Valli Cuneesi 2011. Assolto Piero Capello. Condannati apripista e commissario di percorso

Gioia e amarezza per l’organizzatore carmagnolese. Il giudice ha comunque riconosciuto il concorso di colpa fra imputati e soggetti offesi

di Marco Mincotti

Piero Capello organizzatore rally (Custom)CUNEO – Può una sentenza di piena assoluzione lasciare l’amaro in bocca all’imputato? Qualche volta si, almeno quando la persona finita alla sbarra è Pierluigi Capello, storico patron della Sport Rally Team di Carmagnola, che in quel maledetto 2011 organizzò, come in passato e come fa tuttora, un’edizione, la 17esima, del Rally delle Valli Cuneesi. La gara fu tragica, lo spettatore Mario Scanavino, 60enne di Bardonecchia, morì dopo essere stato travolto da una delle auto in gara uscita accidentalmente di strada; una fatalità, provocata in parte anche dalla posizione non proprio consona in cui la vittima si trovava in quel momento, cosa sottolineata anche dal giudice, ma inevitabilmente si arrivò al processo con l’accusa di omicidio colposo.

Una contestazione mossa non solo a carico di Capello ma anche di altri membri del suo staff. Lo scorso 8 ottobre il tribunale di Cuneo ha assolto lui, il direttore di gara Giuseppe Rustichelli, l’ispettore di sicurezza Fabrizio Giuggia e i componenti dell’equipaggio di una delle vetture apripista, Antonio Multari e Massimo Sasso. Ai loro equivalenti Marco Bianchi e Salvatore Giordano, al volante della «Zero», l’ultima a percorrere il tracciato prima dei concorrenti, sono stati invece inflitti sei mesi con la sospensione condizionale. Ed è qui che sta il cruccio di Capello, perché alla gioia per la mia e le altre assoluzioni si è sovrapposto come un macigno il dispiacere per questa condanna – ha spiegato – arrivata su persone che quel giorno viaggiavano in sirena e in velocità, con il compito di assicurarsi che la strada fosse sgombra per l’imminente passaggio dei piloti, nonché di allertare il pubblico sul fatto che da li a poco sarebbero appunto transitati i concorrenti. Non potevano certamente accorgersi di qualcuno che si trovava in un punto che, oltretutto, non era nemmeno interdetto. La zona in cui stazionava Scanavino infatti veniva considerata, allora come oggi, totalmente «neutra» da noi dell’organizzazione, nel senso che non viene ritenuta pericolosa, ma la tempo stesso non è consigliata a chi desidera assistere allo spettacolo dei bolidi in azione, in quanto inadeguata ad una buona visione. Non a caso l’auto che poi lo travolse uscì circa duecento metri prima di quel punto, carambolò in maniera del tutto inaspettata e solo per un beffardo gioco del fato arrivò sul malcapitato spettatore. Un incidente dettato da condizioni inattese insomma, non certo una colpa di chi conduceva l’apripista Zero”.

Ma la corte si è dimostrata di parere contrario, optando per una pena analoga anche nei confronti di Alberto Isoardi, commissario di percorso. Va però sottolineato che il tribunale cuneese ha sì riconosciuto la responsabilità dei tre imputati, ma in concorso di colpa con i soggetti offesi (Scanavino morì, ed altri due spettatori rimasero feriti, ndr), una situazione che certamente creerà un precedente, riportando l’attenzione sulla sicurezza nei rally, che spesso addita gli organizzatori, quando alle volte basterebbe il buon senso di chi assiste per evitare incidenti. “Senza questa condizione le condanne sarebbero state certamente più pesanti – conclude Capello – comunque, quando arriveranno le motivazioni della sentenza, riaffronteremo la questione in sede federale, sperando di arrivare al giorno in cui tragedie come quella del Valli Cuneesi non saranno più un monito, ma solamente un ricordo, di sicuro triste e pregnante, ma finalmente consegnato ad un passato che ci auguriamo tutti di non veder replicato”.

Insomma, lo scenario creatosi al momento delle arringhe finali ha lasciato il segno, facendo apparire inique le richieste avanzate lo scorso giugno dal PM Marinella Pittaluga, che ipotizzò la pena più pesante proprio per Capello: un anno e dieci mesi. Ma non andò leggera nemmeno con Isoardi, un anno e otto mesi, proseguendo con i 18 mesi per Rustichelli, 14 per Giuggia e dieci per Bianchi e Giordano.