Rallisti ai tempi del Coronavirus. Claudio Vallino: “Non potevo sfuggire al mondo dei rally”

Il pilota savonese, pinerolese di adozione racconta come è nata la sua passione per le corse che lo ha portato al via di 300 gare, collezionando sei vittorie assolute, 101 vittorie di classe, 17 trofei monomarca e mille avventure, l’ultima delle quali è il successo nel gennaio scorso del titolo tricolore di Velocità su Ghiaccio Due Ruote Motrici. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano  (www.fotomagnano.com)

ANGROGNA (TO), 20 aprile – Il sangue non mente. La passione dei padri si trasmette ai figli, è quasi scontato. Specie se i padri fanno di tutto perché i figli ne vengano contagiati. Non sfugge a questa regola Claudio Vallino, che ha ereditato dal padre Fausto la passione per le auto e la velocità e ora la sta trasmettendo al figlio Jean Claude (come JC Andruet).

Mio padre cambiava le auto come le persone normali si cambiano la camicia. È riuscito a cambiare diciotto vetture in un solo anno e credo sia un record difficilmente battibile”.

Una di queste auto era un’Alfa Romeo Giulia GT di colore giallo, un vero mito negli anni Sessanta, che Fausto guidava molto velocemente specie quando era istigato dal figlio Claudio, che su sedile di fianco ripeteva spasmodicamente “celera, celera” dal chiaro significato incitatorio.

Non solo, ma se aggiungiamo al padre con il germe della velocità nel sangue, un fidanzato della cugina appassionato di rally che si portava il giovane Claudio a vedere il passaggio delle auto da corsa sulle prove dei rally che passavano ad Altare e dintorni, è scontato che al destino non si possa sfuggire.

La prova speciale era una classica dell’epoca, la Roviasca-Altare. Partiva dalla borgata alle porte di Savona, quasi in riva al mare e si inerpicava sino ai 400 metri dell’entroterra terminando ad Altare, dove abitavo. Era sterrata ed era uno spettacolo sia che fosse teatro dei Monti Savonesi, sia del Rally di Sanremo che la sfruttava nei suoi trasferimenti verso la Toscana. Era una prova sterrata e quella strada lo è tutt’ora. Peccato che non venga più sfruttata per le gare” sottolinea ora il rallista di Altare, che oggi vive ad Angrogna, sulle montagne del pinerolese.

Dopo il fatidico anno di patente, come prescriveva il regolamento dell’epoca, anche per Claudio Vallino arriva il fatidico momento di presentarsi in prova speciale. Accade al Rally di Vesime dell’agosto 1980 e lo fa coinvolgendo Bruno Pioppo, che della cugina è diventato il marito, e per la gara usa l’A112 Élite, manco Abarth, che adopera quotidianamente per il suo lavoro di dipendente SIP (la società dei telefoni prima che diventasse Telecom).

Come facevano molti, quasi tutti direi, usavamo in gara la vettura di proprietà. Non c’erano i noleggiatori, e solo pochi ricchi potevano permettersi vetture da usare esclusivamente in gara” sottolinea Claudio Vallino oggi, che rimarca:

Sulla macchina ci mettevo le mani anch’io per i lavori che sapevo fare. Come montare il roll-bar, giocare un po’ sull’assetto e soprattutto verniciarla di colori in impossibili, mentre un meccanico della zona fa quei piccoli lavoretti che permettono alla A112 Élite, una versione allora particolarmente amata dalle donne, di passare dai 45 cavalli canonici ai sessanta più o meno in assetto gara”.

L’esordio di Claudio Vallino nei rally è positivo perché nella gara riesce a concludere secondo in una classe parecchio affollata dietro a un pilota blasonato che farà strada nel mondo dei rally, allora al volante di una macchina che è al top della preparazione nella categoria: Luigi Balbo, su Fiat 127 preparata Piero Lavazza. Un vero bolide da corsa.

La stoffa c’è. E infatti la vittoria di categoria non tarda ad arrivare al successivo Golfo dei Poeti, in provincia di La Spezia, quando ottiene la prima delle sue 101 vittorie di Classe affiancato da Giorgio Bazzano.

Nonostante ciò Claudio Vallino non si concede voli pindarici.

Sapevo benissimo che non sarei mai diventato un pilota del mondiale rally, che seguivo attentamente attraverso le pagine di Autosprint, perché faticavo a disputare i rally fra Piemonte e Liguria arrivando appena a mettere insieme i soldi necessari per benzina e trasferta”.

Ma non demorde. Per tutti gli anni Ottanta continua a correre nelle due regioni prendendosi qualche bella soddisfazione, come un bel secondo posto al Rally Valli del Bormida del 1984 sempre con Giorgio Bazzano al volante di una Porsche. “Avevamo disputato la gara savonese nel 1983 con una Opel Ascona e avevamo chiuso quarti. Aveva vinto Stefano Rosina su Porsche 911 e con Giorgio decidemmo che l’anno successivo avremmo corso anche con una Porsche. Per un anno intero risparmiammo anche sull’aria da respirare e prima della gara ci rivolgemmo a Peppino Zonca di Tam-Auto per affittare una vettura. Ci diede una buona vettura, ma non era certo all’altezza di quella del futuro vincitore Rodolfo Maimoli che si presentò con la Porsche 911 che era di Giovanni Vezza, un’auto spettacolare. Con il senno di poi è facile capire che il buon Peppino non si fidò ad affidare la sua vettura migliore a due sconosciuti. Comunque disputammo una grande gara e chiudemmo secondi, e lo stesso Peppino Zonca venne a farci i complimenti”.

Sono anni in cui il rallismo è avventuroso e guascone.

Mancai la mia prima vittoria assoluta al Rally Valli Imperiesi del 1985 alla guida di una Talbot Sunbeam Lotus, per essermi letteralmente ‘perso’ il navigatore. Alla partenza di una prova speciale si sganciò il sedile di Giorgio Bazzano che finì nel baule della vettura. Subito non capii perché non mi arrivassero le note. Poi lo sentii che mi gridava di andare piano mentre lui era a gambe all’aria dietro sballottato a destra e sinistra a d ogni curva. Ovviamente la sfiga quando si impegna fa le cose per bene e l’inconveniente capitò nella prova più lunga e di notte. Perdemmo un’eternità e chiudemmo secondi. Adesso mi sembra un’avventura divertente, allora non fummo contenti”.

Claudio Vallino trova nel frattempo la sua collocazione nei trofei monomarca dove colleziona 15 vittorie nel Trofeo Peugeot, iniziando dalla vittoria nel Trofeo del Leone di zona del 1989, l’ultimo nel 2008 con la Peugeot 206 RC, cui vanno aggiunti due vittorie nel Trofeo Rover.

Una decina di anni fa Peugeot Competizioni Italia ni diede una targa ricordo come pilota più vincente nei loro trofei e con ben 22 anni di partecipazioni”.

Sempre a fare i conti con il budget, Claudio Vallino ha disputato circa 300 gare, fra rally e altre specialità, fra le quali una partecipazione al Giro d’Italia 2011 con una Seat Leon Proto, ottenendo sei vittorie assolute, sei secondi posti, sei terzi posti. “Essendo un appassionato di numerologia, è giusto che anche le mie statistiche di gara rispettino certe regole formali” ironizza Claudio Vallino.

Che ha ottenuto tre delle sue sei vittorie al Rally di Bagnolo: 2006 su Renault Clio Williams con Aldo Pressiani, 2007 ancora con la Williams con Aldo “Valter” Gallo e 2009 con Tiziana Desole su Clio R3; il 2009 è l’annata nella quale conquistò altre due vittorie assolute sempre con la Clio R3 e la Desole al Rally Colli Morenici Mantovani e con Corrado Courthoud allo Sprint dell’Evançon. L’ultima vittoria è arrivata al Rally Storico della Riviera Ligure del 2012 su Porsche 911 affiancato da Dario Araldo, savonese pure lui, con il quale ha condiviso il maggior numero di partecipazioni alle gare: ben cinquanta. E per finire arriva la conquista del titolo di Campione Italiano Velocità su Ghiaccio nel gennaio scorso.

Una vita rallistica piena di aneddoti e avventure che sarebbe bene raccontare in un libro. E dopo quarant’anni di gare, forse il savonese di Angrogna ci sta pensando.

Sito internet:  www.scuolarally.it