Biella Motor Team con la Panda alla scoperta del deserto
Una settimana nel deserto marocchino, contro il cronometro e contro sé stessi. Unico requisito: correre con una Fiat Panda 4X4 1ª serie (quella costruita fino al 2002) o una Seat Marbella, ovvero la stessa utilitaria costruita in Spagna. È questo, in estrema sintesi, il Panda Raid, appuntamento annuale arrivato alla quindicesima edizione che ogni anno richiama centinaia di equipaggi. Quest’anno erano più di trecento ma in passato si è toccata quota quattrocento.
Al via anche, con i colori della scuderia Biella Motor Team e con il patrocinio della Città di Biella, anche l’equipaggio n° 52 formato da Maurizio Mancasola (già presente nel 2019) e Maurizio Ribaldone. “Quest’anno è stata dura. Di solito il Panda Raid si disputa a marzo, stavolta si è corso all’inizio di maggio quando fa molto più caldo: per tre giorni, a sud dell’oasi di Merzouga, il termometro segnava 45°” spiega Mancasola.
Dopo la traversato notturna in nave da Almeria, la manifestazione è ufficialmente partita sabato 29 aprile dal porto di Nador, per concludersi venerdì 5 maggio a Marrakech dopo una settimana passata attraversando pietraie, sabbia, dune e oued nel deserto marocchino senza tecnologia dato che erano ammessi solo bussola e road book. Ogni giorno erano previsti una trentina di chilometri da affrontare con la formula della regolarità a media ma non è stata una passeggiata dato che gli equipaggi hanno dovuto fare i conti “con un percorso duro e tempi stretti”.
Le speranze di fare bene hanno subito un duro colpo già nella prima tappa che si concludeva a Merija: “come altri equipaggi abbiamo saltato, per le nuvole di polvere che si erano formate, un bivio e di conseguenza il controllo orario. La penalità ci ha fatto sprofondare attorno alla 250esima posizione generale e quindi, dal secondo giorno, il nostro obiettivo è stato quello di rientrare tra i primi cento”.
Alla fine, si può dire che l’obiettivo è stato – di fatto – centrato perché Maurizio & Maurizio hanno chiuso al centoduesimo posto lasciandosi parecchi equipaggi alle spalle, con l’orgoglio di aver segnato la seconda prestazione assoluta nella tappa finale che ha portato i concorrenti a Marrakech.
“Abbiamo dovuto fare i conti con quattro forature, gli ammortizzatori posteriori fuori uso e diversi insabbiamenti oltre che con la fatica ma la tenacia e la solidarietà che si è creata con gli altri equipaggi ci hanno permesso di arrivare alla fine. Adesso, ringraziando tutti coloro che a vario titolo ci hanno accompagnato in questa avventura, è già ora di pensare al 2024” conclude Maurizio Mancasola.