Rallisti in prova speciale: “Good Job” Giandomenico Basso

Con queste parole l’ingegnere della Peugeot, che guida il team avversario, saluta la fantastica prestazione nella Ronde del Sanremo 2008 del pilota veneto con la Punto Abarth, che in questa intervista si racconta dagli esordi in kart fino ai titoli italiani ed europei. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano  (www.fotomagnano.com)

CAVASO DEL TOMBA (TV), 4 giugno – Ci siamo persi un campione del mondo della Formula 1?

Può darsi. Non lo sapremo mai.

Quello che è certo è che abbiamo acquisito un campione rally di grande spessore capace di conquistare un Trofeo Cinquecento nel 1998 (e allora i piccoli scorpioncini si scannavano alla grande), un Intercontinental Rally Challenge, che si disputava sulle strade dei più blasonati rally europei ed extra europei (2006) due titoli europei (2006 e 2009) e tre titoli italiani assoluti (2007, 2016, 2019) di cui è campione in carica e due Tour European Rally (2017 e 2018).

Insomma, un palmares da fare paura.

Lui è Giandomenico Basso, quarantasettenne veneto di Montebelluna, che risiede a Cavaso del Tomba, proprio dove c’è lo stop della prova speciale del Monte Tomba, una classica di 12,08 km sui quali spesso si decidono i destini del Rally della Marca,

Quando ero bambino non ero appassionato di rally” afferma oggi il pluricampione italiano Giandomenico Basso. “Mio padre Pietro era appassionato degli sport motoristici in genere e andava a vedere le gare del mondiale come il Sanremo e Montecarlo e i Gran Premi di Formula 1. Ma io ero troppo piccolo per accompagnarlo. Andava con i suoi amici del Motoring Club Sernaglia di Gabriele Favero, mentre io rimanevo a casa. Però il lunedì, quando la pizzeria di famiglia era chiusa, veniva ad aspettarmi all’uscita della scuola e via di corsa alla ‘Pista Azzurra’ il kartodromo di Jesolo”.

Giandomenico Basso dimostra carattere e volontà fin da quelle prime tornate in kart. “Ho gareggiato per diversi anni, e il mio unico scopo era vincere. In tutti gli sport che ho praticato, dal tennis alla corsa a piedi, se non vincevo erano pugnalate nello stomaco”.

Se il piccolo Giandomenico sfoga con soddisfazione la sua voglia di motori e agonismo sui kart, è più difficile l’avvicinamento alle automobili.

Molti padri, quando i ragazzini hanno dieci, dodici anni li mettono al volante con loro a fianco e fanno provare il primo brivido della guida. Mio padre invece assolutamente no. Le mie prime esperienze di guida sono state accanto a mio nonno che la domenica mi consentiva di guidare la 500 mentre andavamo a messa. Ma non potevo accelerare, se non la prima sgasata di partenza per non consumare benzina e cercando di frenare meno possibile in curva per non perdere l’abbrivio”, insomma i fondamenti del rallismo in cui bisogna frenare poco e sfruttare al meglio le traiettorie, anche se è consigliabile accelerare a fondo quando è possibile.

La passione motoristica di Basso si scontra con la possibilità di proseguire la sua carriera kartistica per la carenza di impianti in Veneto, con il kartodromo di Jesolo che dista un’ottantina di chilometri e Adria ancor più distante. Ma la regione non ha certo mancanza di rally e di appassionati e Giandomenico Basso si trova naturalmente coinvolto nel diventare spettatore dei rally, uno dei quali gli passa proprio sulla porta di casa.

E così nel 1994 esordisce al volante al Rally di Montebelluna, una gara che si è persa negli anni, al volante di una Opel Corsa affiancato da Giorgio Tonello. “Riuscii a essere subito veloce andando in testa alla classe, ma alla quarta prova uscii di strada e fui costretto al ritiro”.

Un inizio che non demoralizza certo il carattere volitivo di Giandomenico Basso, che inizia a frequentare il Trofeo Cinquecento, allora trampolino di lancio dei giovani di belle speranze, fra i quali Gigi Galli, un pilota arrivato a disputare il mondiale rally, Sergio Pianezzola, Matteo Luise, Luca Pedersoli, sugli scudi ancora oggi. Giandomenico Basso, dopo sporadiche apparizioni negli anni precedenti, è l’assoluto dominatore della stagione vincendo cinque delle sette gare e diventando il campione della serie dello Scorpione con una gara di anticipo affiancato dal suo navigatore di allora Flavio Guglielmini.

Sono arrivato ai rally grazie all’aiuto della mia famiglia al completo, da mio padre Pietro a mia madre Giustina, senza dimenticare mia sorella Barbara e le piccole aziende che gravitavano attorno a Cavaso del Tomba con molti titolari appassionati di rally”.

Quello è stato il primo titolo conquistato da Giandomenico Basso, che negli anni a seguire diventerà uno dei piloti più titolati nel panorama rallistico italiano, soprattutto capace di conquistare titoli anche fuori dell’Italia.

Sono passati 25 anni dalla mia prima vittoria di classe al Rally del Sagittario del 1995, ma la mia voglia di vincere è rimasta quella del bambino che correva in kart, o disputava le gare a piedi di fondo ai Giochi della Gioventù” afferma convinto Basso, che da quella voglia di vincere ricava le energie e lo spirito per continuare a confrontarsi sulle prove speciali d’Italia e di Europa appena ne ha l’opportunità.

È difficile dire il navigatore al quale sono più legato” medita il pilota veneto, che nonostante le oltre duecento gare in carriera è stato affiancato da un numero relativamente esiguo di navigatori, segno di fedeltà alla squadra. “Ricordo con affetto Flavio Guglielmini, con il quale ho vinto il mio primo trofeo, ma il navigatore con cui ho allacciato un rapporto più stretto di amicizia è sicuramente Mitia Dotta, con cui ho vinto l’IRC del 2006, due titoli europei e il mio primo titolo italiano. È stato un periodo bellissimo quello con Mitia, perché eravamo l’equipaggio ufficiale Abarth e avevamo raggiunto quella magica situazione in cui la passione diventa lavoro e le due cose non hanno più confine. Con Mitia, anche se sono sei anni che non corriamo più insieme e lui dal 2014 è presente solo più al Monza Rally Show, ci sentiamo ancora con regolarità. Dal 2013 corro con Lorenzo Granai e, visti i risultati raggiunti, posso affermare che il nostro sodalizio funziona alla perfezione”.

Il periodo Abarth è anche quello che lo ha fatto affezionare alla vettura che ricorda maggior piacere. “Essere un professionista a tutto tondo ti mette in una condizione di benessere invidiabile. In quegli anni ho lavorato moltissimo allo sviluppo della Punto S2000 ed era molto gratificante. Sono stato in squadra con molti altri piloti ed è stato interessante confrontarmi con loro e non ho mai posto il veto sul nome di chi mi veniva affiancato. Ritengo che vincere bloccando la possibilità del tuo principale avversario di avere il materiale vincente sia poco sportivo. Chi va più forte ha il diritto di vincere e basta. Purtroppo non tutti la pensano così e il veto al mio nome come pilota in squadra è stato messo più volte”.

Per un pilota così titolato la felicità della vittoria è un dolce gustato molte volte, ma la gioia agonistica più grande Giandomenico Basso la visse sul podio del Rallye Sanremo del 2007 quando chiuse secondo, ma quella gara gli regalò il titolo italiano. “Ogni successo ha un sapore diverso e uno sportivo archivia rapidamente la vittoria appena conquistata. Ma quel podio significò il primo titolo italiano una cosa che emoziona in modo particolare”.

La carriera di un pilota e di uno sportivo in genere, è fatta di momenti esaltanti, ma anche di grandi delusioni. “Sicuramente una delle delusioni più cocenti fu a Madeira quando eravamo in testa alla gara e nell’ultima prova speciale a 8 chilometri dalla fine si ruppe un sensore facendo spegnere la Punto. Una vera disdetta”. Un’altra delusione legata alla carriera di Basso è legata al ritiro del Rallye Sanremo del 2014. “Sulla prova di Mendatica, in un tornante in discesa a 30 km/h orari sono uscito di traiettoria toccando un muretto. Nell’incidente la pinza del freno si infilò nel cerchio costringendoci al ritiro. Ho rivisto le immagini di quell’uscita mille volte e ancora oggi non so spiegarmi dove sia stato l’errore”.

Errori, ma anche momenti esaltanti in cui l’adrenalina va a mille e pilota-navigatore e macchina si fondono in una cosa sola.

Capita quella prova speciale in cui la magia del rally ti bacia in fronte. È successo sulla Torrenieri-Castiglion del Bosco al Tuscan del novembre scorso, ma la prova speciale che ricordo con maggior emozione è stata la Ronde del Rallye Sanremo del 2008 con la Punto Abarth e Mitia Dotta al mio fianco, la prima delle tre vittorie a Sanremo. Ricordo a memoria ogni momento di quella magica notte. La prova misurava 59,99 km ed io chiusi con il tempo di 40’57”3 staccando il più veloce dei miei avversari, Luca Rossetti su Peugeot, di 28”6. Tornati al parco assistenza di Sanremo venne alla nostra tenda l’ingegnere della Peugeot che mi strinse la mano e disse ‘Good Job’. Un complimento che valeva la gara”.

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