Rallisti ai tempi del Coronavirus. Roberto Antonucci: “I rally cominciano a quarant’anni”

Il manager pilota milanese ha visto la sua prima gara quando era ancora in fasce. Ma ha dovuto attendere di compiere i quarant’anni di età, complice il veto di papà Remo, grande appassionato, ma contrario a lasciar correre i figli. Cinquantanove gare in carriera, tutte esclusivamente da pilota e sempre con il fratello Herbert a fianco. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano  (www.fotomagnano.com)

MILANO – “Ho iniziato a correre molto tardi; praticamente mi sono regalato la prima gara per il compleanno dei quarant’anni”. Roberto Antonucci, pilota e manager di Winners Rally Team, ha dovuto aspettare lo scorrere del tempo prima di riuscire a mettere il casco in testa e schierarsi al semaforo verde della sua prima prova speciale.

Ritardo dovuto non tanto a ragioni di attesa del raggiungimento dell’autonomia economica, o alla realizzazione lavorativa, quanto al ferreo veto messo dal padre Remo al fatto che i figli, lui e il fratello Herbert, più giovane di quattro anni, corressero.

Se vogliamo la cosa è paradossale. Mio padre e suo padre, nonno Egidio, erano appassionatissimi di auto e ho visto la mia prima gara a Monza, la Mille Chilometri, che avevo pochi mesi. Probabilmente mio padre temeva che ci facessimo male. Chi ha vissuto, anche solo da appassionato, l’automobilismo degli anni Cinquanta e Sessanta, ricorda con troppa chiarezza la pericolosità di questo sport. Dalla nostra prima corsa in poi non si è più perso una gara, fino al giorno in cui si è ammalato e non ha più potuto uscire di casa”.

Fortunatamente Roberto Antonucci non applica questo ostracismo al mettete il casco in testa, nei confronti del figlio undicenne Alberto che da cinque anni si diletta a correre con i kart.

Come me, Alberto è nato con la passione delle macchine da corsa, ma può sfogare questa sua passione gareggiando con i kart, seguito da me e mia moglie Stefania”.

Il veto alle corse, non valeva però per la guida delle vetture di famiglia e Roberto Antonucci, dall’età di dodici anni, può tranquillamente spostare dal box al cortile la 500 di famiglia senza incorrere nelle ire dei genitori. Appena presa la patente Roberto Antonucci non ha nemmeno la smania di avere una vettura sua.

Andavo nel box e prendevo una delle macchine di famiglia. Niente di stratosferico, ma 500, Panda, Citroën AX erano sempre a disposizione. Solo diversi anni dopo ho comprato una Swift mia”.

Nel frattempo la voglia di correre in prova speciale sale.

D’estate, quando andavamo in vacanza dai nonni in provincia di Cuneo, io e mio fratello Herbert scorrazzavamo di notte per le prove speciali dei rally di zona, quali il 100mila Trabucchi poi il Valle Varaita sulle strade che si snodavano nelle zone di Caraglio e Cervasca. Già allora facevamo equipaggio fisso: io guidavo, lui scriveva le note e me le dettava”.

Si è formato così un sodalizio che è diventato effettivo nel momento in cui i due fratelli Antonucci sono diventati rallisti a tutti gli effetti.

Visto che mio padre non ci permetteva di correre, per un lungo periodo mi sono decisamente allontanato dal mondo delle corse. Andarle a vedere era solo e semplicemente una sofferenza. Meglio non farsi male e cercare di non pensarci”.

Appena superarti i quarant’anni Roberto Antonucci prende parte al suo primo rally ovviamente affiancato dal fratello Herbert. “Non ci fu bisogno di decidere chi guidasse che dettasse le note. Io so di non voler assolutamente navigare e non l’ho mai fatto. Herbert ha sempre detto che il giorno in cui fossimo riusciti a fare la nostra prima gara, si sarebbe seduto al mio fianco perché a lui non interessa guidare”.

I due fratelli nei mesi precedenti avevano acquistato una Lancia Fulvia HF 1.3 e con la loro “verdona” si presentano al via del Memorial Conrero del 22 maggio 2010. “Siamo arrivati al Conrero con la nostra vettura sul carrello, senza alcun meccanico di assistenza, avendo come unico riferimento Fabrizio Vaccani, pilota canavesano che correva affiancato dal padre con una Fulvia come la nostra” ricorda ora con il sorriso sulle labbra Roberto Antonucci.

Ed è proprio nel parco assistenza del Memorial Conrero che i due fratelli milanesi fanno l’incontro che cambierà la loro vita rallistica.

La Fulvia non era a posto di assetto e di freni. La preparazione era casalinga e la macchina aveva bisogno di una decisa messa a punto. In assistenza incontrammo Carlo Valinotti e Silvio Emanuel, in arte Sil-Car, veri guru della preparazione della Fulvia che ci diedero quel paio di consigli e giri di cacciavite che bilanciarono meglio la vettura e bastarono a far viaggiare molto meglio la nostra Fulvia. Non eravamo diventati vincenti, ma questo in fondo questo ci interessava poco, ma viaggiavamo molto più forte, quindi ci divertivamo molto di più”.

Fu quindi quasi scontato che i fratelli Antonucci si rivolgessero alla Sil-Car per la preparazione e l’assistenza della loro Fulvia per le gare successive, iniziando un sodalizio che, con alcune fondamentali differenze, dura tutt’ora.

Il mondo delle storiche ci divertiva molto. Noi correvamo con le vetture che avevamo sognato di guidare da ragazzini e si incontravano personaggi che avevano corso con le stesse automobili che avevano guidato nel passato quando erano delle moderne”.

Ed è così che l’appetito vien mangiando e nel 2010 disputano altre quattro gare, e nel 2011 decidono di schierarsi al via del Campionato Italiano Auto Storiche disputando otto gare, conquistando il successo di classe al Sanremo Storico, al Valli Cuneesi, gara per loro di casa, e all’Elba.

Fu un’annata splendida. Correvamo sulle prove speciali del mito, lunghissime come quelle del Sanremo Storico, o del Mugello Storico, gara che purtroppo non è stata più organizzata. Peccato, era bellissima. Ci siamo divertiti come bambini. Al Campagnolo a Isola Vicentina abbiamo dato una nasata sulla prima prova, ma siamo arrivati comunque alla fine”.

E non bastano le gare italiane, e nel 2012, pur in una una stagione a mezzo servizio li vede al via del Città di Torino Storico e di due gare in Francia: il Saint Laurent-Cote d’Azur e il Jean Behra, che si svolgono in Costa Azzurra, sfruttando in parte le prove del Monte-Carlo, fra le quali il passaggio sul Turini.

E anche se i due fratelli corrono solo per divertirsi c’è sempre voglia di qualcosa in più. E dopo la Fulvia arriva una Triumph Dolomite, berlina inglese a trazione posteriore con motore sedici valvole divertentissima e velocissima, con la quale disputano quattro gare, prima di farsi attrarre dalla sirena delle gare su terra. Lasciando così in garage la berlina inglese per acquistare una Opel Astra OPC e iniziare a confrontarsi anche nei rally moderni, esordendo a metà 2013 alla Ronde Gomitolo di Lana e poi in pista alla Ronde by Vedovati di Monza.

Abbiamo sempre preferito avere vetture di proprietà, che ci consentono di correre con serenità senza troppi patemi di franchigia e costo del noleggio”. Nel 2014 i due portacolori del Winners Rally Team disputano cinque su Terra del RaceDay oltre il Rally RomaCapitale. Ripetendo l’esperienza terraiola anche l’anno successivo.

La storia è sempre la stessa. L’Opel Astra è una vettura fantastica da portare sulla terra. Un vero carrarmato indistruttibile. Ma dopo un po’ si comincia a guardareal le vetture turbo quattro ruote motrici e invaghirti di una di esse”. Ed è così che al Nido dell’Aquila del 2015 arriva la tanto agognata Mitsubishi Lancer EVO VI, che sarà la loro arma per il resto dell’annata e per tutto il 2016.

C’è sempre la ricerca di nuove sfide” e nel 2017 i portacolori di Winners Rally Team tornano a correre su asfalto partecipando al Trofeo Suzuki nell’ambito del campionato italiano assoluto. “Ci dovevamo confrontare con ragazzini di vent’anni scatenati che andavano come delle schegge, ma quesro era divertente e obbligava a spremerci al massimo per cercare di stare loro in scia” racconta Roberto Antonucci oggi, che a fine anno disputa il Rally di Monza con una Peugeot 207 S2000 e torna ancora una volta sulla terra con la Mitsubishi al Prealpi Master Show. Il 2018 è un’annata transitoria, resa meno ricca dagli impegni di lavoro, al punto che i due fratelli milanesi si schierano al via solamente di tre rally in pista.

Lo scorso anno per i mei cinquant’anni mi sono regalato la partecipazione al Rallye Monte-Carlo, scegliendo di partecipare con una piccola Renault Twingo R1. La nostra filosofia di correre con vetture di proprietà è stata portata avanti anche in questo caso. Abbiamo sondato alcuni noleggiatori e correre il Monte con una macchina in affitto costava quanto comprarla. Non ne valeva la pena”.

Purtroppo quella gara, come ricorda con un pizzico di disappunto Roberto Antonucci oggi, fu di gusto agrodolce. Già allo Shake Down si ruppe la coppia conica. Dopo aver saltato le prime due prove, Roberto ed Herbert Antonucci hanno vissuto al cerimonia di partenza in pedana a Monte-Carlo, ma nel corso della tappa di sabato si rompe il supporto motore.

Purtroppo la regola del Monte era che all’ultima tappa potevano accedere solo i migliori sessanta classificati. Lo scorso anno il Monte-Carlo si corse praticamente su fango e i ritirati furono pochissimi. Con la nostra macchina piccolina e l’handicap del SuperRally era quasi impossibile rimontare la classifica e non ci siamo qualificati per l’ultima notte. Peccato, perché ci sarebbe piaciuto rifare il Turini che avevamo già affrontato con la Fulvia. Nel mondiale ha tutto un altro sapore”.

La delusione del Monte-Carlo è stata mitigata dalla soddisfazione di fare e arrivare, sempre con la Twingo R1, il Catalunya mondiale di ottobre, ultima gara cui hanno partecipato Roberto ed Herbert Antonucci.

Tutte le mie 59 gare le ho disputate con mio fratello a fianco. Lui ha fatto qualche gara in più navigando qualche amico, come Carlo Valinotti ed Enzo Battiato, o un giovane promettente come Luca Mantovani. Iniziando a correre a quarant’anni non coltivi sogni di professionismo o di conquistare chissà quali titoli. Ma pensi solo a fare le gare nelle quali pensi di divertirti maggiormente. A questo proposito è emblematica la partecipazione allo S.M. Ok Autorally in Finlandia che è stata una specie di gita sociale del Winners Rally Team. Al via ci siamo schierati io e Herbert, Carlo Valinotti navigato da Marco Pollicino Giuseppe Barbati con a fianco Davide Gulfi. Tutti con delle BMW 325i a trazione posteriore. È stata un’esperienza fantastica che ti fa capire perché i finlandesi vanno così forte sulla terra. Loro corrono sempre e comunque, con qualsiasi vettura e non hanno la necessità di avere una top car per mettersi in evidenza. Corrono magari con una vettura più data che costa meno, così possono fare più gare. E poi corrono sempre su terra. In quella gara abbiamo fatto pochissimi trasferimenti su asfalto e poi tutto il testo su sterrato. È stato bellissimo, divertentissimo e istruttivo. E che al via della gara ci fosse anche un certo Rovanperä la dice tutta.”

Sito internet:  www.winnersrallyteam.com