2024: immatricolazioni auto a quota 1.573.000 (-0,2%)
Per esaurimento portafoglio ordini e forte aumento prezzi
Nel 2024 verranno immatricolate in Italia 1.573.000, con un calo dello 0,2% sul 2023. E’ questa la previsione che scaturisce dalle risposte fornite dai concessionari auto interpellati nell’inchiesta congiunturale mensile di novembre del Centro Studi Promotor. La previsione è stata comunicata nella 30a conferenza stampa annuale del Centro Studi Promotor, che si è tenuta questa mattina a Milano. La conferenza è stata aperta da Luca Patanè, Presidente del Gruppo Uvet (a cui il Centro Studi Promotor oggi appartiene) e ha visto la partecipazione di Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor e di Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto, la federazione delle associazioni dei concessionari, a cui Quagliano ha rivolto un sentito ringraziamento per la convinta ed efficace partecipazione alle inchieste congiunturali del Centro Studi Promotor. Il Presidente del Gruppo Uvet, nel tracciare un bilancio dell’anno in corso ha affermato che le previsioni per il 2024 sono di crescita. Ci saranno i primi effetti positivi derivanti dal PNRR, ha proseguito, tuttavia dovrà rimanere alta la capacità di adattarsi ai cambiamenti e di innovare. Luca Patanè ha inoltre ricordato la forte correlazione e convergenza tra mobilità e viaggio d’affari alla base dell’acquisizione di Econometrica nel 2020. Dopo l’intervento del Presidente Patanè, Gian Primo Quagliano ha anticipato la previsione, ormai scontata, sulle immatricolazioni nell’intero 2023, che dovrebbero toccare quota 1.576.000, con un incremento del 19,7% sul 2022, ma con un calo del 17,8% sul 2019, cioè sull’anno che ha preceduto la pandemia. Nel presentare la previsione per il 2024, Quagliano ha precisato che il risultato del 2023 è stato in larga misura sostenuto dalla ripresa a due cifre iniziata nell’agosto 2022 innescata dal graduale smaltimento del consistente portafoglio ordini accumulato per effetto delle difficoltà di consegna di auto nuove dovuto alla carenza di microchip e di altri componenti essenziali per la costruzione delle auto. Questo portafoglio si è esaurito a fine 2023 e non è stato rimpinguato da nuovi ordini, per l’effetto fortemente negativo sulla domanda della forte crescita dei prezzi, che, secondo i dati disponibili, tra il 2019 e il 2022, è stata del 34% per continuare poi anche nel 2023. Per questa ragione è corretto prevedere per il 2024 un volume di immatricolazioni sostanzialmente analogo a quello del 2023 e ciò nonostante il previsto ritorno degli incentivi a partire dal 1 gennaio 2024. Nel suo intervento Adolfo De Stefani Cosentino ha evidenziato le problematiche legate alla scarsa diffusione delle BEV ritenendo che, senza una sostanziale revisione della fiscalità dell’auto, gli attuali prezzi delle vetture non consentiranno la sostituzione di un parco vetusto, inquinante e poco sicuro.