Rallisti ai tempi del Coronavirus. Fabrizio Bianchi: “Fondamentalmente sono un preparatore, ma quando si accende il semaforo verde, penso solo ad accelerare al massimo”

Il trentaseienne pilota-preparatore di Trofarello, con officina a Moncalieri, vanta un primato ineguagliabile: aver vinto il primo rally che ha disputato. In questa intervista racconta la sua storia e la sua passione per le auto da corsa. Soprattutto in officina. Testi di Tommaso M. Valinotti, immagini di Elio Magnano  (www.fotomagnano.com)

MONCALIERI (TO), 23 aprile – Ha compiuto diciotto anni, momento in cui poteva iscriversi a una scuolaguida per prendere la patente, il giorno esatto in cui le Torri Gemelle di New York furono abbattute. Fabrizio Bianchi è nato l’11 settembre 1983 e, cresciuto a pane e officina, non poteva che diventare un preparatore, ereditando il mestiere dal padre, o un pilota. Per non lasciare nessuno nel dubbio Fabrizio Bianchi passa dal cacciavite al volante di guida con naturalezza ottenendo successi in entrambi i campi.

Mio padre Daniele non ha mai corso in macchina ma ha un passato da centauro. Mia madre Nadia è l’amministrativa di famiglia e anche lei ha passato la sua vita in officina, seppur in ufficio a gestire fatture e burocrazia”.

Con una situazione familiare simile, era naturale che Fabrizio finisse coinvolto nel mondo dei motori, anche se nessuno dei genitori ha fatto pressione perché entrasse nell’officina di famiglia e seguisse le orme dei genitori sui campi di gara.

Da piccolo ho praticato molti sport, in particolare tennis, sci e mountain bike, ma quando a otto anni mi hanno fatto sedere dentro un kart, ho capito che la mia passione era quella; anche se la mountain bike mi piace ancora adesso e appena posso inforco la bici e parto per i sentieri di montagna”.

Con simili premesse era prevedibile che appena si fosse posato il polverone delle Torri Gemelle, Fabrizio Bianchi avrebbe infilato il casco in testa e si sarebbe lanciato in prova speciale. Invece non fu così perché “dedicavo tutto il mio tempo al di fuori del lavoro alle gare in kart, anche se non ho mai potuto seguire un programma preciso per limiti di tempo. Ma mi sono divertito ed ho pure vinto una decina di corse a livello regionale. Nelle ultime stagioni ho avuto a disposizione un kart 125 che andava veramente forte e ho corso su piste bellissime, come quella di Castelletto di Branduzzo” ricorda ora il pilota-preparatore di Trofarello.

Le vetture, quelle vere, però non sono una cosa estranea al ragazzino che con la complicità del nonno materno Antonio, a 14 anni si mette al volante della sua prima vettura, una Volkswagen Polo 1000 di proprietà dell’altro nonno, Giuseppe. “Ho sempre ereditato le auto dei miei nonni. Quando si è ragazzini si ha l’abitudine di strafare e qualche danno lo si combina” afferma comprensivo oggi.

Le auto però mi interessavano moltissimo, e appena potevo scappavo nell’officina di mio padre a Moncalieri. Ero sempre lì tutti i sabati e seguivo le trasferte delle gare, a volte anche trascurando la scuola”.

Nonostante qualche assenza Fabrizio non ha problemi a diplomarsi come perito meccanico presso l’istituto tecnico Pininfarina di Moncalieri. “Mio padre avrebbe preferito che proseguissi gli studi, iscrivendomi a ingegneria. Mia madre mi ha lasciato più libero. Però le mie scelte non sono mai state spinte o ostacolate ed entrare nell’azienda di famiglia è stata una mia libera scelta”.

Un percorso di crescita fatto di osservazione quotidiana del lavoro del padre e dei suoi collaboratori, prendendo ogni giorno spunto da quello che vede in officina e sui campi di gara.

Un giorno mio padre mi disse: ‘Perché non fai il Rally della Collina? C’è una Mitsubishi Lancer libera e in parco assistenza ce la possiamo cavare da soli’. Chiamai il mio amico Riccardo Imerito e ci accordammo per partecipare alla gara di Chieri”.

Ma non era destino. L’alluvione che afflisse la città della seta, rimandò la gara di qualche settimana e così Daniele Bianchi indirizzò il proprio figlio al Rally della Val Sangone, in programma a Giaveno (TO) nel primo fine settimana di dicembre del 2011.

Riccardo Imerito era impegnato e non poteva navigarmi, perciò contattai Katia Sesia che fu felice di navigare un esordiente come me. Mi presentai al via della gara poco fiducioso. Abituato al mondo dei kart, pensavo che un debuttante non potesse mettersi in mostra subito alla prima gara. Disputai la prima prova tenendo il mio ritmo e chiusi terzo assoluto dietro la Toyota Corolla di Roby Novara e la Clio S1600 di Claudio Marenco. Avevo un ritardo di soli 4” da Novara e ciò mi diede fiducia e nel ripassaggio sulla prova speciale il Colle Braida, aumentai il ritmo, vinsi la prova e passai in testa. Il giorno successivo chiusi secondo il primo passaggio sulla Mollar dei Franchi, rimanendo ancora al comando della gara, e nell’ultima prova Novara si ritirò io vinsi la prova e la gara con 17”1 sulla Clio S1600 di Claudio Marenco e 23”9 sulla Clio Williams di Simone Miele”.

Due settimane dopo arriva anche la gara con Riccardo Imerito e i due giovani rallisti portano la Mitsubishi Lancer al sesto posto assoluto e primi di Classe N4 al recuperato Rally delle Colline.

Nel 2012 Fabrizio Bianchi disputa due gare con Riccardo Imerito fermandosi in entrambi i casi prima del traguardo, poi a fine anno ritrova Katia Sesia in occasione della Ronde del Canavese e con un gran colpo di reni sull’ultimo passaggio sulla speciale di Pratiglione portano la Mitsubishi Lancer R4 sul gradino più alto del podio, ottenendo la seconda vittoria, in due gare disputate insieme.

La carriera di pilota di Fabrizio Bianchi prosegue pur subordinata alla sua attività di preparatore che lo costringe a gareggiare solo quando il lavoro glielo permette. Comunque in nove anni di attività agonistica disputa 25 rally, ottenendo cinque vittorie, altri tre podi assoluti e dieci successi di classe. Gareggiando con una Clio R3 (“nel 2013 e 2014 abbiamo acquistato una Clio per permettermi di disputare il Trofeo Renault, ma riuscii a effettuare solo sei gare, vincendo la classe quattro volte”), Peugeot 208 R2, Fiesta R5 e Škoda Fabia R5, vincendo il Rally del Piemonte due volte (2015 con Enrico Ghietti su Mitsubishi Lancer, e 2019 su Škoda Fabia con Alessandro Mattioda).

Come disse Ferrari la vittoria più bella è sempre la prossima, ma ricordo con particolare soddisfazione il primo successo al Rally del Piemonte del 2015. Venivo dal ritiro del Rally del Tartufo dove mi ero fermato per un problema fisico che mi aveva fatto uscire leggermente di strada mentre viaggiavo alla spalle di Luca Cantamessa. Tornare in gara cinque mesi dopo con lo stesso navigatore (Enrico Ghietti) e la stessa Mitsubishi è stata una bella soddisfazione. Riscoprire di essere nuovamente competitivo e vincere significava, innanzitutto, che il problema fisico era superato”.

Nella sua carriera da pilota Fabrizio Bianchi si è tolto parecchie altre soddisfazioni. Come ad esempio al Rally Città dei Mille a Selvino (BG) concluso al quinto posto assoluto e vincitore della Classe N4 con la Mitsubishi Lancer affiancato da Elisa Spinetta dietro tre WRC e la Peugeot S2000 di Robert Kubica, che riuscì a superare il pilota piemontese solo sull’ultima speciale. O ancora il positivo esordio sulla Fiesta R5 affiancato da Fabio Grimaldi, andando subito a podio alla Ronde del Canavese del 2017 dietro la muscolosa Fiesta WRC di Alessandro Gino terminando ad appena 9/10 dalla Fabia di Denis Colombini.

Soddisfazioni anche Oltralpe come ad esempio al Rallye de l’Escarène del 2013 con la Clio R3 e Katia Sesia concluso al primo posto di classe davanti a tutti gli equipaggi transalpini, o il bel secondo posto assoluto nello stesso rally con la Fiesta R5 del 2018 con Fabio Grimaldi alle spalle dell’idolo locale Bruno Riberi.

Fondamentalmente sono un preparatore. Corro soprattutto per conoscere più approfonditamente la vettura e capire le sue reazioni in prova speciale. Per questo motivo ho disputato, con poca fortuna il Tuscan Rewind su terra dell’inverno scorso. Sono un preparatore; ma quando si accende un semaforo verde divento un pilota a tutti gli effetti che pensa solo a viaggiare più forte possibile e vincere”.

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