Aghem: il sogno elettrico vede la luce nel tempio del motore

Il driver moncalierese ha presentato al Museo dell’Auto il prototipo di sua creazione «Blizz Primatis», un bolide con il quale intende battere i record di percorrenza con propulsione a batteria. di Marco Mincotti

 Genesi, 1994. Correva la prima metà degli anni Novanta quando, negli stabilimenti Bertone, un gruppo di tecnici coordinati da Eugenio Pagliano diede vita alla prima vettura a propulsione elettrica rigorosamente made in Italy, ovvero la «Zer». Nonostante le tecnologie di allora il prototipo, con qualcosa come 600 chili di batterie a bordo, riuscì a raggiungere velocità di punta e percorrenze che le valsero due primati internazionali.

Ora, ad oltre un ventennio di distanza, il pilota moncalierese Gianmaria Aghem ha deciso di ripercorrere la strada dei record per autovetture di questo tipo, traendo appunto ispirazione dalla Zer ma riprogettando tutta la componentistica del veicolo: dal telaio alla struttura della carrozzeria, dall’aerodinamica alla propulsione, dalle batterie all’elettronica.

2019, la concretizzazione. TORINO – In principio fu solamente un gran voglia di fare, poi arrivò l’esperienza e infine una raffinata e innata capacità di creare cose straordinarie da una semplice passione, quella per i motori, indipendentemente da quale sia l’energia che li muove. Tutto questo, oggi come allora, ha spinto Aghem e lo staff che negli ultimi due anni ha collaborato con lui a progettare e infine creare «Blizz Primatis», il capolavoro aerodinamico e tecnologico che mercoledì sera è stato presentato nei suggestivi spazi del Museo dell’Auto di Torino. Una macchina pensata per raggiungere e possibilmente battere dei record, un bolide che Aghem guiderà personalmente coronando la sua carriera di driver d’eccellenza. Un’avventura straordinaria, forse un azzardo, ma senza ombra di dubbio il gioiello in fibra di carbonio che durante la serata di presentazione ha attirato gli sguardi di tutti i presenti rappresenta la concretizzazione di un sogno, quello nato da uno schizzo su un semplice foglio di carta e poi, con fatica e determinazione, si è trasformato in qualcosa di tangibile. “Lo scopo dell’iniziativa – spiega il pilota di Moncalieri – è quello di dimostrare quanto una vettura elettrica, alimentata da sole batterie, possa andare lontano senza effettuare ricariche. I primi test li faremo sulla pista High Speed di Balocco, dove cercheremo di percorrere in circa 4 ore la distanza di 500 Km. Per quanto riguarda invece gli obiettivi va detto che, una volta raggiunto il primo traguardo, il progetto prevede lo spostamento presso il Technical Center di Nardò, dove intendiamo migliorare il record mondiale dell’ora ed il tempo di percorrenza dei cento chilometri e delle cento miglia”. Non a caso tutte le parti della vettura sono state progettate con l’obiettivo di ridurre al minino i pesi così da permetterle di rientrare nella classe «1», quindi al di sotto dei 500 chilogrammi in ordine di marcia, batterie comprese. La struttura portante è invece composta da un robusto telaio in acciaio, che a sua volta forma la cella di sicurezza per il pilota. E poi la carrozzeria, l’ultima pietra preziosa incastonata nel gioiello che va idealmente a coprire. Manco a dirlo è stata studiata nella galleria del vento per ridurre ai minimi termini la resistenza aerodinamica, ed è composta esclusivamente da fibra di carbonio. “Rappresenta il risultato del compromesso rea solidità e leggerezza”, conclude entusiasta Aghem.

Ultime battute per il team.  Il poliedrico moncalierese, noto per la sua attività nel mondo della Regolarità per auto storiche, ha coinvolto in quest’avventura Eugenio Pagliano, il Politecnico di Torino e una serie di professionisti che vantano importanti esperienze nell’automotive e nel motor sport. Nella squadra anche alcune aziende italiane d’eccellenza. Tutti insieme hanno partecipato a questa titanica costruzione durata 24 mesi, il quale risultato si è finalmente potuto vedere e toccare con mano al «Mauto». E ora i record, non mancano che quelli.