali di dover trovare monumenti e particolarità dei paesi che si trovavano nel raggio di una quindicina di chilometri da Carmagnola, scervellarsi con i quiz, ma anche per quei due tratti di strada sterrata in cui sarebbe stato loro rivelato il tempo di percorrenza: due vere prove speciali. Ci fu chi andò dai rottamai per noleggiare una vettura da buttare in quei chilometri di pietre e fango per non rovinare la vettura di famiglia. Inconsciamente un rally mascherato. Il successo fu tale che a sera i tre moschettieri, soddisfatti, si ripromisero di riorganizzare l’evento l’inverno successivo e Capello si disse che quello era il miglior modo per festeggiare il suo 32esimo compleanno.
Ovviamente non ci fu una seconda edizione della caccia al tesoro. Pierluigi Capello era rimasto affascinato dalle difficoltà organizzative delle gare automobilistiche e ciò rappresentava per lui una sfida. “Non ho mai sognato di correre in un rally, un po’ bloccato dai costi che allora non potevo permettermi, ma soprattutto perché pensavo ai rally come il più difficile evento da mettere in piedi” ricorda oggi il patron dell’odierno Sport Rally Team. Per far conoscere il mondo rallistico, Stassio e Mandarino convinsero Capello a partecipare alle riunioni settimanali della Scuderia Brunik (che nel 1982 diventerà Tre Gazzelle) di Giorgio Leonetti, uno dei top team italiani. Successivamente il trio incontrò il cuneese Claudio Pozzi, allora uomo di spicco all’interno della federazione, che non faticò a convincere i tre carmagnolesi ad abbandonare l’idea di organizzare una caccia al tesoro per mettere in cantiere un rally vero e proprio.
Da quel momento i tre carmagnolesi si mossero in modo spasmodico.
Fondarono una nuova associazione, il Carmagnola Rally Club, che nel luglio del 1981 ottenne la licenza di organizzatore, misero a calendario il rally, costruirono in proprio una pedana, perché già sapevano che la loro gara avrebbe avuto un futuro pluri decennale e si prepararono al grande evento.
L’8 maggio del 1982, alle ore 21 in Piazza Sant’Agostino a Carmagnola un centinaio di equipaggi si presentano al via della gara. L’atmosfera è strana e la confusione è molta. Nel pomeriggio si era diffusa la voce del gravissimo incidente a Gilles Villeneuve che morirà in serata. Carmagnola è invasa dalle macchine degli equipaggi, di chi fa assistenza e di migliaia di appassionati che si godono la partenza prima di riversarsi sulle prove speciali. Ancora una volta il destino ci mette lo zampino. A vincere è la Ferrari 308 GTB di “Menes”-Cianci, quasi il fato volesse risarcire il pilota della Ferrari idolo dei tifosi.
“Il giorno dopo facemmo il consuntivo dell’evento e ci rendemmo conto che avevamo perso dieci milioni di lire. Nello stesso momento però cominciammo a prepararci per l’edizione successiva, con l’entusiasmo che solo gli appassionati e anche gli incoscienti possono avere. Da allora a oggi non ho mai rimandato una gara. La prima volta accadrà il 2-3 maggio prossimi …..proprio non mi capacito al vedere la scritta, rimandato a data da destinarsi, a fianco del logo del 26° Rally Valli Cuneesi”.
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